Bike nel burrone, Gravina dovrebbe andare a lezione di civiltà?
Da pochi giorni attivato il servizio bike sharing conta già le "prime vittime"
mercoledì 15 maggio 2024
La transizione che porta alla mobilità sostenibile deve passare necessariamente prima da un cambio di rotta culturale. A che servono le piste ciclabili e i mezzi pubblici ecosostenibili, comprese le biciclette ecologiche, se poi la cittadinanza si dimostra non ancora all'altezza di questo processo e cambio epocale?
Riflessioni che sorgono spontanee all'indomani delle decine di foto che popolano i social e che mostrano le biciclette del neonato servizio di sharing, maltrattate, vilipese e addirittura lanciate nella scarpata della gravina. Che si tratti di atti vandalici o di gesti inconsulti di pochi scalmanati, le foto si dimostrano più eloquenti di ogni parola e danno il polso della situazione rispetto al livello di civiltà di taluni cittadini gravinesi e che ci ancorano ad una realtà che ci lascia indietro rispetto agli altri comuni, che su questa strada anziché camminare, corrono.
La comunità non si dimostra pronta ad una inversione di marcia sulla via della sostenibilità e manifesta tutta la sua impreparazione e arretratezza rispetto ad una innovazione tecnologica che si presenta come una proiezione nel futuro, fondamentale per una città che ambisce a diventare metà stabile di turismo e capitale italiana della cultura.
C'è ancora molta strada da percorrere per educare e sensibilizzare una parte della cittadinanza che dimostra spregio per i luoghi culturali e ancor più per quella innovazione che la porterebbe verso il terzo millennio, in una dimensione di civiltà dai più agognata, ma che allo stato attuale appare irraggiungibile.
Una città dove gli automobilisti sono arroganti e prepotenti; dove le baby gang la fanno da padrone per le strade; dove ci si picchia, se non di più, per una futile discussione di condominio. Bene, allora, forse questa città avrebbe bisogno di andare a lezione di civiltà. Di crescere culturalmente, iniziando a traslare i propri valori, o simil tali, che per il momento ci stanno portando verso un baratro, così bene rappresentato da una bicicletta in un burrone.
Riflessioni che sorgono spontanee all'indomani delle decine di foto che popolano i social e che mostrano le biciclette del neonato servizio di sharing, maltrattate, vilipese e addirittura lanciate nella scarpata della gravina. Che si tratti di atti vandalici o di gesti inconsulti di pochi scalmanati, le foto si dimostrano più eloquenti di ogni parola e danno il polso della situazione rispetto al livello di civiltà di taluni cittadini gravinesi e che ci ancorano ad una realtà che ci lascia indietro rispetto agli altri comuni, che su questa strada anziché camminare, corrono.
La comunità non si dimostra pronta ad una inversione di marcia sulla via della sostenibilità e manifesta tutta la sua impreparazione e arretratezza rispetto ad una innovazione tecnologica che si presenta come una proiezione nel futuro, fondamentale per una città che ambisce a diventare metà stabile di turismo e capitale italiana della cultura.
C'è ancora molta strada da percorrere per educare e sensibilizzare una parte della cittadinanza che dimostra spregio per i luoghi culturali e ancor più per quella innovazione che la porterebbe verso il terzo millennio, in una dimensione di civiltà dai più agognata, ma che allo stato attuale appare irraggiungibile.
Una città dove gli automobilisti sono arroganti e prepotenti; dove le baby gang la fanno da padrone per le strade; dove ci si picchia, se non di più, per una futile discussione di condominio. Bene, allora, forse questa città avrebbe bisogno di andare a lezione di civiltà. Di crescere culturalmente, iniziando a traslare i propri valori, o simil tali, che per il momento ci stanno portando verso un baratro, così bene rappresentato da una bicicletta in un burrone.