il pittore giovanni consolazione
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Passeggiando con la storia

Giovanni Consolazione: ritratto di artista

Rubrica “Passeggiando con la storia” a cura di Giuseppe Massari

Breve premessa. Giovanni Consolazione nasce a Gravina il 12 agosto 1908 e muore a Roma il 14 maggio 1964.

Di seguito l'articolo della moglie Nietta Abruzzini, pubblicato sulla Rivista Culturale "Il Poliedro", Novembre 1967

"Sono già a scrivere di ricordi, ma la vita di un Artista è tutta nel futuro, perciò parlerò di mio marito pittore non col rimpianto di ciò che è stato, ma con l'orgoglio di come Egli sia presente in me, in casa, nell'Arte. Forte e generoso, non si è mai chiesto se poteva. Quando una cosa era da lui pensata veniva attuata come la cosa più semplice e naturale, e tutto gli era facile, dallo sturamento del lavandino in cucina alla intagliatura e patinatura antica delle cornici. Dal rimettere in funzione una valvola della luce all'aggiustatura di una radio inspiegabilmente muta. Impiantò la famiglia a Roma, dove quasi fuggì per sottrarsi alle convenzioni e alle restrizioni della famiglia e della provincia, ma, mentre era già tutto preparato (anche la casa), il consenso di mio padre alle nozze gli veniva negato, perché "I pittori sono morti di fame", diceva.
E allora egli, il pittore, nel giro di pochi giorni, si fece assumere all'Istituto Nazionale LUCE come operatore cinematografico, e mi mandò il nuovo biglietto da visita con la sua qualifica d'impiegato stipendiato e così, dopo sette anni di fidanzamento, ci sposammo e incominciammo la nostra vita a due, che però ben presto, dopo solo dieci mesi, divenne a tre e così via via dal '40 al '51 divenne a nove: erano nati ben sette figli. Ma la sua vita di artista non ne fu menomamente impedita, anzi, nel suo studio di via del Vantaggio, dove ci rifugiammo durante la guerra, dopo che era stato in zona operazioni in Africa e in Aviazione dove fu ferito, se non aveva i suoi bambini che giocavano (e che giuochi, i primi quattro erano maschi), diceva che non sapeva dipingere. Però doveva chiudere colori e tavolozza, tenere alti i quadri, evitare vetri, altrimenti nulla era risparmiato alla loro esuberanza.
Ma in questa atmosfera sono nati i "Fiumi gialli", "Le Maternità", i "Ritratti di bimbi" e le donne esuberanti di vita, prosperose, operose, perché io allora un minuto per stare seduta in beata contemplazione non lo avevo di certo, come non avevo donne di servizio, balie o bambinaie. Col primo "Fiume giallo", un quadro " visto " ogni giorno attraversando il ponte Regina Margherita, vince il "Premio delle Vacanze" dell'Art Club e meraviglia tutti, critici e pittori, per lo sconvolgimento dei suoi colori e della tecnica.
Da allora non si è più fermato. Ogni giorno si faceva la sua passeggiata per il "Babuino" (via del Babuino una via romana piena di gallerie d'arte, e quindi un importante polo artistico), incontrando, discutendo, visitando Mostre, poteva sembrare che perdesse tempo, invece, lavorava, come lavorava quando, per un certo periodo, andò a giocare a "boccetta" al Circolo Artistico di Via Margutta, e così nacque il quadro "Il Biliardo" denso di atmosfera, reale nello spirito, astratto nel colore e nel taglio. Opera subito notata, benevolmente criticata dai giornalisti e pacificamente acquistata da quello scopritore di talenti e collezionista che è stato Luigi De Luca, che poi gli dedicò la prima Monografia scritta da Valerio Mariani. Un'altra, monumentale, è stata edita nel '53 da Porfidi, con presentazione di Guglielmo Petroni.

Ogni tanto si compiaceva di accompagnarci al Pincio, dove andavo spesso con la mia "nidiata", e dove per anni mi trasferivo per la villeggiatura, e allora i bambini non si accontentavano della mia sola merenda, ma volevano la fetta di cocomero, e così nacquero i "Cocomerai", il primo dei quali, accettato ed esposto a Venezia nel '52, dopo solo quattro giorni dall'inaugurazione della Biennale, fu acquistato da Brusadelli di Milano. Intanto si era diplomato all'Accademia di Belle Arti, aveva vinto il Premio del Ministero della Pubblica Istruzione, era invitato alle Mostre Nazionali e all'Estero.

