A rischio gli uffici del Giudice di pace
Il piano Palma ha avuto il via libera
martedì 6 settembre 2011
La Commissione Bilancio del Senato dice sì: e dopo i Tribunali minori e le sezioni staccate, a rischio ora anche gli uffici del giudice di pace. Compreso quello di Gravina. Dunque, per opporsi anche ad una semplice multa, o per chiedere il risarcimento di un sinistro stradale, da qui ad un anno potrebbe essere necessario andare sempre e comunque a Bari.
Sono gli effetti pratici, sulla vita quotidiana, del progetto di riorganizzazione del sistema giudiziario italiano, come delineato dalla riforma ipotizzata dal ministro di giustizia Francesco Nitto Palma e condensato in un emendamento alla manovra finanziaria in discussione in questi giorni al Senato. L'emendamento targato Nitto Palma prevede la chiusura delle sezioni staccate di Tribunale, come quella di Altamura, e la ridefinizione dei Tribunali (cosiddetti minori) con un organico di giudici inferiore alle venti unità.
Contemplata anche la soppressione di centinaia di uffici del giudice di pace. In seno alla Commissione Bilancio, col voto favorevole di Pdl e forze satelliti, con la benevolenza dell'Udc e l'astensione del Pd, il piano Palma ha avuto il via libera. Se dovesse ricevere anche il voto favorevole della Camera, diventerà legge. Meglio, legge-delega: il ministero di grazia e giustizia sarà infatti delegato, entro il termine di dodici mesi, ad individuare gli uffici del giudice di pace (come quello di Gravina) non circondariali (ovvero non aventi sede coincidente con quella del Tribunale) da sopprimere o accorpare. Sola via di salvezza, la possibilità che i Comuni interessati, anche consorziati tra loro, decidano di aprire i cordoni della borsa e farsi carico delle spese di funzionamento e degli stipendi del personale amministrativo. Così facendo, riprendendo il progetto di riordino immaginato nel 2003 dall'allora guardasigilli Roberto Castelli (ed all'epoca aspramente contestato da Pd e Udc) il governo conta di cancellare almeno 400 uffici del giudice di pace, con il recupero di 837 unità amministrative, la sostanziale riduzione (anche se smentita) degli organici dei giudici di pace e risparmi notevoli in fatto di investimenti informatici, affitti, utenze, stipendi.
Al di là delle considerazioni di merito, una svolta epocale, che segnerà la scomparsa, da molte realtà, della giustizia come modello e punto di riferimento anche fisicamente percepibile, ma rispetto alla quale sono in pochi (praticamente nessuno) ad alzare la voce o anche solo un dito. Evidentemente, anche laddove la mobilitazione è pane quotidiano, da addentare con gusto ogni qual volta si ipotizza la chiusura di uno sportello postale, di una filiale bancaria o di un ospedale, la giustizia non fa notizia. Né, tantomeno, ispira protesta.
Sono gli effetti pratici, sulla vita quotidiana, del progetto di riorganizzazione del sistema giudiziario italiano, come delineato dalla riforma ipotizzata dal ministro di giustizia Francesco Nitto Palma e condensato in un emendamento alla manovra finanziaria in discussione in questi giorni al Senato. L'emendamento targato Nitto Palma prevede la chiusura delle sezioni staccate di Tribunale, come quella di Altamura, e la ridefinizione dei Tribunali (cosiddetti minori) con un organico di giudici inferiore alle venti unità.
Contemplata anche la soppressione di centinaia di uffici del giudice di pace. In seno alla Commissione Bilancio, col voto favorevole di Pdl e forze satelliti, con la benevolenza dell'Udc e l'astensione del Pd, il piano Palma ha avuto il via libera. Se dovesse ricevere anche il voto favorevole della Camera, diventerà legge. Meglio, legge-delega: il ministero di grazia e giustizia sarà infatti delegato, entro il termine di dodici mesi, ad individuare gli uffici del giudice di pace (come quello di Gravina) non circondariali (ovvero non aventi sede coincidente con quella del Tribunale) da sopprimere o accorpare. Sola via di salvezza, la possibilità che i Comuni interessati, anche consorziati tra loro, decidano di aprire i cordoni della borsa e farsi carico delle spese di funzionamento e degli stipendi del personale amministrativo. Così facendo, riprendendo il progetto di riordino immaginato nel 2003 dall'allora guardasigilli Roberto Castelli (ed all'epoca aspramente contestato da Pd e Udc) il governo conta di cancellare almeno 400 uffici del giudice di pace, con il recupero di 837 unità amministrative, la sostanziale riduzione (anche se smentita) degli organici dei giudici di pace e risparmi notevoli in fatto di investimenti informatici, affitti, utenze, stipendi.
Al di là delle considerazioni di merito, una svolta epocale, che segnerà la scomparsa, da molte realtà, della giustizia come modello e punto di riferimento anche fisicamente percepibile, ma rispetto alla quale sono in pochi (praticamente nessuno) ad alzare la voce o anche solo un dito. Evidentemente, anche laddove la mobilitazione è pane quotidiano, da addentare con gusto ogni qual volta si ipotizza la chiusura di uno sportello postale, di una filiale bancaria o di un ospedale, la giustizia non fa notizia. Né, tantomeno, ispira protesta.