Pietro Laureano, consulente Unesco impegnato in prima linea con la giunta comunale guidata dal sindaco Saverio Acito per l’iscrizione di Matera nel patrimonio Unesco avvenuta nel 1993; direttore dei lavori nell’ambito del Progetto Sidin, per la valorizzazione dell’area archeologica di Botromagno, è intervenuto nel dibattito in corso sull’esclusione dei tratti di Matera e dell’area murgiana pugliese, soprattutto riguardante anche Gravina. “Il problema non è l’Unesco, afferma Laureano, ma i contenuti, gli studi e il modo in cui sono presentate le candidature. Queste sono valutate rispetto ai valori che sono presentati nel dossier di candidatura. Se i valori sono di tipo monumentale e mono culturali è ovvio che poi vengono esclusi parti come Gravina in cui rispetto a come è stata proposta la candidatura non se ne riscontrano gli elementi materiali della strada romana. L’importanza di Gravina/Sidinon/Botromagno è il caso più eclatante di questa miopia”.
Più in generale e nello specifico, l’architetto, dicendosi amareggiato, pur avendo previsto quanto è successo, ha dichiarato: “Siamo contenti dell’iscrizione della via Appia nel patrimonio Unesco, soprattutto per i suoi valori monumentali e per il grande impegno dell’ambientalista Antonio Cederna, tuttavia siamo rammaricati perché questa iscrizione emargina le aree interne della Basilicata e dell’area murgiana compresa Matera.
La Via Appia nasce come strada militare romana, anche se poi nei secoli si è caricata di molti altri significati e teneva ai margini le aree interne della Basilicata, passando solo da Venosa. Queste aree interne erano messe in comunicazione da sistemi di percorso più arcaici, itinerari di crinale, tratturi e grandi direttrici della Magna Grecia, di cui non è stato tenuto conto nel documento di iscrizione. Quindi è stata esclusa completamente Matera per la Basilicata e, beffa ancora maggiore, Gravina in Puglia da cui la Via Appia passava, utilizzando un sistema viario ancora più antico della stessa.
Si è preferito inseguire una strada vincente, perseguendo un’idea delle iscrizioni Unesco come una competizione a chi ne ha di più, invece di portare avanti candidature espressioni di comunità, importanti come i Cammini dei popoli lucani al Sacro Monte di Viggiano, che sono invece candidature dal basso e costituiscono una rete di iscrizioni significative che struttura tutta la Basilicata interna. Il messaggio che voglio lanciare è che nessuno ci regala nulla, le candidature si conquistano lavorando, creando dossier e seguendoli di pari passo”.
I tre tratti sono stati esclusi da Icomos, organismo tecnico che esamina le candidature per conto dell’Unesco. Secondo Icomos non ci sono “evidenze a sufficienza per rispettare i criteri di autenticità e integrità”. Il Ministero della Cultura ha comunque richiesto la revisione per ottenere il riconoscimento a tutti e 22 i tratti.
Il sottosegretario alla cultura Gianmarco Mazzi ha dichiarato: “La proposta di candidatura ha riguardato 22 componenti, di queste 19 sono state ricomprese nella lista, cioè 58 Comuni, e momentaneamente tre sono state rimandate. Ho chiamato tutti i sindaci di questi territori dicendo loro che quelle zone fanno parte dell’Appia e che beneficeranno dei vantaggi turistici. Abbiamo già avviato l’iter per la revisione della decisione per ottenere il reinserimento di queste zone. Inizieremo a lavorare subito dopo la pausa estiva e contiamo di arrivare al più presto al risultato. La gestione di questo sito dovrà trovare un istituto giuridico che ne sappia governare la complessità”.