passeggiando con la storia - Aldina Denotaristefani
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Passeggiando con la storia

Aldina De Notaristefani vedova di Michelangelo Calderoni Martini

Rubrica “Passeggiando con la storia” a cura di Giuseppe Massari

Accingermi a scrivere il profilo biografico di questa nobildonna non è stato facile. Al di là delle scarne notizie contenute nel volume da me trascritto sulla storia della Famiglia Calderoni: "Memorie di famiglia ordinate da Pasquale Calderoni Martini: La discendenza di Isolto de Caldaronis 1462 – 1931", di altro non disponevo. Intanto, per caso, ho incontrato un diavolo che ha fatto la pentola ed il coperchio.

Tra i volumi censiti e conservati nella Biblioteca della Fondazione Santomasi ho trovato quello che mi ha aiutato a scrivere le seguenti note: "Omaggio alla veneranda memoria della Signora Aldina De Notaristefani Calderoni – Martini. Discorso pronunciato dal Reverendo Professore Domenico Parrulli il 10 settembre 1925 in ricorrenza della traslazione della salma da Napoli, Grvina, Premiata Tipografia Attplini, 1926.

Andiamo con ordine. Aldina De Notaristefani, il cui nome, alla fonte fu Maria Cataldo, "nacque a Taranto nella stagione dei fiori dell'anno 1859, come racconta il canonico Parrulli nel suo discorso funebre, dal conte Ferdinando, Commendatore Costantiniano e dalla nobile Caterina Pantaleo: entrambi discendenti da famiglie illustri per cui la nobiltà del sangue, attraverso i secoli non è stato un vano lustro, ma fonte di operosità indefessa a prò della Patria, attraverso la magistratura, l'arte militare, la politica in cui vantarono numerose glorie".

"Nobile, severa e pia, continua il canonico officiante, fu la sua prima educazione e mirabili furono i frutti, che la piccola ne ritasse, essa veniva su florida nel corpo, viva nell'intelligenza, avida d'ogni vero e d'ogni bene, sorriso del raggio maestoso della religione, il cui culto nella famiglia De Notaristefani era esatto fino allo scrupolo. Dalla famiglia, ancora in tenera età, la piccola passò a compiere la sua educazione nell'Istituto delle Figlie della Carità.

Nella preghiera, nello studio, nel lavoro la sua anima si affinò. Aperta a tutti gli influssi della Dottrina Cristiana progredì nelle lettere e nelle arti e sentì che anche l cultura non è vano bagaglio, ma strumento di forza e di vita per il bene proprio e l'altrui. Amata da tutti per le squisite doti dell'anima, che facevano presentire la nobiltà della missione, che Dio le avrebbe affidata nella vita.

Stimata e prediletta dalle sue superiori meritava le loro lodi e i loro premi e, quel che più importa, la cura assidua, perché nulla venisse trascurato nella sua formazione. E lei venne fuori da quelle sacre mura modello perfetto di nobil donzella cristiana, prodiga di grazia e di sorriso nella severa bellezza dell'anima e del corpo.

Dalla città dei due mari venne donna Aldina nella nostra antica terra, moglie al gentiluomo Michelangelo Calderoni – Martini". Infatti, come scrive Pasquale Calderoni Martini nella sue memorie di famiglia, Michelangelo il 15 febbraio 1885 sposò in Taranto la signorina Aldina de Notarestefani. Da questo matrimonio nacque Eleonora, che andò in sposa a Maurizio Fraggiacomo. Aldina aveva un'altra sorella, Concetta, che fu impalmata dal fratello di Michelangelo, Pasquale.

Scrive Pasquale: "Entrando nella nostra famiglia le due sorelle, pur appartenendo come abbiamo detto ad un ricco e nobile casato, vollero immedesimarsi nella nuova famiglia, assumendone con il nome la più scrupolosa salvaguardia. Caritatevoli, non trascurarono alcuna occasione di aiutare le altrui miserie: cattoliche convinte e ferventi contribuirono alla istituzione di opere di redenzione cristiana. Entrambe vissero a lungo, dedicando tutta la loro attività alle figliuole.

Aldina rimasta vedova giovanissima, (infatti, il marito Michelangelo morì all'età di 40 anni, il 28 maggio 1888, dopo appena tre anni di matrimonio n.d.r.), serbò sino alla morte fede e appassionato culto alla memoria del marito. Rifiutò Aldina occasioni favorevoli di seconde nozze, dedicandosi tutta all'unica figliuola di Michelangelo".

Come trascorse gli anni della sua vedovanza? Ce lo racconta il canonico Parrulli nell'elogio funebre di cui innanzi. "Guardiamo l'opera della N.D. Aldina a prò dell'altra sua famiglia più numerosa, che forma l'oggetto della sua esistenza: i poveri e gli infelici. Nessuno può dire di essere ricorso invano alla sua generosità: la sua vistosa posizione finanziaria era a prò del nostro popolo.

La ricordo ancora la settimana Santa del 1906, la settimana dell'Eruzione del Vesuvio, settimana in cui Napoli viveva nell'ansia le sue ore, sotto l'incubo dello sterminator Vesuvio, quando poco il giorno si distingueva dalla notte. Quanto sollievo, quanto conforto non arrecò ai poveri rifugiati a Napoli, dopo lo scampato pericolo, a quelli, che dal fuoco tutto avevano avuto distrutto.

Mi ricordo ancora i giorni mesti vissuti da Napoli nel 1908, quando il terremoto di Messina prostrò nel dolore l'Italia tutta. A migliaia vi affluivano i profughi, eran vecchi cadenti, eran giovani, eran bimbi, eran sani, eran malati, eran feriti, eran moribondi, tutti avevano le stigmate dell'ora tremenda vissuta, pencolanti tra la vita e la morte. Lo ricordo, a pochi passi da casa Calderoni v'era un luogo destinato ai piccoli orfani del terremoto; noi lo chiamavamo il ricovero di Giovanni Bausan. Ebbene! Quanta dolcezza di madre, quanta larghezza di carità, quanta gioia lei, la benefica Signora non vi seppe spargere.

E venne il colera dell'11, e venne la grande guerra del 15, e lei mantenne il suo posto con fede, con costanza, con umiltà nonostante che gli anni i dolori antichi e quelli atroci più recenti avessero scossa la sua fibra robusta, piegata ma non doma resistette ed oprò. Ed operando indefessamente s'avviò al suo placido tramonto". Morì, infatti, a Napoli il 22 ottobre 1923. La sua salma riposa, dal 10 settembre del 1925, nella cappella di famiglia all'interno del nostro cimitero comunale.
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  • Giuseppe Massari
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