Aprim, continua lo sciopero
L'azienda risponde: "Solo 10 persone hanno aderito"
martedì 25 febbraio 2014
13.43
"Non si può andare avanti così. Abbiamo famiglia, figli e nipoti da mantenere. Ma come si fa a vivere in questo modo?"
La rabbia mista alla preoccupazione è evidente sui volti degli operai che anche questa mattina sono arrivati puntuali dinanzi ai cancelli dell'Aprim per manifestare tutto il loro disappunto sulle scelte gestionali dell'azienda.
Dopo lo sciopero di ieri, anche oggi hanno deciso di incrociare le braccia in attesa dell'incontro di giovedì quando direzione aziendale e sindacati si ritroveranno faccia a faccia per discutere del futuro dei 10 padri di famiglia che oggi chiedono di vedere rispettati i propri diritti.
"Viviamo in una situazione precaria da diverso tempo – raccontano questa mattina mentre dinanzi ai loro occhi sfilano i camion venuti in azienda a ritirare le commesse - per mesi ci hanno chiesto sacrifici promettendoci che prima o poi la situazione si sarebbe risolta".
E invece così non è stato e alle promesse non sono seguite i fatti tanto che i manifestanti denunciano di aver percepito solo un anticipo sul totale degli arretrati che l'azienda dovrebbe riconoscere ad ogni singolo lavoratore.
"La situazione è drammatica – commenta uno degli operai più anziani – lavoro in questa azienda da più di vent'anni e non ho mai visto quello che sta succedendo in questi giorni" racconta mentre altri impiegati, che non hanno aderito allo sciopero, gli sfilano davanti per raggiungere il posto di lavoro.
"Non ci resta che aspettare giovedì, almeno per capire cosa ne sarà di noi".
Intanto sull'altro fronte, quello aziendale, l'Aprim ha inviato attraverso l'avvocato Angelo Petrara una nota nella quale si precisa che "Non corrisponde a verità che lo sciopero proclamato dalle OO.SS. e dalla RSA aziendale ha bloccato la produzione. In realtà, l'adesione allo sciopero ha interessato una decina di lavoratori su una forza lavoro di oltre 30 unità. La produzione, sia pure con qualche difficoltà, non è allo stato bloccata. Prosegue al fine di assicurare gli impegni assunti con il mercato e con i medesimi nostri lavoratori".
A questo punto non resta che aspettare giovedì.
La rabbia mista alla preoccupazione è evidente sui volti degli operai che anche questa mattina sono arrivati puntuali dinanzi ai cancelli dell'Aprim per manifestare tutto il loro disappunto sulle scelte gestionali dell'azienda.
Dopo lo sciopero di ieri, anche oggi hanno deciso di incrociare le braccia in attesa dell'incontro di giovedì quando direzione aziendale e sindacati si ritroveranno faccia a faccia per discutere del futuro dei 10 padri di famiglia che oggi chiedono di vedere rispettati i propri diritti.
"Viviamo in una situazione precaria da diverso tempo – raccontano questa mattina mentre dinanzi ai loro occhi sfilano i camion venuti in azienda a ritirare le commesse - per mesi ci hanno chiesto sacrifici promettendoci che prima o poi la situazione si sarebbe risolta".
E invece così non è stato e alle promesse non sono seguite i fatti tanto che i manifestanti denunciano di aver percepito solo un anticipo sul totale degli arretrati che l'azienda dovrebbe riconoscere ad ogni singolo lavoratore.
"La situazione è drammatica – commenta uno degli operai più anziani – lavoro in questa azienda da più di vent'anni e non ho mai visto quello che sta succedendo in questi giorni" racconta mentre altri impiegati, che non hanno aderito allo sciopero, gli sfilano davanti per raggiungere il posto di lavoro.
"Non ci resta che aspettare giovedì, almeno per capire cosa ne sarà di noi".
Intanto sull'altro fronte, quello aziendale, l'Aprim ha inviato attraverso l'avvocato Angelo Petrara una nota nella quale si precisa che "Non corrisponde a verità che lo sciopero proclamato dalle OO.SS. e dalla RSA aziendale ha bloccato la produzione. In realtà, l'adesione allo sciopero ha interessato una decina di lavoratori su una forza lavoro di oltre 30 unità. La produzione, sia pure con qualche difficoltà, non è allo stato bloccata. Prosegue al fine di assicurare gli impegni assunti con il mercato e con i medesimi nostri lavoratori".
A questo punto non resta che aspettare giovedì.