Ancora sequestri alla mafia di gravina
Al boss tolta anche la ferrari. Un milione e mezzo di euro: a tanto ammonta l'ulteriore sequestro "antimafia"
venerdì 1 aprile 2011
Un milione e mezzo di euro: a tanto ammonta l'ulteriore sequestro "antimafia" (applicando il cosiddetto "Pacchetto sicurezza") nei confronti del clan M. di Gravina di Puglia, disposto dal Tribunale di Bari – sezione Misure di prevenzione – su richiesta della Procura del capoluogo ed eseguito, questa mattina dai carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Altamura.
Solo poco più di un mese fa, il 25 febbraio scorso, la stessa organizzazione criminale era stata soggetta a un analogo provvedimento. In quell'occasione furono sequestrati 98 beni immobili, quattro società, tre autovetture e depositi bancari in otto diversi istituti di credito: per un valore complessivo di circa 30 milioni di euro. Lo stesso clan aveva subito quattro mesi prima un altro maxi sequestro per circa dieci milioni.
Ancora una volta principale destinatario della misura patrimoniale è il pluripregiudicato R. D., 59 anni, con precedenti penali per associazione per delinquere di stampo mafioso finalizzata all'estorsione, al traffico illecito di sostanze stupefacenti, omicidio e usura. E' stato coinvolto, in questi anni, nelle operazioni anti-mafia "Gravina" e "Canto del Cigno". L'indagine finanziaria a suo carico – che nello scorso febbraio ha portato all'ingente sequestro (operazione "Secondopiano") – ha dimostrato che il tenore di vita e l'immenso patrimonio a disposizione del boss, a fronte di esigui redditi dichiarati, non potevano che essere riconducibili alla sua attività criminale.
Nella giornata odierna, in modo particolare, sono stati sottratti a D., perché a lui riconducibili direttamente o indirettamente, numerosi oggetti in oro, orologi, gioielli, diamanti e altri preziosi (custoditi in un caveau) per un valore di circa 50mila euro, altri depositi bancari e assicurativi per poco più di un milione di euro, e due lussuose autovetture (una nuovissima Audi A8 4.2 Tdi e una Ferrari 599 Gtb "Fiorano").
Il sottrarre patrimoni alle organizzazioni mafiose è una politica fortemente voluta dalla Procura di Bari: privare delle loro ricchezze indebolisce i clan più degli arresti, perché è esercitare il potere mafioso senza "soldi" non è possibile. Ma il contrasto alla criminalità attraverso l'applicazione delle misure patrimoniali ha anche l'effetto di restituire alla società civile il mal tolto e reimpiegarlo in usi sociali che ridanno fiducia ai cittadini.
Solo poco più di un mese fa, il 25 febbraio scorso, la stessa organizzazione criminale era stata soggetta a un analogo provvedimento. In quell'occasione furono sequestrati 98 beni immobili, quattro società, tre autovetture e depositi bancari in otto diversi istituti di credito: per un valore complessivo di circa 30 milioni di euro. Lo stesso clan aveva subito quattro mesi prima un altro maxi sequestro per circa dieci milioni.
Ancora una volta principale destinatario della misura patrimoniale è il pluripregiudicato R. D., 59 anni, con precedenti penali per associazione per delinquere di stampo mafioso finalizzata all'estorsione, al traffico illecito di sostanze stupefacenti, omicidio e usura. E' stato coinvolto, in questi anni, nelle operazioni anti-mafia "Gravina" e "Canto del Cigno". L'indagine finanziaria a suo carico – che nello scorso febbraio ha portato all'ingente sequestro (operazione "Secondopiano") – ha dimostrato che il tenore di vita e l'immenso patrimonio a disposizione del boss, a fronte di esigui redditi dichiarati, non potevano che essere riconducibili alla sua attività criminale.
Nella giornata odierna, in modo particolare, sono stati sottratti a D., perché a lui riconducibili direttamente o indirettamente, numerosi oggetti in oro, orologi, gioielli, diamanti e altri preziosi (custoditi in un caveau) per un valore di circa 50mila euro, altri depositi bancari e assicurativi per poco più di un milione di euro, e due lussuose autovetture (una nuovissima Audi A8 4.2 Tdi e una Ferrari 599 Gtb "Fiorano").
Il sottrarre patrimoni alle organizzazioni mafiose è una politica fortemente voluta dalla Procura di Bari: privare delle loro ricchezze indebolisce i clan più degli arresti, perché è esercitare il potere mafioso senza "soldi" non è possibile. Ma il contrasto alla criminalità attraverso l'applicazione delle misure patrimoniali ha anche l'effetto di restituire alla società civile il mal tolto e reimpiegarlo in usi sociali che ridanno fiducia ai cittadini.