Agricoltura in Puglia: tra maltempo e controlli, impossibile lavorare
Nota del consigliere regionale Gianni Stea: "Sì ai controlli, ma con buon senso"
domenica 11 settembre 2016
Tra le intemperie che rovinano i raccolti e le ispezioni frequenti nelle aziende del settore agroalimentare, gli agricoltori pugliesi faticano a lavorare.
Numerose le denunce e le proteste degli imprenditori del Barese, del Salento e della Bat, giunte al consigliere regionale (Gruppo Ap) Gianni Stea, che commenta in una nota: "i controlli, pur giusti nell'ottica delle prevenzione e repressione del lavoro nero e dello sfruttamento, stanno paralizzando il lavoro nelle aziende, creando danni e disagi - beninteso, tanto agli imprenditori, quanto ai dipendenti - che si aggiungono a quelli causati dagli eventi meteorologici e dalle azioni delle criminalità organizzata. Le regole ci sono, per fortuna, e nella maggior parte dei casi, vengono pure applicate nei limiti di quanto è umanamente ed economicamente possibile fare in presenza di una macchina burocratica elefantiaca e sovente assurda. Per questo presenterò al presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, e all'assessore all'Agricoltura, Leonardo Di Gioia, un'interrogazione urgente per conoscere come intendano procedere, facendo conciliare i pur giusti controlli con un abbondante uso di buon senso in modo da non rischiare la perdita di quintali di prodotti agricoli."
Il rischio a cui si va incontro è che l'intero settore, fonte primaria dell'economia in Puglia, ricada in una profonda crisi, come ha appurato il consigliere Stea a seguito di diversi incontri con associazioni, tra cui l'Apeo (Associazione Produttori ed Esportatori Ortofrutticoli). "Tra blocchi e controlli serrati - aggiunge Stea - i prodotti partono in ritardo con la conseguenza di pesantissime multe a carico delle aziende. Ma c'è anche un'altra questione che andrebbe approfondita e per cui chiedo alla giunta regionale di fare da tramite con il governo nazionale: la nuova legge contro il caporalato, nata su presupposti del tutto condivisibili, bolla quasi a livello dei peggiori boss mafiosi - con tanto di confisca dei beni - chi non rispetta puntigliosamente una legislazione farraginosa e sovente lontana anni luce dalla realtà che si vive nelle aziende agroalimentari. L'unico reale risultato che si potrà ottenere - e di tanto sono ben consapevoli tanto le associazioni datoriali, quanto le organizzazioni sindacali - sarà quello di distruggere completamente il comparto, già vittima delle vera mafia dei furti nei campi e delle intimidazioni a scopo estorsivo".
Numerose le denunce e le proteste degli imprenditori del Barese, del Salento e della Bat, giunte al consigliere regionale (Gruppo Ap) Gianni Stea, che commenta in una nota: "i controlli, pur giusti nell'ottica delle prevenzione e repressione del lavoro nero e dello sfruttamento, stanno paralizzando il lavoro nelle aziende, creando danni e disagi - beninteso, tanto agli imprenditori, quanto ai dipendenti - che si aggiungono a quelli causati dagli eventi meteorologici e dalle azioni delle criminalità organizzata. Le regole ci sono, per fortuna, e nella maggior parte dei casi, vengono pure applicate nei limiti di quanto è umanamente ed economicamente possibile fare in presenza di una macchina burocratica elefantiaca e sovente assurda. Per questo presenterò al presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, e all'assessore all'Agricoltura, Leonardo Di Gioia, un'interrogazione urgente per conoscere come intendano procedere, facendo conciliare i pur giusti controlli con un abbondante uso di buon senso in modo da non rischiare la perdita di quintali di prodotti agricoli."
Il rischio a cui si va incontro è che l'intero settore, fonte primaria dell'economia in Puglia, ricada in una profonda crisi, come ha appurato il consigliere Stea a seguito di diversi incontri con associazioni, tra cui l'Apeo (Associazione Produttori ed Esportatori Ortofrutticoli). "Tra blocchi e controlli serrati - aggiunge Stea - i prodotti partono in ritardo con la conseguenza di pesantissime multe a carico delle aziende. Ma c'è anche un'altra questione che andrebbe approfondita e per cui chiedo alla giunta regionale di fare da tramite con il governo nazionale: la nuova legge contro il caporalato, nata su presupposti del tutto condivisibili, bolla quasi a livello dei peggiori boss mafiosi - con tanto di confisca dei beni - chi non rispetta puntigliosamente una legislazione farraginosa e sovente lontana anni luce dalla realtà che si vive nelle aziende agroalimentari. L'unico reale risultato che si potrà ottenere - e di tanto sono ben consapevoli tanto le associazioni datoriali, quanto le organizzazioni sindacali - sarà quello di distruggere completamente il comparto, già vittima delle vera mafia dei furti nei campi e delle intimidazioni a scopo estorsivo".