Arte rupestre: il Giappone ha scelto Gravina
Presentato l'archivio digitale sugli affreschi delle chiese. L’équipe del prof. Miyashita ospite di “Archè – Festival delle origini".
giovedì 6 settembre 2012
19.00
"Gravina è una città fortunata".
Parole non retoriche ed autoreferenziali se a pronunciarle è Takaharu Miyashita, docente di storia dell'arte occidentale presso l'Università di Kanazawa, promotore e guida di "Tebaide del Sud Italia", il progetto che da qualche anno vede gli studiosi giapponesi impegnati nello studio delle pitture rupestri gravinesi in collaborazione con l'Opificio delle Pietre Dure di Firenze.
Nel corso di "Arché – Festival delle origini", la rassegna di archeologia, antropologia, architettura promossa dall'assessorato alla Cultura, il docente nipponico e la sua équipe hanno presentato alla platea gravinese, tra cui anche il sindaco Valente e l'assessore Marchetti, l'archivio digitale sugli affreschi di San Michele delle grotte, San Vito vecchio e Padre Eterno, frutto del lavoro altamente specialistico condotto la scorsa estate dai ricercatori del Sol Levante. Dopo aver rievocato la sua lunga carriera di studioso dell'arte italiana, iniziata sotto la guida del maestro e amico Fosco Maraini, e proseguita con importanti esperienze sul campo, come il restauro della cappella maggiore di Santa Croce, il prof. Miyashita ha illustrato le ragioni che lo hanno portato a scegliere Gravina quale primo sito di ricerca, in un percorso scientifico che parte dallo studio dell'affresco per arrivare alle origini bizantine e mediterranee del fenomeno artistico.
Finanziato con 300.000.000 di yen dal governo di Tokyo e curato dall'ateneo giapponese e dal museo fiorentino, "Tebaide del Sud Italia" è un progetto di ricerca diagnostica e di documentazione sulla tecnica esecutiva e sullo stato di conservazione delle pitture murali del Mezzogiorno d'Italia, con particolare riguardo al periodo bizantino e altomedievale. Il progetto di ricerca, che proseguirà con lo studio degli aspetti iconografici, è finalizzato ad acquisire una maggiore conoscenza su un segmento importante del patrimonio artistico italiano, poco conosciuto ma assolutamente unico, frutto dell'insediamento di monaci ortodossi provenienti da Oriente e Sicilia verificatosi fra il VI e l'XI secolo in regioni come la Calabria, la Lucania e la Puglia. Il progetto ha un valore particolarmente innovativo dal momento che non esiste una conoscenza organica e di ampio raggio sulla tecnica e sulle tipologie della pittura murale di area bizantina medio-orientale. In tal senso, lo studio della "versione" italiana, e gravinese in primis, di quel fenomeno storico-artistico potrà costituire un punto di riferimento per le acquisizioni future riguardanti il più vasto patrimonio di chiese rupestri del bacino Mediterraneo.
Parole non retoriche ed autoreferenziali se a pronunciarle è Takaharu Miyashita, docente di storia dell'arte occidentale presso l'Università di Kanazawa, promotore e guida di "Tebaide del Sud Italia", il progetto che da qualche anno vede gli studiosi giapponesi impegnati nello studio delle pitture rupestri gravinesi in collaborazione con l'Opificio delle Pietre Dure di Firenze.
Nel corso di "Arché – Festival delle origini", la rassegna di archeologia, antropologia, architettura promossa dall'assessorato alla Cultura, il docente nipponico e la sua équipe hanno presentato alla platea gravinese, tra cui anche il sindaco Valente e l'assessore Marchetti, l'archivio digitale sugli affreschi di San Michele delle grotte, San Vito vecchio e Padre Eterno, frutto del lavoro altamente specialistico condotto la scorsa estate dai ricercatori del Sol Levante. Dopo aver rievocato la sua lunga carriera di studioso dell'arte italiana, iniziata sotto la guida del maestro e amico Fosco Maraini, e proseguita con importanti esperienze sul campo, come il restauro della cappella maggiore di Santa Croce, il prof. Miyashita ha illustrato le ragioni che lo hanno portato a scegliere Gravina quale primo sito di ricerca, in un percorso scientifico che parte dallo studio dell'affresco per arrivare alle origini bizantine e mediterranee del fenomeno artistico.
Finanziato con 300.000.000 di yen dal governo di Tokyo e curato dall'ateneo giapponese e dal museo fiorentino, "Tebaide del Sud Italia" è un progetto di ricerca diagnostica e di documentazione sulla tecnica esecutiva e sullo stato di conservazione delle pitture murali del Mezzogiorno d'Italia, con particolare riguardo al periodo bizantino e altomedievale. Il progetto di ricerca, che proseguirà con lo studio degli aspetti iconografici, è finalizzato ad acquisire una maggiore conoscenza su un segmento importante del patrimonio artistico italiano, poco conosciuto ma assolutamente unico, frutto dell'insediamento di monaci ortodossi provenienti da Oriente e Sicilia verificatosi fra il VI e l'XI secolo in regioni come la Calabria, la Lucania e la Puglia. Il progetto ha un valore particolarmente innovativo dal momento che non esiste una conoscenza organica e di ampio raggio sulla tecnica e sulle tipologie della pittura murale di area bizantina medio-orientale. In tal senso, lo studio della "versione" italiana, e gravinese in primis, di quel fenomeno storico-artistico potrà costituire un punto di riferimento per le acquisizioni future riguardanti il più vasto patrimonio di chiese rupestri del bacino Mediterraneo.