passeggiando con la storia - Chiesa San Francesco
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Passeggiando con la storia

La monumentale chiesa di San Francesco nella sua evoluzione storica

Rubrica “Passeggiando con la storia” a cura di Giuseppe Massari

Leggiamo le varie note storiche, così come si sono succedute, per inquadrare meglio le sue evoluzioni. Dal sito dei Frati Minori Conventuali di Puglia, leggiamo: "La leggenda ne assegna la fondazione a S. Francesco di passaggio a Gravina. Sorto probabilmente durante l'episcopato Cava. Di un Padre Guardiano del convento francescano di Gravina si parla in una bolla di Bonifacio VIII (1294-1303) del 9 novembre 1300. Fu nel 1447 che il Provinciale dei Minori Conventuali di Puglia, fra Madio da Otranto, concesse ai frati di Gravina il permesso di edificare un oratorio a S. Antonio da Padova. La chiesa fu rifatta più grande dopo il terremoto (1456) e intitolata a S. Francesco; altri rifacimenti si ebbero nel '600 e '700.

Desiderandone gli stessi gravinesi uno più grande, il convento venne completamente ricostruito (1714-15) con due magnifici chiostri, a cui seguì la consacrazione della Chiesa (1793) ad opera del vescovo Mons. Michele de Angelis (1792-1806) su sollecitazione del guardiano del tempo, P. Salvatore La Vecchia. Chiuso con la Soppressione francese (1809) il convento fu adibito a caserma e poi a carcere (attualmente vi è il Municipio) con Decreto Reale di Gioacchino Napoleone (25-04-1813) e la Chiesa fu affidata al clero locale, fino al 1931, anno in cui ritornarono i Conventuali.

Illustrarono il convento i Ministri Prov. Antonino (1568), Giacomo (1631) e Bonavent. De Rossi, oratore (1643). Vi si celebrarono i Capitoli Prov. del 1568, 1631, 1646, 1722. Governarono la Diocesi di Gravina i frati, Andrea da Perugia (+1345), Tancredi di Auletta (+1349), Giovanni de Gallinario, trasferito a Rossano (1350), Enrico Dasmano (1411), Agostino Cassandro, Predicatore Apostolico e Procuratore Generale (+1624) e Mons. Giovanni Maria Sanna (+1956).

Fu Mons. Giovanni Sanna (1922-1956) che, dopo l'impossibilità manifestata dai Conventuali di Napoli, si rivolse ai marchigiani, i quali accettarono e dal 06-01-1931 officiarono nella Chiesa San Francesco. Vi arrivarono P. Luigi Gugliemi (Guardiano dei SS. Apostoli a Roma) e P. Francesco Tranfo (Rettore del Collegio di Faenza) accompagnati dal Ministro Provinciale delle Marche, P. Alfredo Cesari, i quali alloggeranno nell'Episcopio (la chiesa pericolante verrà riaperta il 05-04-1931 e il campanile, devastato da un fulmine il 05-12-1929, verrà completato il 13-06-1931).

La parrocchia, intitolata a S. Francesco (in sostituzione della precedente intitolata a S. Matteo, e trasferita presso la chiesa di S. Teresa) venne eretta con Rescritto della S. Congregazione del Concilio n. 7663 del 31 ottobre 1931, e il P. Luigi Guglielmi ne prendeva possesso il 6 gennaio 1932. Nel maggio del 1932 il Comune cederà due ali del convento più un locale a pian terreno. Dal 10-1932 al 11-1937, i marchigiani aprivano un Collegio per probandi (Rettore P. Giuseppe Menghi), ed essi rimasero a Gravina fino al 12 ottobre 1937 quando, per Decreto (12-10-1937) del Rev.mo Padre Beda Hess, Generale dell'Ordine, il convento passò alla giurisdizione della Provincia Napoletana, il cui Ministro Provinciale, P. Alfonso Palatucci, ne prendeva possesso il 5 novembre 1937. Primo Parroco fu P. Bonaventura Popolizio.

Chiesa e convento hanno subito trasformazioni e abbellimenti in questi ultimi tempi. Tra i principali: nel 10-1948 è riparato il tetto della chiesa; nel 07-1950 si scrostano le colonne della chiesa; dal 10-1951 al 01-1952 è restaurata la navata sinistra della chiesa; nel 1958 è costruita la nuova scalinata di accesso al convento e restaurato il salone; nel 05-1965 è restaurata l'abside, rifatto il pavimento e demoliti gli altari laterali".
Da altre fonti storiche sono state attinte altre notizie, altri riferimenti, che arricchiscono il panorama delle conoscenze culturali. Sul lato esterno destro della chiesa si innalza un imponente campanile a tre piani per un'altezza di circa 40 m. datato1766. Secondo quanto scrive lo storico locale Domenico Nardone, "nella sua struttura principale risulta a paraste e trabeazione dell'ordine Dorico-Toscano, con motivi accennati ad un barocco molto ingentilito. Ha fregio ornato di triglifi e metope, con decorazioni in bassorilievo; le finestre che si aprono nei quattro lati dei due piani dove si trovano le campane, sono ad arco a tutto sesto, e provviste di balaustre, mentre sul terzo piano si eleva svelto ed elegante il cupolino a pera, o guglia sormontato fa palla con la croce, e fenestrato nella base da occhi".

