Case bianche: via l'asfalto
Il Comune ordina di rimuovere il bitume steso pochi giorni fa. Protestano i cittadini.
giovedì 4 luglio 2013
13.00
È iniziata di prima mattina la giornata per i residenti delle Case bianche.
Di buon'ora un camion con ruspa a seguito ha parcheggiato all'ingresso principale del complesso con un ordine ben preciso: "Ripristinare lo stato dei luoghi, rimuovendo il manto di asfalto" steso in prossimità degli accessi alle abitazioni dell'area appena pochi giorni fa. Ad impartire la disposizione il Comune, con una nota inviata alla ditta esecutrice dei lavori di bitumatura nella zona, la "Cirilli", allo scopo di riportare in superficie la strada sterrata, si legge nel provvedimento, "così come esistente anteriormente l'intervento eseguito". In pratica, riscoprire lo storico tratturo Melfi-Castellaneta.
Un ordine di servizio che Antonio Cirilli, titolare dell'azienda affidataria dei lavori per il rifacimento del manto stradale su via giudici Falcone e Borsellino, ha ricevuto dal responsabile del procedimento, Michele Vicino, a seguito di una nota inviata dal dirigente dell'ufficio urbanistica, Michele Stasi. Carta che Cirilli si è portato dietro per spiegare agli abitanti del quartiere: "Non è colpa mia". L'imprenditore, infatti, spiega di aver eseguito i lavori "in buona fede, per rispondere all'invito di alcuni amici che mi chiedevano di sistemare la strada e soprattutto di richiudere le buche che si sono formate con il tempo".
Ma a Palazzo di città è arrivato l'esposto di un privato cittadino ed è iniziata la girandola che ha poi portato all'ordine: "Rimuovete quell'asfalto". Dice sconsolato Cirilli: "Con questo documento io dovrei ora chiamare la Polizia, invitarla a sgomberare la zona da cose e persone, e lavorare". Parole che accendono gli animi di chi è in strada già dalle 7.30. "Per lavorare devono passare sul nostro corpo", urlano i residenti, decisi a bloccare le ruspe. Parole come "vergogna", "ladri" e "farabutti" si sprecano. Intanto arriva altra gente e il traffico, in uscita dalla città, si fa intenso. "Sono anni che ci perseguitano", sbotta un cittadino. "Proprio in questi giorni – aggiunge - dal Municipio ci stanno mandando i bollettini della Tares con cui, tra le tante altre cose, il Comune deve provvedere alla manutenzione delle strade. Ma se qui non possiamo avere l'accesso alle nostre case, allora il signor sindaco è inviato a non mandarci nemmeno i bollettini per pagare le tasse".
Tanti i volti noti dell'imprenditoria e della politica gravinese, tra cui nuovi e vecchi consiglieri di opposizione preoccupati per "l'incolumità pubblica". Pochi hanno voglia di parlare, consapevoli che la coperta è troppo corta e che non conviene tirarla solo da una parte. Attorno a loro, gente esasperata: "La cosa assurda è che in questa zona arrivano tutti i sotto servizi, quindi se le case sono abusive, se l'asfalto è abusivo, allora perché arrivano luce, fogna e acqua?". E ancora: "Se dobbiamo rispristinare il tratturo, lo facciano per bene, dall'inizio alla fine, a cominciare dalla chiesa di San Pietro e Paolo e per tutto il percorso, compresi amici e nemici".
Nel frattempo si intensificano le chiamate a Palazzo di città, ma nessuno risponde. Le responsabilità si intrecciano con le indiscrezioni e le denunce, quelle vere, diventano gossip: "Poco più avanti hanno asfaltato anche un altro accesso ad altre case, ma lì nessuno dice niente. Non sarà mica perchè da quelle parti abita un consigliere comunale?".
Finalmente, arriva una pattuglia della Polizia Municipale, ma il nervosismo domina: nessuna risposta ai giornalisti, nessuna spiegazione a chi chiede chiarimenti. Si resta in attesa di segnali da Palazzo di città. Intanto, la protesta continua.
