25 novembre: diciamo No alla violenza sulle donne!
Una giornata internazionale di riflessione. "Perché sia vita la violenza alle donne deve finire"
giovedì 25 novembre 2010
La violenza sulle donne non ha tempo né confini, è endemica e non risparmia nessuna nazione o paese, industrializzato o in via di sviluppo che sia!
In occasione della Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne, l'Ass.to alle Pari Opportunità e Famiglia del Comune di Gravina in Puglia ha organizzato, in data 25 novembre alle ore 19.00 presso l'Auditorium San Sebastiano un importante Convegno dal titolo "Perché sia vita la violenza alle donne deve finire".
In questa data emblematica e riconosciuta a livello internazionale, rinnoviamo le nostre forze e con un gran No diamo testimonianza del nostro rifiuto: al donnicidio, alla violenza familiare, agli stupri, ai maltrattamenti, ai sequestri, agli abusi, alla molestia sessuale, al machismo, al sessismo, ed a tutte le altre aggressioni che violano i diritti umani basilari, i diritti sessuali ed i diritti riproduttivi.
In Italia una donna su tre, tra i 16 e i 70 anni, nella sua vita è stata vittima di violenza. Per fare uscire dal silenzio questa drammatica situazione si celebra il 25 novembre, la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, istituita con la risoluzione n. 54/134 dalle Nazioni Unite nel 1999 al fine di sensibilizzare governi, istituzioni e società civile.
Interverranno al convegno: il dott. Antonello Taranto (Medico-Psichiatra, Dirigente ASL Bari), il dott. Vincenzo Ardito (Sost. Procuratore Generale presso la Corte di Appello di Bari), il dott. Alfonso Pappalardo (Presidente di Sezione del Tribunale di Trani), il dott. Rosario Plotino (Sost. Procuratore della Repubblica presso il Tribunale dei minorenni di Bari), la dott.ssa Concetta Potito (Giudice del Tribunale dei minorenni di Bari), la dott.ssa Valeria Montaruli (Giudice del Tribunale dei minorenni di Bari).
Conclude l'On. Giovanni Divella, Sindaco di Gravina in Puglia.
Modera l'avv. Maria Grazia D'Ecclesiis, Presidente Fondazione Giuridica Irnerio.
In occasione della Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne, l'Ass.to alle Pari Opportunità e Famiglia del Comune di Gravina in Puglia ha organizzato, in data 25 novembre alle ore 19.00 presso l'Auditorium San Sebastiano un importante Convegno dal titolo "Perché sia vita la violenza alle donne deve finire".
In questa data emblematica e riconosciuta a livello internazionale, rinnoviamo le nostre forze e con un gran No diamo testimonianza del nostro rifiuto: al donnicidio, alla violenza familiare, agli stupri, ai maltrattamenti, ai sequestri, agli abusi, alla molestia sessuale, al machismo, al sessismo, ed a tutte le altre aggressioni che violano i diritti umani basilari, i diritti sessuali ed i diritti riproduttivi.
In Italia una donna su tre, tra i 16 e i 70 anni, nella sua vita è stata vittima di violenza. Per fare uscire dal silenzio questa drammatica situazione si celebra il 25 novembre, la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, istituita con la risoluzione n. 54/134 dalle Nazioni Unite nel 1999 al fine di sensibilizzare governi, istituzioni e società civile.
Interverranno al convegno: il dott. Antonello Taranto (Medico-Psichiatra, Dirigente ASL Bari), il dott. Vincenzo Ardito (Sost. Procuratore Generale presso la Corte di Appello di Bari), il dott. Alfonso Pappalardo (Presidente di Sezione del Tribunale di Trani), il dott. Rosario Plotino (Sost. Procuratore della Repubblica presso il Tribunale dei minorenni di Bari), la dott.ssa Concetta Potito (Giudice del Tribunale dei minorenni di Bari), la dott.ssa Valeria Montaruli (Giudice del Tribunale dei minorenni di Bari).
Conclude l'On. Giovanni Divella, Sindaco di Gravina in Puglia.
Modera l'avv. Maria Grazia D'Ecclesiis, Presidente Fondazione Giuridica Irnerio.
Perché Il 25 Novembre si celebra la giornata contro la violenza sulla donna?
La scelta del 25 di novembre come data internazionale della lotta contro la violenza sulla donna fu un accordo preso dalle partecipanti all'Incontro Femminista Latinoamericano e dei Caraibi che si realizzò a Bogotà nel 1981, accettando il sollecito della delegazione della Repubblica Dominicana che proponeva che in questo modo si rendesse omaggio alle sorelle Mirabal: Minerva, Patria e María Teresa.
