arcangelo Scacchi
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Passeggiando con la storia

Arcangelo Scacchi in una biografia di Stanislao Scognamiglio

Rubrica “Passeggiando con la storia” a cura di Giuseppe Massari

Nei giorni scorsi e nei prossimi, l'attenzione della città e di alcune istituzioni scolastiche, culturali è stata riversata sul più grande scienziato che Gravina possa o potesse annoverare tra i gigli più illustri. Sulla scia di queste iniziative, ci piace dare il nostro modesto contributo, offrendo la possibilità a tutti di arricchire i propri spazi culturali. Pertanto, ci è piaciuto riprendere uno scritto di Stanislao Scognamiglio dal titolo: "Figli di Portici famosi: lo scienziato Arcangelo Scacchi", tratto da un inedito dal titolo: "Diario; avvenimenti, cose, fenomeni, uomini, vicende. Portici e Vesuvio dalle origini a oggi, con il conforto di Autori di ogni tempo"
.
"Arcangelo Scacchi nasce a Gravina di Puglia, in provincia di Bari, il 9 febbraio 1810, da Patrizio Scacchi e da Giovanna Pentibove. Dopo aver concluso gli studi preparatori nei seminari di Bari e di Gravina, il 1º ottobre 1827 è arrivato a Napoli per intraprendere gli studi di medicina nella Reale Università. Immediatamente dopo la laurea, conseguita il 23 giugno 1831, stabilitosi definitivamente a Napoli, pur esercitando la professione medica, è andato dietro ad altri interessi.
Infatti, affascinato dal mondo della natura, dal 1831 fino al 1838, si è applicato alle scienze naturali.
Partito dallo studio della malacologia attuale e fossile, nel 1836, ha redatto il Catalogus Conchyliorum Regni neapolitani e, nel 1841, e Notizie sulle conchiglie che si trovano fossili nell'Isola d'Ischia e lungo la spiaggia tra Pozzuoli e Monte Nuovo. Interessato alla geologia stratigrafica, è stato «… allievo di Matteo Tondi e di Teodoro Monticelli, segretario perpetuo della Reale Accademia delle scienze di Napoli, che gli mostrò particolare benevolenza, ponendo a sua disposizione le proprie collezioni di minerali e di fossili».

Da «… Leopoldo Pilla, che teneva da 'interino', ossia per incarico, l'insegnamento di mineralogia e geologia, vacante dal 1835 per la morte di Matteo Tondi», nel 1839, è stato nominato 'coadiutore per la dimostrazione degli oggetti' e gli affidò le esercitazioni di mineralogia».Nel 1842, «… in sostituzione di Pilla, trasferitosi nel 1842 all'Università di Pisa» ha ricevuto l'incarico dell'Insegnamento della Mineralogia alla Reale Università di Napoli. In attesa che venisse messa a concorso la cattedra di mineralogia, si è tanto profuso nella ricerca e «… nelle analisi chimiche di varie specie mineralogiche», «… che in non lungo volgere di tempo, già noto per frequenti e dotte pubblicazioni», ha potuto partecipare al pubblico concorso nel 1844.

Dopo due anni di interinato, «… nonostante le esitazioni di Ferdinando II», il 1° agosto 1844, è stato nominato direttore professore della cattedra di mineralogia e direttore del Museo mineralogico» di Napoli. Da direttore, sua prima iniziativa è stata, «… l'acquisizione di intere raccolte private di minerali per quella che diventerà il vanto del Museo: la 'collezione vesuviana'».
Nell'anno 1845, durante il VII Congresso degli Scienziati Italiani, celebrato a Napoli dal 20 settembre al 5 ottobre 1845, ha svolto le funzioni di segretario della sezione di geologia e mineralogia. In tale occasione «… predispose la parte geomineralogica della guida naturalistico-culturale dell'area napoletana che fu donata ai congressisti». Fu l'anno in cui sposò Giovanna Cassola.
Divenuto professore, per rafforzare «… il suo credito scientifico in campo vulcanologico», ha cooperato con «… il direttore dell'Osservatorio vesuviano Luigi Palmieri e poi anche con il chimico Giuseppe Guarini sia nel descrivere l'attività persistente del Vesuvio, sia nell'interpretare come nettamente distinto da ogni attività vulcanica il terremoto di Melfi del 14 agosto 1851, benché prossimo al monte Vulture, vulcano ormai spento».

Per questo suo prodigarsi, nel 1852, ha ottenuto la nomina a professore di mineralogia presso la scuola del genio civile. Contestualmente, ha ottenuto la carica di direttore del Reale Istituto di Incoraggiamento, del Museo Ornitologico, della Commissione protomedicale. Poco incline alla dinastia Borbone, nel maggio del 1848, dal sovrano Ferdinando II (Palermo, 12 gennaio 1810 – Caserta, 22 maggio 1859) è stato «…obbligato a sgomberare il Museo di mineralogia per farne la sala delle assemblee del Parlamento napoletano».
Allo stesso tempo è stato poco favorevole alla causa nazionale: «… era un patriota, seppure molto blando perché temeva che un rivolgimento radicale potesse mettere in crisi l'insegnamento e la ricerca o, peggio ancora, potesse creare danni al Museo». Per questo suo atteggiamento, all'epoca in cui Giuseppe Garibaldi (Nizza, 4 luglio 1807 – Caprera, La Maddalena, 2 giugno 1882) ha occupato Napoli, in veste di dittatore, è stato severamente punito.
Perché scienziato di chiara fama in campo internazionale, da «… Francesco De Sanctis, delegato alla Pubblica Istruzione che diede disposizioni talmente draconiane da rivoluzionare l'Università di Napoli (29 settembre 1860)», non è stato rimosso da professore. Però gli è stata «… tolta la cattedra al genio civile e ridotta la cattedra universitaria alla sola mineralogia, ma con la direzione del relativo Museo».

