Passeggiando con la storia

Passeggiando con la storia

Cenni storiografici della “Verdeca di Gravina in Puglia”

Rubrica “Passeggiando con la storia” a cura di Giuseppe Massari

Cenni storiografici della “Verdeca di Gravina in Puglia”

In prossimità della vendemmia, tuffarci nel vino gravinese doc, ci è sembrata una impresa doverosa, scrivendo sulla storia del nostro vino. La sua origine, le sue qualità e la sua evoluzione produttiva e commerciale. Verdeca è un vitigno autoctono bianco, dai cui grappoli, con acini che appaiono di forma sferoidale e di colorazione verdognola, combinati con altre uve bianche, si ottiene un vino noto con il nome di “Verdeca di Gravina”. Questi vitigni, coltivati nella gravina, ricca di calcarenite e terra sabbiosa, conferiscono alla Verdeca una buona intensità di profumi e di antichi sapori, dai sentori agrumati alle note di erbe mediterranee, non lesinado al palato, elevata freschezza e sapidità.

Inoltre, l’altitudine tipica della Murgia barese, che si attesta su alcune centinaia di metri sul livello del mare, attribuisce alle uve una certa acidità, sprigionata dalle uve utilizzate per il vino, amabilmente conservato in cantine ipogee, scavate nel tufo, elemento tipico del sottosuolo di Gravina in Puglia. In un tomo datato 1871, oggi custodito nel museo della Fondazione Pomarici Santomasi, si racconta delle qualità di questo vino che nulla aveva da invidiare ai vini più rinomati prodotti a quei tempi. La Verdeca di Gravina era nota, non per l’utilizzo dell’omonimo vitigno, bensì per i suoi marcati riflessi verdognoli.

Famoso in tutto il circondario, veniva vinificato in maniera spontanea, mediante la rifermentazione combinata delle varietà locali di uve Greco, Malvasia e Bianco di Alessano, Gravina in Puglia. Attualmente viene commercializzata con la combinazione del suddetto trittico di uve, anche coltivate in luoghi al di fuori delle terre di Gravina in Puglia. Ne sono testimonianza i vini con denominazione di Verdeca, prodotti nelle zone della Valle d’Itria, del Tarantino e nella provincia Barese. E’ di tutta evidenza che, se ci atteniamo alle origini storiche della Verdeca, non possiamo che riferirci alla varietà autoctona prodotta e vinificata in agro di Gravina in Puglia. Il sodalizio della Verdeca in ambito enogastronomico si consuma con i dolciumi del territorio gravinese.

Partendo dai Sasanelli, dolcetti tipici della zona di Gravina in Puglia, spesso utilizzati per commemorare i defunti o, più ampiamente, consumati durante le festività. Apparentemente potrebbero assomigliare ai mostaccioli, ma differiscono da questi ultimi per gli ingredienti utilizzati e per l’aspetto caratteristico scuro. Si prosegue con i frutti di mare crudo e con le pietanze di pesce, tipici della tradizione gastronomica pugliese. Qualunque sia l’occasione in cui lo si voglia assaporare, la Verdeca di Gravina ci trasmette cultura e tradizioni, insite in quelle tipicità regionali di cui è fatta la storia enogastronomica italiana, riconosciuta anche al di fuori dei confini regionali e nazionali.

Se dalla descrizione del prodotto si passa alla sua storia più recente, non si può fare a meno di citare i progressi che la produzione ha fatto sino al punto di ricevere, con Decreto del Presidente della Repubblica del 4 giugno 1983, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 23 del 24 gennaio 1984 la Denominazione di Origine Controllata (DOC), “Gravina DOC”,secondo un disciplinare, di cui è bene richiamare alcuni articoli.

“La denominazione di origine controllata “Gravina” è riservata al vino bianco che risponde alle condizioni e ai requisiti stabiliti dal disciplinare di produzione” Esso prevede, tra l’altro, “Il vino “Gravina” deve essere ottenuto dalle uve della varietà dei vitigni presenti nella proporzione indicata: Malvasia del Chianti: dal 40 al 65%; Greco di Tufo e Bianco d’Alessano da soli o congiuntamente: dal 35 al 60%.

Possono concorrere alla produzione di detto vino le uve provenienti dalle varietà di vitigni Bombino bianco, Trebbiano toscano e Verdeca, da sole o congiuntamente presenti nei vigneti fino a un massimo del 10%. Le uve devono essere prodotte nella zona di produzione che comprende in provincia di Bari tutto il territorio comunale di Gravina in Puglia, Poggiorsini e in parte quello dei comuni di Altamura e Spinazzola”.

A proposito delle qualità organolettiche e all’atto dell’immissione al consumo, in base al disciplinare, deve rispondere alle seguenti caratteristiche: “colore paglierino tendente al verdolino; odore: caratteristico, gradevole: sapore: secco o amabile, fresco, sapido, armonico, delicato, talvolta un po’ vivace; gradazione alcolica minima complessiva: 11; acidità totale minima 5 per mille; estratto secco netto minimo: 17 per mille”.

Di recente, è stato pubblicato nella Gazzetta ufficiale della Repubblica Italiana il decreto 17 gennaio 2022 con cui il Ministero ha riconosciuto il Consorzio per la tutela e la valorizzazione del Vino Doc Gravina attribuendo l’incarico a svolgere le funzioni di promozione, valorizzazione, tutela, vigilanza, informazione del consumatore e cura generale degli interessi, di cui all’articolo 41, commi 1 e 4, della legge 12 dicembre 2016, n. 238, per la Doc Gravina.

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