Esse sono un esempio vivo del tipo di donna impegnata nelle lotte del suo paese.
Le tre sorelle caddero per la violenza dal regime di Trujillo che mantenne il paese dominicano nell'arretratezza per 30 anni, nell'ignoranza e nel caos. Nel 1960, il paese dominicano scontento e stanco di una dittatura tanto lunga, tutti i giorni portava a termine lotte nelle strade contro le forze militari repressive che sostenevano il dittatore. Le condizioni di vita che si davano nel paese e la zona dove vissero le tre sorelle, conseguenza del dominio statunitense ed il ritardo delle relazioni di produzione, determinarono la loro sensibilità di fronte agli acuti problemi sociali. La partecipazione attiva delle sorelle Mirabal nella lotta contro Trujillo guadagnò loro la fama di rivoluzionarie, motivo più che sufficiente affinché in una certa occasione Trujillo manifestasse davanti ad un gruppo di persone che i suoi due unici problemi erano le sorelle Mirabal e la Chiesa.
Che cosa accadde il 25 novembre 1960?
Minerva e María Teresa andarono a visitare i loro mariti alla prigione, in compagnia della sorella Patria. Furono intercettate in un posto solitario della strada da agenti del Servizio Militare di Intelligenza. Condotte ad un canneto vicino, furono oggetto delle più crudeli torture, prima di essere vittime di quello che si è considerato il crimine più orripilante della storia dominicana. Coperte di sangue, massacrate a colpi, strangolate, furono messe nuovamente nel veicolo nel quale viaggiavano e gettate in un precipizio, con la finalità di simulare un incidente. L'assassinio delle sorelle Mirabal produsse un gran sentimento di dolore in tutto il paese, ma servì per fortificare lo spirito patriottico di un paese desideroso di stabilire un governo democratico che garantisse il rispetto alla dignità umana.
La memoria di queste coraggiose sorelle, martiri che rischiarono le loro vite e le diedero, effettivamente per la causa della donna, ci riempie di speranza e ci dà forza per continuare a lottare per una società ugualitaria nella quale donne ed uomini possano vivere in fraternità umana.
La scelta del 25 di novembre come data internazionale della lotta contro la violenza sulla donna fu un accordo preso dalle partecipanti all'Incontro Femminista Latinoamericano e dei Caraibi che si realizzò a Bogotà nel 1981, accettando il sollecito della delegazione della Repubblica Dominicana che proponeva che in questo modo si rendesse omaggio alle sorelle Mirabal: Minerva, Patria e María Teresa.
Esse sono un esempio vivo del tipo di donna impegnata nelle lotte del suo paese.
Le tre sorelle caddero per la violenza dal regime di Trujillo che mantenne il paese dominicano nell'arretratezza per 30 anni, nell'ignoranza e nel caos. Nel 1960, il paese dominicano scontento e stanco di una dittatura tanto lunga, tutti i giorni portava a termine lotte nelle strade contro le forze militari repressive che sostenevano il dittatore. Le condizioni di vita che si davano nel paese e la zona dove vissero le tre sorelle, conseguenza del dominio statunitense ed il ritardo delle relazioni di produzione, determinarono la loro sensibilità di fronte agli acuti problemi sociali. La partecipazione attiva delle sorelle Mirabal nella lotta contro Trujillo guadagnò loro la fama di rivoluzionarie, motivo più che sufficiente affinché in una certa occasione Trujillo manifestasse davanti ad un gruppo di persone che i suoi due unici problemi erano le sorelle Mirabal e la Chiesa.
Che cosa accadde il 25 novembre 1960?
Minerva e María Teresa andarono a visitare i loro mariti alla prigione, in compagnia della sorella Patria. Furono intercettate in un posto solitario della strada da agenti del Servizio Militare di Intelligenza. Condotte ad un canneto vicino, furono oggetto delle più crudeli torture, prima di essere vittime di quello che si è considerato il crimine più orripilante della storia dominicana. Coperte di sangue, massacrate a colpi, strangolate, furono messe nuovamente nel veicolo nel quale viaggiavano e gettate in un precipizio, con la finalità di simulare un incidente. L'assassinio delle sorelle Mirabal produsse un gran sentimento di dolore in tutto il paese, ma servì per fortificare lo spirito patriottico di un paese desideroso di stabilire un governo democratico che garantisse il rispetto alla dignità umana.
La memoria di queste coraggiose sorelle, martiri che rischiarono le loro vite e le diedero, effettivamente per la causa della donna, ci riempie di speranza e ci dà forza per continuare a lottare per una società ugualitaria nella quale donne ed uomini possano vivere in fraternità umana.