Sfogliando le pagine del volume: "Tempo e Orologi" di Fedele Raguso e Marisa D'Agostino, si legge che: "Il 1610 Francesco Ganguto, nuovo sindaco di Gravina, unitamente ai suoi collaboratori chiese ai frati di San Francesco l'autorizzazione di poter mettere un orologio meccanico sulla facciata del campanile della loro chiesa. I confratelli con apposita deliberazione del 13 settembre 1610 consentirono al sindaco di installarvi l'orologio, a patto che non si arrecasse danno alla cappella di S. Caterina, sita al piano terra del campanile e quindi sottostante al piano di sistemazione della macchina del tempo". Successivamente, la predetta macchina, senza neanche motivate giustificazioni, dopo circa 140 anni, come scrivono i due succitati storici locali: "intorno al 1750 fu trasferita in Piazza del Piano delle Some (Piazza Notar Domenico) e situata sull'antica torre che aveva accolto l'orologio solare o meridiana".

Chiusa questa parentesi, legata alla presenza di un orologio sulla torre campanaria, va ricordato che nel 1929, il campanile, fu colpito da diversi fulmini, causando importanti danni all'angolo nord-est. Nell'anno successivo fu prontamente risistemato con la sostituzione delle parti crollate con altre in cemento. Da allora in poi, nessuna altra manutenzione, se non più recentemente con un intervento conservativo, che val la pena di riportare nelle sue fasi tecniche ed operative, aggiungendo, anche a ciò l'impianto di illuminazione che n'é conseguito.

Il primo e urgente intervento è stato effettuato sulla sommità dove la croce in ferro aveva compromesso la stabilità della cuspide completamente ridotta in frammenti, tenuti ancora insieme in modo quasi inspiegabile. Le facciate del campanile sono state pulite con più cicli di acqua nebulizzata, trattate con biocida per l'eliminazione dei muschi, dei licheni e della vegetazione infestante, poi trattate con un consolidante a base di silicato di etile. Tutte le cornici e gli aggetti sono stati restaurati e protetti da una copertina in cocciopesto per garantire l'allontanamento delle acque meteoriche dalle superfici.

Anche le celle campanarie sono state interessate dai lavori di restauro con il rifacimento della pavimentazione e la posa in opera di una nuova scala in alluminio per consentire l'accesso al secondo livello, prima irraggiungibile da molti anni. Dopo quasi cinquant'anni è stato anche ripristinato il movimento della campana grande che è tornata ad oscillare

Purtroppo, questa chiesa, nel corso degli anni, magari a partire dal dopo Concilio Vaticano II e con l'avallo di certe Soprintendenze e soprintendenti, ha subito manomissioni molto discutibili. Sia sotto l'aspetto storico, che artistico e architettonico. Infatti, nel 1965 furono demolit, gli altari laterali e gli intonaci, comprese le decorazioni e gli affreschi. Il motivo di tanto accanimento è legato alla riscoperta di un fantomatico stile originario, offuscato dell'epoca barocca. Una simile, sciocca remora anacronistica ha purtroppo colpito anche questo storico monumento.

Se dopo la chiesa e il campanile, si passa a descrivere o a volgere l'attenzione sulla parte strettamente conventuale e cioè al chiostro, soprattutto alla luce di più recenti restauri, è il caso di affermare e confermare che il primo intervento scientifico di restauro è stato effettuato nel 2012, con una serie di operazioni mirate che hanno ridato lustro ad un luogo tanto bello quanto abbandonato, inspiegabilmente, per molto tempo.

Il basolato in pietra è stato completamente rimosso, catalogato e ricollocato dopo averne sistemato il sottofondo, al fine di garantire il giusto deflusso delle acque meteoriche; sono stati eliminati gli intonaci e le tracce improprie presenti sulle pareti e sostituiti da un intonaco macroporoso antirisalita; le basi dei pilastri, pulite e consolidate, sono state scialbate e velate. I lavori hanno fatto emergere tracce di affreschi sulle pareti interne del chiostro che, purtroppo, per la mancanza di fondi, non è stato possibile recuperare.





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  • Giuseppe Massari
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