Beni comuni: il Prc richiama l'attenzione del commissario prefettizio
Tante inquietanti segnalazioni nella missiva inviata al Comune
giovedì 16 febbraio 2012
19.09
Il centro storico sepolto da una colata di cemento e di colori sgarcianti. Il bosco sfregiato da una pista ciclabile. Le piazze occupate da impalcature e mille e più attività, non tutte lecite, non tutte autorizzate. E poi, ancora, campi trasformati in poligoni di tiro, falò di pneumatici, antenne ovunque.
Tanti esempi per un'unica denuncia: i beni comuni gravinesi sarebbero in pericolo. A lanciare l'allarme, il circolo di Rifondazione comunista, in una lettera inviata al commissario prefettizio Ciro Trotta per richiedere un incontro da dedicare alla questione ed alle possibili contromisure da adottare a tutela del patrimonio cittadino. In cima alle preoccupazioni dei rifondaroli, le sorti del bosco, interessato in questi giorni dai lavori di realizzazione di un nastro di asfalto da riservare a pedoni e ciclisti. "Quella pista ciclabile, lunga quasi due chilometri e mezzo e larga tre metri", afferma Rc, "è stata causa dell'abbattimento di molti alberi. E molti ancora dovranno essere abbatuti in nome di un progetto che prevede interventi mirati alla difesa del bosco, e non alla sua distruzione, peraltro con la realizzazione di una pista ciclabile di cui non v'è previsione alcuna". Primo punto di un elenco sterminato in cui figurano, tra l'altro, "l'impalcatura pericolosa che insiste da anni in piazza Plebiscito, occupandone una parte", ma pure "il rosso pompeiano ed i vetri a specchio del palazzo affacciato su piazza del Purgatorio", la "rotonda spuntata in piazza sant'Agostino, come i 6 paletti posti all'ingresso della chiesa omonima", e ancora "i 26 paletti in ferro posti in piazza Cattedrale". Segue quesito: "Chi ha autorizzato tutto ciò? La Sovrintendenza ha rilasciato i suoi pareri? E quando si utilizza suolo pubblico, si provvede al pagamento ed alla riscossione di quanto dovuto?"
Nella lista, insieme a tanti altri casi specifici finiscono anche "il proliferare di pannelli solari e torri eoliche, il restauro del palazzo torre in via Montea e di quello crollato venerdì scorso, la cementificazione indiscriminata della gravina, la chiusura abusiva di tante vie cittadine, i falò di pneumatici al limitare del centro abitato, la gente che spara ad un chilometro dalla città". E poi, ancora, "l'antenna della stazione, che forse non sorgerà più sul sito orginariamente individuato, ma da qualche altra parte, magari sul tetto di una scuola media dove vivono bambini che sono essi pure bene comune, come i migranti alle cui esigenze dare risposta al pari dei cittadini che vivono sulla propria pelle il degrado fisico e sociale attorno a santa Lucia".
Si giunge così alla richiesta finale: una moratoria. Proprio questo auspica Rc, sollecitando l'avvio, "in un periodo di vacanza politica quale quello presente, di una discussione tra cittadini, lavoratori, imprese ed associazioni sulle tematiche sollevate, ma pure sui progetti, come ad esempio il piano di rigenerazione urbana, che lasciano grossi segni sul territorio".
Primo destinatario dell'invito, il prefetto Ciro Trotta, esortato a fissare un incontro per dare inizio al confronto su Gravina e i suoi beni comuni. S'attendono ora risposte da Palazzo di città.
Tanti esempi per un'unica denuncia: i beni comuni gravinesi sarebbero in pericolo. A lanciare l'allarme, il circolo di Rifondazione comunista, in una lettera inviata al commissario prefettizio Ciro Trotta per richiedere un incontro da dedicare alla questione ed alle possibili contromisure da adottare a tutela del patrimonio cittadino. In cima alle preoccupazioni dei rifondaroli, le sorti del bosco, interessato in questi giorni dai lavori di realizzazione di un nastro di asfalto da riservare a pedoni e ciclisti. "Quella pista ciclabile, lunga quasi due chilometri e mezzo e larga tre metri", afferma Rc, "è stata causa dell'abbattimento di molti alberi. E molti ancora dovranno essere abbatuti in nome di un progetto che prevede interventi mirati alla difesa del bosco, e non alla sua distruzione, peraltro con la realizzazione di una pista ciclabile di cui non v'è previsione alcuna". Primo punto di un elenco sterminato in cui figurano, tra l'altro, "l'impalcatura pericolosa che insiste da anni in piazza Plebiscito, occupandone una parte", ma pure "il rosso pompeiano ed i vetri a specchio del palazzo affacciato su piazza del Purgatorio", la "rotonda spuntata in piazza sant'Agostino, come i 6 paletti posti all'ingresso della chiesa omonima", e ancora "i 26 paletti in ferro posti in piazza Cattedrale". Segue quesito: "Chi ha autorizzato tutto ciò? La Sovrintendenza ha rilasciato i suoi pareri? E quando si utilizza suolo pubblico, si provvede al pagamento ed alla riscossione di quanto dovuto?"
Nella lista, insieme a tanti altri casi specifici finiscono anche "il proliferare di pannelli solari e torri eoliche, il restauro del palazzo torre in via Montea e di quello crollato venerdì scorso, la cementificazione indiscriminata della gravina, la chiusura abusiva di tante vie cittadine, i falò di pneumatici al limitare del centro abitato, la gente che spara ad un chilometro dalla città". E poi, ancora, "l'antenna della stazione, che forse non sorgerà più sul sito orginariamente individuato, ma da qualche altra parte, magari sul tetto di una scuola media dove vivono bambini che sono essi pure bene comune, come i migranti alle cui esigenze dare risposta al pari dei cittadini che vivono sulla propria pelle il degrado fisico e sociale attorno a santa Lucia".
Si giunge così alla richiesta finale: una moratoria. Proprio questo auspica Rc, sollecitando l'avvio, "in un periodo di vacanza politica quale quello presente, di una discussione tra cittadini, lavoratori, imprese ed associazioni sulle tematiche sollevate, ma pure sui progetti, come ad esempio il piano di rigenerazione urbana, che lasciano grossi segni sul territorio".
Primo destinatario dell'invito, il prefetto Ciro Trotta, esortato a fissare un incontro per dare inizio al confronto su Gravina e i suoi beni comuni. S'attendono ora risposte da Palazzo di città.