Caccia? No, grazie!
"Una stagione venatoria illegittima". La LIPU comunica "lo scempio di natura e diritto"
martedì 1 febbraio 2011
11.57
Secondo il Rapporto Eurispes 2011, gli italiani ribadiscono il proprio no alla caccia, oltre l'80% non la ama. La LIPU-BirdLife Italia si dichiara scontenta definendo "scempio di natura e diritto" la stagione venatoria appena trascorsa, che doveva invece essere votata alla biodiversità e tutela per gli uccelli migratori. Nel comunicato della LIPU si denuncia la scarsa attenzione da parte delle regioni ad applicare le norme approvate a livello nazionale di maggiori tutele per gli uccelli selvatici e di divieto di caccia nei periodi di migrazione degli uccelli.
Con i ricorsi ai TAR la LIPU ha ottenuto ordinanze secondo cui le regioni dovevano modificare i propri calendari venatori e accorciare la stagione ad alcune specie di uccelli come la beccaccia, i tordi e le anatre. Ma la situazione è stata qualificata "di illegittimità, con varie regioni che hanno semplicemente finto di adeguarsi per poi, all'ultimo momento, ripristinare i vecchi calendari". Nello specifico, in Puglia il calendario è stato modificato "indebitamente all'ultimo momento, in una regione dove peraltro si era già registrata l'approvazione dell'incredibile norma che permette la caccia nel parco delle Gravine".
"I casi Calabria, Lazio e Puglia sono situazioni gravissime, abbastanza simili a quelle di molte altre regioni italiane – dichiara il vicepresidente LIPU Fulvio Mamone Capria - che fanno scempio non solo della natura ma anche e soprattutto del diritto e chiamano ad una riflessione seria sugli strumenti da attivare, a questo punto, per far fronte ad un quadro di evidente crisi della legittimità e della buona amministrazione".
Inoltre le associazioni ENPA, Italia Nostra, LAV, LIPU e Legambiente intercettano un nuovo tentativo di deregolamentazione venatoria. Nel comunicato si legge che "a firma del noto consigliere Pentassuglia (PD), approda nella Commissione Regionale interessata un Disegno di Legge per modificare la Legge regionale in materia di caccia. E come è ovvio non prevede un quadro roseo". L'emendamento promosso da Pentassuglia è detto "ammazzaparco" per l'intento di consentire la caccia all'interno dell'area protetta del Parco delle Gravine.
Sono stati registrati dati importanti come rimozione del divieto di caccia nella fascia di rispetto di 100 m. dalle aree protette; mancanza del principio di divieto venatorio durante la riproduzione e la migrazione primaverile; eliminazione delle misure accessorie rispetto alle violazioni penali (quando si ricorre all'oblazione); penalizzazione delle oasi di protezione; l'imposizione illegittima e contro la legge quadro nazionale con cui i terreni agricoli interdetti alla caccia dagli agricoltori debbano essere provvisti di recinzioni più alte e quindi più onerose; eliminazione del tetto massimo di cacciatori provenienti da fuori dell'ambito territoriale di caccia (ATC). Ed in conseguenza a ciò ENPA, Italia Nostra, LAV, LIPU e Legambiente hanno presentato le proprie osservazioni al Disegno di Legge indirizzandole ai membri della Commissione interessata, chiedendo una audizione, ma anche trasmettendole al Governatore Vendola e all'Assessore al ramo Stefàno.
Con i ricorsi ai TAR la LIPU ha ottenuto ordinanze secondo cui le regioni dovevano modificare i propri calendari venatori e accorciare la stagione ad alcune specie di uccelli come la beccaccia, i tordi e le anatre. Ma la situazione è stata qualificata "di illegittimità, con varie regioni che hanno semplicemente finto di adeguarsi per poi, all'ultimo momento, ripristinare i vecchi calendari". Nello specifico, in Puglia il calendario è stato modificato "indebitamente all'ultimo momento, in una regione dove peraltro si era già registrata l'approvazione dell'incredibile norma che permette la caccia nel parco delle Gravine".
"I casi Calabria, Lazio e Puglia sono situazioni gravissime, abbastanza simili a quelle di molte altre regioni italiane – dichiara il vicepresidente LIPU Fulvio Mamone Capria - che fanno scempio non solo della natura ma anche e soprattutto del diritto e chiamano ad una riflessione seria sugli strumenti da attivare, a questo punto, per far fronte ad un quadro di evidente crisi della legittimità e della buona amministrazione".
Inoltre le associazioni ENPA, Italia Nostra, LAV, LIPU e Legambiente intercettano un nuovo tentativo di deregolamentazione venatoria. Nel comunicato si legge che "a firma del noto consigliere Pentassuglia (PD), approda nella Commissione Regionale interessata un Disegno di Legge per modificare la Legge regionale in materia di caccia. E come è ovvio non prevede un quadro roseo". L'emendamento promosso da Pentassuglia è detto "ammazzaparco" per l'intento di consentire la caccia all'interno dell'area protetta del Parco delle Gravine.
Sono stati registrati dati importanti come rimozione del divieto di caccia nella fascia di rispetto di 100 m. dalle aree protette; mancanza del principio di divieto venatorio durante la riproduzione e la migrazione primaverile; eliminazione delle misure accessorie rispetto alle violazioni penali (quando si ricorre all'oblazione); penalizzazione delle oasi di protezione; l'imposizione illegittima e contro la legge quadro nazionale con cui i terreni agricoli interdetti alla caccia dagli agricoltori debbano essere provvisti di recinzioni più alte e quindi più onerose; eliminazione del tetto massimo di cacciatori provenienti da fuori dell'ambito territoriale di caccia (ATC). Ed in conseguenza a ciò ENPA, Italia Nostra, LAV, LIPU e Legambiente hanno presentato le proprie osservazioni al Disegno di Legge indirizzandole ai membri della Commissione interessata, chiedendo una audizione, ma anche trasmettendole al Governatore Vendola e all'Assessore al ramo Stefàno.