Lettere alla redazione

L'encomio alla scrittrice Dacia Maraini? Non in mio nome

Lettera aperta di Lillino Tarantino

Egregio Direttore,
leggo di un encomio a Dacia Maraini da parte del Comune di Gravina ("Not in my name", si dice in questi casi) e resto molto, molto perplesso. Non tanto per lei: lo ammetto, non condivido affatto le sue idee, ottima sintesi di quel pensiero dominante che qualcuno chiama "luogocomunismo", tollerante solo verso chi non ne contraddice i dogmi. Molto avrei da ridire, ad esempio, su quei suoi versi riportati nel manifesto gigante che annuncia l'evento ma, credetemi, non è questo il punto.

Il punto è che resto perplesso ogni qual volta un'Istituzione si mette a fare la sua politica culturale. Se è buono, giusto e sacrosanto non avere una religione di Stato, lo è anche non avere una cultura di Stato (o del Comune in quanto tale). Mi chiedo perciò: è bene che un'Istituzione promuova la sua (come mi sembra stia avvenendo con questa Amministrazione, con o senza la Maraini) o piuttosto che sostenga le iniziative che la società propone? E in questa seconda ipotesi, con quale criterio scegliere quelle da valorizzare, giacchè le risorse non sono illimitate?

Sono domande che pongo con spirito costruttivo, rivolte in prospettiva futura, de iure condendo, e senza intento polemico.

Attendo cortese cenno di risposta.

Grazie.

F.to: Lillino Tarantino
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