Articolo Uno su scavi Botromagno: la politica assente

Critica del movimento al disinteresse sul parco archeologico

martedì 24 novembre 2020
I clamori di questi giorni attorno alle scoperte archeologiche degli scavi sulla collina di Botromagno, riportano in auge il dibattito sul parco archeologico ed in generale sulla vocazione archeologica della città di Gravina. Il movimento politico Articolo Uno, in questa nuova fase di rilancio delle attività archeologiche, lamenta un colpevole disinteresse da parte dell'amministrazione comunale.
Riportiamo di seguito il comunicato integrale inviatoci dal movimento Articolo Uno.

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Stupisce e appassiona ancora la notizia che a Gravina, sulla collina di Botromagno, si scoprano nuove tombe, nuovi reperti, testimonianza di antiche civiltà. E' dagli anni '60 che quell'area archeologica restituisce tesori inestimabili che hanno attirato sul nostro territorio studiosi e ricercatori da tutto il mondo richiamando anche i media nazionali e internazionali.

La Collina di Botromagno è il nostro scrigno di cultura ma stranamente ci stupiamo ancora. Tutto questo nonostante decenni fa amministrazioni "illuminate" seppero dare la giusta importanza, il giusto valore al nostro patrimonio archeologico avviando, accanto ai tanti cittadini, una vera e propria battaglia per opporsi alle continue ruberie che organi sovracomunali avevano imposto ai nostri tesori "destinandoli" agli scantinati di lontani musei, senza alcuna valorizzazione.

La nostra città ha una vera e propria vocazione per l'archeologia, vuoi per l'enorme quantità di resti di età classica (e non solo), vuoi per la presenza di grotte, chiese rupestri, necropoli, basiliche e monumenti, connubio perfetto tra uomo e natura. Ma ogni volta è una sorpresa: le notizie che provengono dal colle più bello dei dintorni della città, ci stupiscono…. Ma se i cittadini s'interessano e assistono con orgoglio alle notizie che ci giungono dal colle Botromagno, la classe politica locale non è ugualmente attenta. Strano a dirsi perché quell'immenso patrimonio archeologico potrebbe essere un vero tesoro, sia dal punto di vista culturale, sociale che economico. Ancora in questi giorni pesa l'assordante silenzio dell'amministrazione comunale in merito ai lavori che si stanno svolgendo su a Botromagno intraprese dalla sovrintendenza e da una volenterosa impresa privata.

Tuttavia, in tempi di pandemia, è giusto ricavare sempre il buono da ogni vicenda registrando innanzitutto la rinata attenzione per la nostra città da parte della sovrintendenza archeologia dopo anni di oblio. Non per piangeria ma siamo stati sempre trascurati, dimenticati, spesso abbandonati perché pendeva sulla nostra città una spada di Damocle chiamata "progetto Sidin". Questo progetto e tutte le vicende ad esso collegate hanno sempre pesato sul destino dei nostri beni archeologici addirittura lasciando "strascichi" giudiziari ancora vividi. Ma chi ha pagato per davvero? Di sicuro la sola città di Gravina! Oggi per fortuna si è aperto uno spiraglio, un barlume di speranza che potrebbe rilanciare uno dei più grandi parchi archeologici del sud Italia. Investire su Botromagno significa scoprire vicende storiche inedite e che possono riscrivere la storia del nostro territorio. Speriamo vivamente che la Sovrintendenza possa continuare ad investire negli scavi di Botromagno.

Altra considerazione riguarda l'attenzione attribuita dalla politica locale alle vicende del nostro patrimonio archeologico: poche le parole espresse dal Sindaco, ancor meno dagli assessori della sua giunta. Anche la Fondazione E. P. Santomasi non è pervenuta. Nessuno che sia andato sulla collina ad ammirare i ritrovamenti, nessuno che abbia commentato l'abbandono di più di 400 ettari di parco archeologico, nessuno che si sia spinto in una proposta costruttiva per riaccendere l'attenzione su quell'area! Nessuno che ci dice perché il museo civico è ancora chiuso dopo un anno dall'affidamento della sua gestione e non abbiamo ancora capito se verranno esposti i reperti o meno… Dovremmo forse pensare che la risposta ad un simile atteggiamento sia da ricercare nelle dichiarazioni del primo cittadino rilasciate un anno fa: " Pensiamo alla città dei vivi e dopo a quella dei morti". In effetti non c'è altra spiegazione, se non il disinteresse, a giustificare l'inettitudine della pubblica amministrazione dopo il dissequestro avvenuto pochi anni fa. Perché non esiste un minimo di fruizione, di messa in sicurezza, di accoglienza turistica dedicata? Eppure, caro sindaco, in altre realtà ben più piccole della nostra hanno curato gli antichi tesori dei morti per dare nuova linfa e una nuova ricchezza ai vivi.

Bisognerebbe passare ai fatti. Responsabilmente. Soprattutto dopo questa pandemia che ha messo in ginocchio l'intero tessuto sociale cittadino.
Articolo Uno