Cessata la dittatura, successivamente all'annessione del Regno delle Due Sicilie nel Regno sabaudo, «… per i meriti singolari che cotesta fama gli avevano, a decoro della patria, procacciata», il 20 gennaio 1861, è stato nominato senatore del Regno d'Italia. In ambito accademico, per due volte è stato rettore della Regia Università di Napoli: dal 1865 al 1867 e dal 1875 al 1877. Nel corso del primo mandato rettorale, nel 1867, ha inviato «… all'Esposizione universale di Parigi una raccolta di cristalli sintetici che fu premiata con una medaglia d'argento».

Dal novembre 1876 all'ottobre 1884, ha tenuto la Cattedra e la direzione del neo costituito Istituto di Mineralogia e Geologia Agraria presso la Scuola Superiore di Agricoltura di Portici.Nell'anno 1891, nominato professore emerito, ha lasciato l'insegnamento e la direzione del Museo. All'età di 84 anni non ancora compiuti, il mineralogista, vulcanologo, geologo e paleontologo Arcangelo Scacchi muore a Napoli l'11 ottobre 1893.

Dall'anno 1832 al 1892, esclusivamente e ininterrottamente, ha condotto la sua attività nel campo della cristallografia, della mineralogia e della vulcanologia, conseguendo notevolissimi risultati. Ha limitato le sue ricerche prevalentemente all'areale del Vesuvio, dei Campi Flegrei e del Vulture focalizzando in modo particolare l'attenzione ai minerali legati all'attività fumarolica. Tra il 1841 e il 1884, nel complesso vulcanico del Monte Somma – Vesuvio, ha individuato 22 nuove specie mineralogiche, indicando per ognuna di esse l'esatta descrizione della morfologia e della genesi.

Tra queste, mentre «… in tempi successivi, sette (cupromagnesite, cloromagnesite, idrociano, atelina, vesbina, neocianite, neocrisolito) sono state discreditate», le rimanenti sono tuttora valide. Notevoli sono state le sue ricerche «… di cristallo sintesi che gi consentirono di approfondire le relazioni tra i fattori che controllano la cristallizzazione e le caratteristiche fisico-chimiche dei cristalli derivati». Dalla ripresa dell'attività eruttiva del Vesuvio è stato indotto a lasciare i cristalli sintetici e a riprendere l'esame dei minerali e, in particolare, di quelli delle fumarole. Nel campo della cristallografia è stato lo scopritore della classe pediale, cioè della «… classe del sistema triclino, mancante di ogni elemento di simmetria per cui ogni faccia da sola costituisce una forma semplice ». e della poliedria, vale a dire il «… fenomeno per cui taluni cristalli presentano facce la cui giacitura non soddisfa alla legge degli indici interi e semplici».

Per quanto «… autodidatta in tutti e tre i settori scientifici che praticò (mineralogia, cristallografia e vulcanologia) e, come tale, commise errori in ciascuno di essi e gli sfuggirono implicazioni teoriche che, se sviluppate, lo avrebbero fatto eccellere nel mondo scientifico, ma fu un lavoratore indefesso, caparbio ed entusiasta», ha meritato la stima di tutto l'ambiente mineralogico internazionale.
Nel 1869, dal francese Gilbert-Joseph Adam, in suo onore, ha visto imporre il suo nome a un raro minerale da lui appena scoperto: la Scacchite; un minerale costituito da cloruro di manganese (MnCl2).

Nell'anno 1872, per questi suoi studi, dal mondo scientifico è stato identificato «… come il fondatore della mineralogia dei sublimati vulcanici». Nel 1881, nella Tufara di Fiano, in agro di Nocera Inferiore, comune della provincia di Salerno, ha scoperto un minerale, da lui denominato Nocerite: un minerale composto da ossicloruro di calcio e magnesio (Ca3Mg3F8O2).

Per i suoi «… meriti patriottici, della sapienza e dei servigi resi allo Stato nella scienza», è stato decorato con le più alte onorificenze: Cavaliere dell'Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro; Ufficiale dell'Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro; Grande ufficiale dell'Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro; Cavaliere dell'Ordine della Corona d'Italia; Ufficiale dell'Ordine della Corona d'Italia 8 giugno 1868; Grande ufficiale dell'Ordine della Corona d'Italia; Cavaliere dell'Ordine civile di Savoia 27 aprile 1872".



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  • Giuseppe Massari
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