Di buon'ora un camion con ruspa a seguito ha parcheggiato all'ingresso principale del complesso con un ordine ben preciso: "Ripristinare lo stato dei luoghi, rimuovendo il manto di asfalto" steso in prossimità degli accessi alle abitazioni dell'area appena pochi giorni fa. Ad impartire la disposizione il Comune, con una nota inviata alla ditta esecutrice dei lavori di bitumatura nella zona, la "Cirilli", allo scopo di riportare in superficie la strada sterrata, si legge nel provvedimento, "così come esistente anteriormente l'intervento eseguito". In pratica, riscoprire lo storico tratturo Melfi-Castellaneta.
Un ordine di servizio che Antonio Cirilli, titolare dell'azienda affidataria dei lavori per il rifacimento del manto stradale su via giudici Falcone e Borsellino, ha ricevuto dal responsabile del procedimento, Michele Vicino, a seguito di una nota inviata dal dirigente dell'ufficio urbanistica, Michele Stasi. Carta che Cirilli si è portato dietro per spiegare agli abitanti del quartiere: "Non è colpa mia". L'imprenditore, infatti, spiega di aver eseguito i lavori "in buona fede, per rispondere all'invito di alcuni amici che mi chiedevano di sistemare la strada e soprattutto di richiudere le buche che si sono formate con il tempo".
Ma a Palazzo di città è arrivato l'esposto di un privato cittadino ed è iniziata la girandola che ha poi portato all'ordine: "Rimuovete quell'asfalto". Dice sconsolato Cirilli: "Con questo documento io dovrei ora chiamare la Polizia, invitarla a sgomberare la zona da cose e persone, e lavorare". Parole che accendono gli animi di chi è in strada già dalle 7.30. "Per lavorare devono passare sul nostro corpo", urlano i residenti, decisi a bloccare le ruspe. Parole come "vergogna", "ladri" e "farabutti" si sprecano. Intanto arriva altra gente e il traffico, in uscita dalla città, si fa intenso. "Sono anni che ci perseguitano", sbotta un cittadino. "Proprio in questi giorni – aggiunge - dal Municipio ci stanno mandando i bollettini della Tares con cui, tra le tante altre cose, il Comune deve provvedere alla manutenzione delle strade. Ma se qui non possiamo avere l'accesso alle nostre case, allora il signor sindaco è inviato a non mandarci nemmeno i bollettini per pagare le tasse".
Tanti i volti noti dell'imprenditoria e della politica gravinese, tra cui nuovi e vecchi consiglieri di opposizione preoccupati per "l'incolumità pubblica". Pochi hanno voglia di parlare, consapevoli che la coperta è troppo corta e che non conviene tirarla solo da una parte. Attorno a loro, gente esasperata: "La cosa assurda è che in questa zona arrivano tutti i sotto servizi, quindi se le case sono abusive, se l'asfalto è abusivo, allora perché arrivano luce, fogna e acqua?". E ancora: "Se dobbiamo rispristinare il tratturo, lo facciano per bene, dall'inizio alla fine, a cominciare dalla chiesa di San Pietro e Paolo e per tutto il percorso, compresi amici e nemici".
Nel frattempo si intensificano le chiamate a Palazzo di città, ma nessuno risponde. Le responsabilità si intrecciano con le indiscrezioni e le denunce, quelle vere, diventano gossip: "Poco più avanti hanno asfaltato anche un altro accesso ad altre case, ma lì nessuno dice niente. Non sarà mica perchè da quelle parti abita un consigliere comunale?".
Finalmente, arriva una pattuglia della Polizia Municipale, ma il nervosismo domina: nessuna risposta ai giornalisti, nessuna spiegazione a chi chiede chiarimenti. Si resta in attesa di segnali da Palazzo di città. Intanto, la protesta continua.