Cambio della giunta, Vicino parte all'attacco

Parole pesanti conto il sindaco e i partiti della maggioranza: "Situazione mortificante"

giovedì 9 luglio 2015 8.45
A cura di Antonella Testini
"Una situazione di mortificazione, mercificazione e degrado della politica locale".

Cosi Leo Vicino rappresentante locale dell'Area Popolare commenta l'ultimo cambio in seno alla giunta comunale.
"A distanza di alcuni giorni dalla nomina dell'ennesima giunta comunale (la settima in tre anni), a seguito del silenzio delle opposizioni consiliari e del M5S è d'obbligo fare una riflessione" scrive Vicino che ripercorrendo l'infausta fine dell'amministrazione Divella che "fu mandata a casa da un manipolo di consiglieri comunali eletti tra le file della maggioranza e postisi in contrasto dopo brevissimo tempo, non certamente per nobili motivi, ma perché ognuno di loro aspirava ad ottenere qualche ricompensa per i voti raccolti. L'obbiettivo era avere qualche contentino per il proprio elettorato".
Vicino fa accuse pesanti proprio contro quei consiglieri, molti dei quali oggi compongono la maggioranza guidata da Valente.

"Ripetutamente ci veniva detto che se non avessimo assecondato alle loro richieste, l'amministrazione sarebbe andata a casa. La nostra trasparenza, il nostro senso di legalità e di lealtà nei confronti dei cittadini gravinesi ci rese intransigenti e refrattari alle loro pretese personali e ai loro ricatti".
Ora, dinanzi agli stessi protagonisti, Vicino attacca: "Potrà il nostro sindaco, e tutti coloro che ancora lo sostengono e assecondano, continuare a inventarsi giunte, a fare campagna acquisti tra i consiglieri comunali eletti nell'opposizione pur di arrivare alla scadenza del mandato, ma la fine della sua esperienza è già segnata nelle coscienze dei gravinesi che aspettano con impazienza il giorno delle elezioni per dargli il benservito".

L'indiziato numero uno in questa storia tanto politica e poco amministrativa è Valente, descritto come un "poltrononista, abilissimo ad inventare soluzioni rocambolesche pur di allungare la permanenza sullo scranno, ma che nulla riesce a concretizzare se non i progetti che il centrodestra ha lasciato in dote alla Città (facendolo anche male, tra l'altro), la scelta di coerenza fatta allora, rende la mia parte politica ancora più orgogliosa per quanto fatto. L'ambizione personale di fare carriera non può imporre la regola del tirare a campare con espedienti di piccolo cabotaggio pur di restare in sella, e questa fissazione mal si concilia con il dovere di governare con amore e dedizione una città con problemi atavici come Gravina".

Non da ultimo un attacco diretto ai consiglieri: "Credevamo che la dignità politica ma soprattutto umana di certi uomini potesse avere un sussulto; speravamo che soggetti che avevano pubblicamente preso le distanze dal signore del cambiaNiente potessero, per una volta, mantenere la schiena dritta e dimostrare che la poltrona non è uno scopo di vita, ci illudevamo. Così come pura illusione era pensare di vedere uomini di esperienza dei partiti di tradizione come Pd e Udc prendere una posizione chiara e netta di contrasto al trasformismo e al ricatto".
"Il sindaco più giovane che questa città abbia mai avuto si è dimostrato, nei fatti, il più vecchio. E' stato umiliante vedere donne e uomini prestarsi allo spettacolo indecoroso dell'assessore per qualche ora, o settimana; è stato mortificante leggere lettere di scuse (barattate come "conditio sine qua non" per uno straccio di delega)".

La speranza per Vicino è quella di "ripartire per dare non solo ai giovani ma a tutti coloro che credono ancora nella politica sana e nella buona amministrazione la speranza che Gravina non è irrimediabilmente consegnata al declino, alla decadenza e alla rassegnazione".