I collezionisti incominciano ad aumentare di numero, ma Consolazione ha una sua riservatezza nel vendere, e infine, quando l'acquirente riesce a portar via il quadro, ha l'impressione di aver vinto una battaglia, e non se ne accorge di aver lasciato un bel po' del suo patrimonio personale. Quando gli dettero il premio alla "Maternità ed Infanzia" per una cartella di disegni di " Maternità", il premio era solo di £ 15.000 e i disegni erano 25. Indignata, andai io a ritirare la cartella, rifiutando il premio (e sì, che ci avrebbe fatto comodo, almeno per le scarpe di tutta la famiglia), ma siccome il premio era stato assegnato, lo dovetti prendere, ma lasciai solo un disegno di tutta la cartella.

Insomma su di una cosa eravamo fermamente d'accordo: bisogno o non bisogno, l'Arte non si doveva barattare: Nel '54 è nominato membro della Commissione per l'accettazione e il collocamento delle opere alla Biennale di Venezia e unico membro italiano per l'assegnazione dei premi internazionali. Egli è calmo, sereno e soprattutto giusto ed onesto e non si crea nemici. La popolarità che gli crea l'importante nomina non lo inorgoglisce, ma la sua natura generosa lo fa restare sempre l'amico di tutti e il prezioso collaboratore dei massimi esponenti della cultura e dell'Arte. Quell'anno andai anch'io a Venezia, ospite al "Bauer", seduta in tribuna d'onore alla cerimonia dell'inaugurazione alla presenza del Capo dello Stato. E i miei figli? Amici pittori con le loro mogli si prestarono ad ospitarli; e io, con un guardaroba tutto nuovo per l'occasione, feci per otto giorni solo la moglie dell'artista.

Ma a metà settimana telefonai a Roma….Alle inaugurazioni delle sue Mostre personali tutta la famiglia è sempre presente. I ragazzi stanno calmi e composti e io ricevo per loro i complimenti. Il pittore sembra estraneo a questi convenzionalismi ma io so che gli fa piacere, e anche se non li degna di uno sguardo, i quadri parlano chiaro: su di una buona percentuale siamo raffigurati solo noi. E quando partecipa al Concorso Nazionale per affrescare le lunette del Quadriportico Monumentale del Verano (Concorso che vinse per ben due affreschi), ai bozzetti mette i nomi dei figli.

Nel '56 vince il Concorso Nazionale per la cattedra di Disegno al Liceo Artistico e viene destinato alla sede di Bologna. Per due anni va a Bologna due volte la settimana. Arriva, tiene lezione, fa uno spuntino e riparte per Roma, dalla sua famiglia, dalla quale non si sa sentire lontano ed infatti anche nella nuova casa di via Valenziani, si è fatto costruire lo studio dal quale vede tutta Roma e i Castelli Romani. E qui prepara le nove opere per la Quadriennale di Roma del '56 dove vince il Premio Lazio, qui prepara i quadri di Arte Sacra con cui vince il premio Assisi e a Caltanissetta, dove le sue notissime "Crocifissioni" si vendono a ritmo serrato, dove la sua ambita collaborazione a riviste e giornali si fa sempre più richiesta, dove vengono girati documentari e interviste.

Nella quiete del suo studio assolato e arioso sbriga la sua attività di Segretario Generale dell'UNESCO per le Arti plastiche, incarico che lo porta spesso all'Estero in diretto contatto con gli Artisti di tutto il mondo, raccoglie e consulta la sua biblioteca che man mano si è andata arricchendo di pubblicazioni d'Arte tra le migliori e di Enciclopedie dalla Treccani alla Universale d'Arte. Ed ora che i suoi figli non mettono più in disordine, ma ordine nel suo studio, tra le sue cose, ora che già uno di essi è papà e i "piccoli" sono ai Licei, io continuo a guardare ai suoi quadri e sculture come a cosa viva e palpitante, e continuare la sua opera, organizzare Mostre, ricevere i suoi amici, rispondere ai giornalisti, per me è cosa naturale e non significa vivere di ricordi".

Articolo di NIETTA ABRUZZINI uscito sulla Rivista Culturale "IL POLIEDRO" Novembre 1967
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  • Giuseppe Massari
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