"Pacchetto sicurezza"
Altri beni sotratti alla mafia. Sequestrate al boss 6 ville bifamiliari del valore di 3mln di euro
martedì 26 aprile 2011
12.46
Tre milioni di euro: a tanto ammonta l'ulteriore sequestro "antimafia" (applicando il cosiddetto "Pacchetto sicurezza") nei confronti di soggetti considerati contigui ai clan mafiosi di Gravina di Puglia disposto dal Tribunale di Bari – sezione Misure di prevenzione – su richiesta della Procura della Repubblica del capoluogo ed eseguito, questa mattina dai carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Altamura, collaborati dalla locale Stazione.
Negli ultimi due mesi gli stessi soggetti erano già stati destinatari di altri tre analoghi provvedimenti. Nella prima occasione, il 25 febbraio, furono sequestrati 98 beni immobili, quattro società, tre autovetture e depositi bancari in otto diversi istituti di credito, per un valore complessivo di circa 30 milioni di euro (operazione "Secondopiano"). Il clan M. aveva subito, solo quattro mesi prima, un altro maxi sequestro per circa dieci milioni (operazione "Reset"), sempre all'esito di indagini svolte dai militari di Altamura. Lo scorso 1° aprile furono invece sequestrati numerosi oggetti in oro, orologi, gioielli, diamanti e altri preziosi (custoditi in un caveau) per un valore di circa 50mila euro, nonché depositi bancari e assicurativi per poco più di un milione di euro e due lussuose autovetture (una nuovissima Audi A8 4.2 TDI e una Ferrari 599 Gtb "Fiorano"). L'8 aprile, infine, è stata sequestrata una società (impresa edile) e un conto corrente bancario, per un valore complessivo di circa 300 mila euro.
Anche nel caso odierno il principale destinatario della misura patrimoniale è il pluripregiudicato R. D., 59 anni, con precedenti penali per associazione per delinquere di stampo mafioso finalizzata all'estorsione, al traffico illecito di sostanze stupefacenti, omicidio e usura. È stato coinvolto, in questi anni, nelle operazioni anti-mafia "Gravina" e "Canto del Cigno". L'indagine patrimoniale a suo carico ha dimostrato come il tenore di vita e l'immenso patrimonio a disposizione del boss, a fronte di esigui redditi dichiarati, non potevano che essere riconducibili alla sua attività criminale.
Nella giornata odierna, in modo particolare, sono stati sottratti a D., perché a lui riconducibili direttamente o per interposte persone fisiche e giuridiche, 5 terreni ubicati nel comune di Turi su cui insistono 6 ville bifamiliari (12 unità immobiliari abitative), non ancora accatastate, ed un conto corrente bancario, il tutto riconducibile alla società sequestrata lo scorso 8 aprile.
Il sottrarre patrimoni alle organizzazioni mafiose è una strategia di contrasto alla criminalità organizzata fortemente voluta ed incentivata dalla Procura della Repubblica di Bari: privare delle loro ricchezze indebolisce i clan più degli arresti, perché esercitare il potere mafioso senza "soldi" non è possibile. Ma il contrasto alla criminalità attraverso l'applicazione delle misure patrimoniali ha anche l'effetto di restituire alla società civile il "mal tolto" e reimpiegarlo in usi sociali che ridanno fiducia ai cittadini.
Negli ultimi due mesi gli stessi soggetti erano già stati destinatari di altri tre analoghi provvedimenti. Nella prima occasione, il 25 febbraio, furono sequestrati 98 beni immobili, quattro società, tre autovetture e depositi bancari in otto diversi istituti di credito, per un valore complessivo di circa 30 milioni di euro (operazione "Secondopiano"). Il clan M. aveva subito, solo quattro mesi prima, un altro maxi sequestro per circa dieci milioni (operazione "Reset"), sempre all'esito di indagini svolte dai militari di Altamura. Lo scorso 1° aprile furono invece sequestrati numerosi oggetti in oro, orologi, gioielli, diamanti e altri preziosi (custoditi in un caveau) per un valore di circa 50mila euro, nonché depositi bancari e assicurativi per poco più di un milione di euro e due lussuose autovetture (una nuovissima Audi A8 4.2 TDI e una Ferrari 599 Gtb "Fiorano"). L'8 aprile, infine, è stata sequestrata una società (impresa edile) e un conto corrente bancario, per un valore complessivo di circa 300 mila euro.
Anche nel caso odierno il principale destinatario della misura patrimoniale è il pluripregiudicato R. D., 59 anni, con precedenti penali per associazione per delinquere di stampo mafioso finalizzata all'estorsione, al traffico illecito di sostanze stupefacenti, omicidio e usura. È stato coinvolto, in questi anni, nelle operazioni anti-mafia "Gravina" e "Canto del Cigno". L'indagine patrimoniale a suo carico ha dimostrato come il tenore di vita e l'immenso patrimonio a disposizione del boss, a fronte di esigui redditi dichiarati, non potevano che essere riconducibili alla sua attività criminale.
Nella giornata odierna, in modo particolare, sono stati sottratti a D., perché a lui riconducibili direttamente o per interposte persone fisiche e giuridiche, 5 terreni ubicati nel comune di Turi su cui insistono 6 ville bifamiliari (12 unità immobiliari abitative), non ancora accatastate, ed un conto corrente bancario, il tutto riconducibile alla società sequestrata lo scorso 8 aprile.
Il sottrarre patrimoni alle organizzazioni mafiose è una strategia di contrasto alla criminalità organizzata fortemente voluta ed incentivata dalla Procura della Repubblica di Bari: privare delle loro ricchezze indebolisce i clan più degli arresti, perché esercitare il potere mafioso senza "soldi" non è possibile. Ma il contrasto alla criminalità attraverso l'applicazione delle misure patrimoniali ha anche l'effetto di restituire alla società civile il "mal tolto" e reimpiegarlo in usi sociali che ridanno fiducia ai cittadini.