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Eventi e cultura

Un viaggio nella storia e nelle tradizioni del tempo

Natività, tra arti e antichi mestieri.

"In ogni postazione è collocato un mestiere ed è quasi una catena perché ogni mestiere è collegato all'altro fino a giungere alla chiesa di Sant'Andrea". Organizzate ogni anno dall'associazione Amici della Fondazione "E. Pomarici Santomasi", queste visite narranti degli antichi mestieri presso il cavato Sant'Andrea permettono ai visitatori di fare un viaggio nel tempo.

Cavato Sant'Andrea, è incastonato nell'antico quartiere dei Greci, sobborgo che nei secoli è stato inglobato nel tessuto urbano. In origine erano grotte utilizzate dai pastori, soltanto con l'arrivo degli arbëreshë in età rinascimentale questi luoghi si trasformano, diventando così delle case-grotta.
Il viaggio a ritroso nel tempo con Doriana Galella e Giovanni Napoletano (guide turistiche facenti parte dell'associazione Amici della Fondazione Santomasi) parte dal mestiere del fornaio, colui che è addetto all'utilizzo di forni pubblici e privati. Un tempo le donne panificavano in casa e poi il garzone ritirava l'impasto, passando per le abitazioni e inserendo un timbro con le iniziali della famiglia, per poi portare le pagnotte al forno e infornarle con lunghe pale. "L' usanza dei fornai era quella di togliere un pezzo da ogni impasto e conservarlo, solo a volte era voluto come compenso del fornaio"- spiegano le guide.

Si prosegue con il mestiere dello zappatore, che poteva essere il contadino (lavoratore in proprio, o il bracciante), illustrandone la giornata tipo. La sera al rientro dal lavoro dei campi, si tornava a casa, per la cena servita in grandi piatti unici. "Nelle case contadine i giacigli venivano posizionati in un angolo e servivano anche per riscaldarsi. Negli ambienti annessi erano predisposti dei punti per i lavori domestici e a volte per una piccola macina. Inoltre nelle abitazioni sono presenti anche degli ipogei profondi, modellati per ricavare blocchi di calcarinite o il salnitro che serviva per preparare polvere da sparo".

Il mestiere della sarta, invece, era considerato borghese e equiparato a un commerciante. Infatti, coloro che potevano permettersi il lusso di rivolgersi ad una sarta non erano in tanti e appartenevano ai ceti sociali più elevati.
Altro caratteristico personaggio è "Giuann" che invece, era colui che si occupava di forare le parti rotte per gli oggetti in terracotta, per poi ripararle con un filo di ferro, passando poi sopra alla cucitura con un materiale d'argilla.

In questa carrellata di professioni non può mancare "Il casaro" che trasformava il latte, dandogli le varie forme. Fondamentale in questa attività era l'aggiunta del caglio, che faceva fuoriuscire le proteine del latte e favoriva la trasformazione del latte in formaggio. "Il lattaio passava per le case- o con la pecora o con la capra- con gli abitanti che uscivano con un recipiente e, a seconda della moneta, cambiava la dimensione del misurino con cui versarlo". La differenza rispetto ad oggi è che il latte non era pastorizzato e bisognava farlo bollire più tempo per poterlo consumare.

Tra gli artigiani figura importante è quella del ceramista: un mestiere antichissimo che risale al VI secolo, e che creava oggetti per uso comune oppure da inserire nei corredi funerari. "L' argilla veniva presa dalla collina del Pennino, molto pregiata e Le Fornaci era un quartiere artigianale adibito a queste attività".
Affascinante anche il mestiere della cestaia che raccoglieva i giunchi provenienti dal taglio dei rametti sotto gli ulivi e li raccoglieva in fascette. Questi rami successivamente venivano messi a bagno, asciugati e lavorati creando così delle ceste di tutte le dimensioni possibili. "I manici dovevano essere molto resistenti per poter sorreggere il peso. Il lavoro di intreccio serviva per la creazione di oggetti particolari come la copertura delle bottiglie o delle damigiane". Il tour tra le professioni di un tempo continua con il mugnaio, che amministrava il buon funzionamento di tutti i meccanismi e poteva o avere un proprio mulino personale o gestirlo in modo improprio. "Lavorava con la macina, che poteva trasformare il grano in farina e poi venderla."

Una delle scene illustrate riguarda gli insediamenti albanesi a Gravina. Un sistema insediativo particolare, dove le abitazioni erano interne, ma la loro vita sociale era esterna sempre in comune, avveniva nei cortili nel quale si condivideva un focolare o il pozzo. La taverna, un luogo per incontrarsi e in cui bere, presenti un focolare, una macina per il caffè e tanti oggetti che ci rimandano al passato. Lo scarparo, era un mestiere richiesto dai ragazzi che facevano la fila per diventare garzoni dei calzolai. "Nel creare le scarpe si inseriva una mezza suola, cioè dei ferretti sulla punta in modo da farle consumare meno".

Questo percorso si conclude giungendo nella chiesa di Sant'Andrea, che fu sconsacrata nel momento in cui caddero dei liquami sull' eucarestia e decretata proprietà privata e chiusa fino alla sua scoperta nel 2000 dall' associazione Amici della Fondazione "E. Pomarici Santomasi". Una chiesa a 5 navate con 10 pilastri, nella quale è riconoscibile la struttura originaria. " Qui era Amministrato il culto ortodosso o bizantino e lo notiamo dalla divisione degli ambienti: L'aria dei fedeli è separata dall'iconostasi e i sacerdoti officiavano senza essere visti dai fedeli".

Insomma, un viaggio che lascia estasiati i visitatori che riescono, attraverso le scene, ad immedesimarsi della vita quotidiana di un tempo passato.
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