Aprite quel cancello: la storia triste di un bambino

Affetto da una sindrome rara, non può subire urti. Ma cavilli e burocrazia gli rendono la vita un inferno.

lunedì 3 dicembre 2012 10.30
A cura di Antonella Testini
Osteogenesi imperfetta, ossia manifesta fragilità ossea.

Questa è la malattia che i dottori hanno diagnosticato sin dalla nascita ad un bambino di 10 anni iscritto alla scuola elementare "Don Saverio Valerio". Una sindrome rara, pericolosa e soprattutto debilitante per un bambino che come tanti frequenta la scuola, pur con tutte le difficoltà che la sua malattia comporta.

I suoi genitori da mesi portano avanti una battaglia iniziata quando lui aveva ancora tre anni, e finita anche nei tribunali, per iscrivere il bambino alla scuola primaria: le scuole di Gravina, pubbliche e private, non sono attrezzate, per cui nessuno accetta l'iscrizione. Dopo 3 anni un tribunale decide che il piccolo "ha il diritto di frequentare la scuola". Inizia così l'avventura alla "Don Saverio Valerio". La convivenza in classe è difficile. Più che altro, fonte di costante pericolo: il piccolo non deve essere strattonato nè deve subire urti, perché il suo scheletro potrebbe facilmente fratturarsi. Pure per questo i genitori possono accompagnarlo a scuola, entrando con l'auto da un ingresso secondario, perchè giunga in classe senza pericoli.

In terza elementare però ricominciano i problemi. Una mattina la mamma urta un albero con l'auto. Lo abbatte, naturalmente per errore. Comincia l'odissea. Su ordine della dirigenza scolastica il secondo ingresso viene chiuso: la legge è uguale per tutti e quindi si entra tutti dall'entrata principale, completamente priva di barriere architettoniche. Mamma e papà corrono in presidenza: "Mio figlio ha un problema serio e noi non possiamo mettere in pericolo la sua salute tutte le mattine entrando in mezzo alla calca. Per altro non è nemmeno giusto farlo entrare dopo l'inizio delle lezioni, quando i suoi compagni sono già tutti seduti al proprio posto. Ha un problema, ma non può essere trattato come un diverso". Ma nessuno vuol sentire ragioni. E per "ragioni di sicurezza", questa la motivazione ufficiale, il secondo cancello resta chiuso.

Prendono il via gli incontri e gli scontri. La scuola, oltre al secondo ingresso, adiacente a quello principale, ne ha un altro situato nel piazzale posteriore, ma pure quello resta chiuso in ossequio alle note "ragioni di sicurezza". La famiglia bussa allora alle porte dell'amministrazione comunale per trovare un accordo. Ciascuno avanza le proprie proposte: i familiari chiedono di poter utilizzare un ingresso secondario, parcheggiare l'auto e far entrare e uscire il piccolo evitando la ressa degli alunni. Dalla presidenza dell'istituto si ribatte dicendo che l'opzione potrebbe essere condivisa solo con l'impegno dei due genitori "ad arrivare un po' prima dell'orario di ingresso, quando gli altri bimbi non ci sono ancora, per evitare di creare confusione dinanzi ai due ingressi". Inoltre dalla scuola parte una comunicazione ufficiale all'amministrazione comunale per chiedere la messa in sicurezza del piazzale retrostante l'istituto, così da far entrare il piccolo attraverso un cancello automatico, "perché non posso mettere un collaboratore a sorvegliare quell'ingresso", sottolinea la dirigente scolastica.

Il resto è cronaca dei giorni nostri. Il tentativo di mediazione avviato avrebbe dovuto trovare uno sbocco in un ulteriore riunione da tenersi a Palazzo di città, alla presenza del sindaco Alesio Valente e dell'assessore alla pubblica istruzione Laura Marchetti. Pochi minuti prima dell'orario previsto, l'appuntamento sarebbe saltato, per sopraggiunti impegni dei due amministratori. Ad oggi non si sarebbe ancora tenuto. E da allora scuola e famiglia attendono una nuova convocazione.

Intanto il piccolo Salvatore, perché è così che si chiama il protagonista di questa storia, aspetta e spera. Di poter frequentare la scuola con gli altri bambini, in tutta sicurezza e con la loro stessa spensieratezza.