Cala il sipario sulla rassegna teatrale "Falcone e Borsellino" di Gravina in Puglia
Annalisa Insardà e Giovanni Carta incantano il pubblico
giovedì 28 luglio 2016
13.40
Si spengono le luci di scena sulla rassegna teatrale "Falcone e Borsellino" di Gravina in Puglia. Il 25 ed il 27 luglio a calcare il palco delle Officine Culturali "Peppino Impastato" e del Castello svevo, Annalisa Insardà con "Reality Shock" e Giovanni Carta interprete di "A testa sutta", scritto da Luana Rondinelli.
"Voglio innanzitutto ringraziare quanti mi abbiano supportata" ha commentato Angela Rubino, attrice e organizzatrice di produzioni cinematografiche e dell'evento insieme alla collega e amica Serena Specchio, "ci rendiamo conto del fatto che il nostro paese ha bisogno di questo, di far circolare la cultura e per farlo è fondamentale collaborare. Cittadini e istituzioni devono muoversi all'unisono in questa direzione".
"Penso dunque sono?" recitano due voci fuori campo che si riannodano al monologo presentato dalla Insardà, narratrice del suo racconto di Mafia fatto di parole e musica. In scena la potenza degli interrogativi che si impongono tra ciò che giusto e ciò che è sbagliato. Una riflessione fatta ad alta voce sulla malagiustizia - citato il clamoroso caso di Rocco Derek Barnabei, giustiziato nel 2000 in America per lo stupro e l'omicidio della fidanzata - e sulla sua identità di donna calabrese che cerca il riscatto in una terra piegata dalla Ndrangheta. Monologhi veloci e sapientemente misurati, pungenti al punto da lasciare ammutoliti, così la Insardà fino all'applauso finale ha incantato il suo pubblico.
Giovanni Carta, lancia una sfida quasi comica: disteso su di una panca, prova a guardare il mondo "a testa sutta" . Il suo omonimo personaggio incarna l'essenza dell'anti mafia, sia nell'aspetto che nella tenerezza dei modi. Custodito come se fosse una specie rara in via d'estinzione dal cugino, compagno di giochi e "angelo custode", Giovanni filtra attraverso il suo sguardo la cattiveria della parte di Palermo che lo "taglia male" e lo ripudia perchè considerato un diverso. Biondo e dagli occhi azzurri, agli antipodi con l'oscurità di un mondo mafioso fatto di bisbigli, sassaiole e pestaggi, Giovanni lascia nel pubblico un riso amaro, unitamente alla consapevolezza che Giovanni Carta sia un grandissimo artista.
"Voglio innanzitutto ringraziare quanti mi abbiano supportata" ha commentato Angela Rubino, attrice e organizzatrice di produzioni cinematografiche e dell'evento insieme alla collega e amica Serena Specchio, "ci rendiamo conto del fatto che il nostro paese ha bisogno di questo, di far circolare la cultura e per farlo è fondamentale collaborare. Cittadini e istituzioni devono muoversi all'unisono in questa direzione".
"Penso dunque sono?" recitano due voci fuori campo che si riannodano al monologo presentato dalla Insardà, narratrice del suo racconto di Mafia fatto di parole e musica. In scena la potenza degli interrogativi che si impongono tra ciò che giusto e ciò che è sbagliato. Una riflessione fatta ad alta voce sulla malagiustizia - citato il clamoroso caso di Rocco Derek Barnabei, giustiziato nel 2000 in America per lo stupro e l'omicidio della fidanzata - e sulla sua identità di donna calabrese che cerca il riscatto in una terra piegata dalla Ndrangheta. Monologhi veloci e sapientemente misurati, pungenti al punto da lasciare ammutoliti, così la Insardà fino all'applauso finale ha incantato il suo pubblico.
Giovanni Carta, lancia una sfida quasi comica: disteso su di una panca, prova a guardare il mondo "a testa sutta" . Il suo omonimo personaggio incarna l'essenza dell'anti mafia, sia nell'aspetto che nella tenerezza dei modi. Custodito come se fosse una specie rara in via d'estinzione dal cugino, compagno di giochi e "angelo custode", Giovanni filtra attraverso il suo sguardo la cattiveria della parte di Palermo che lo "taglia male" e lo ripudia perchè considerato un diverso. Biondo e dagli occhi azzurri, agli antipodi con l'oscurità di un mondo mafioso fatto di bisbigli, sassaiole e pestaggi, Giovanni lascia nel pubblico un riso amaro, unitamente alla consapevolezza che Giovanni Carta sia un grandissimo artista.