Cento anni dalla nascita di Aldo Moro
Il ricordo nelle parole di Pietro Pepe
venerdì 23 settembre 2016
10.08
In occasione del centenario dalla nascita di Aldo Moro pubblichiamo una riflessione sulla figura del grande uomo e del grande statista a firma di Pietro Pepe l'ex presidente del consiglio regionale di Puglia
"Un secolo fa e precisamente il 23 settembre 1916 nasceva Aldo Moro. La ricorrenza è un buon pretesto per conoscere un po' meglio e un po' di più il suo pensiero filosofico e la sua straordinaria sensibilità Umana, spesso oscurata da interminabili inchieste giudiziarie.
Personalmente ho trovato spunto e conforto per questa riflessione nella lettura della tesi di laurea della dott.sa Flavia Pastore dal titolo "Umanesimo giuridico di A. Moro", acquisita e messa a disposizione dall'ing. Ferlicchia, presidente della Federazione dei Centri Studi di Bari.
Per altro, occasione propizia per esprimere gratitudine, nella mia qualità di presidente onorario di quello di Altamura, nei confronti del chiar.mo relatore professor Antonio Incampo, nostro concittadino, fedele interprete e degno erede della tradizione giuridica della scuola Morotea della facoltà di Filosofia del Diritto dell'Università di Bari.
Per me e per gli amici Morotei, devo dire, è stata una gradita e straordinaria sorpresa che una giovane studentessa che non aveva conosciuto Aldo Moro, abbia deciso di studiare le opere del grande giurista, del pensatore e dello statista, soffermandosi in modo particolare sulla Umanità di Moro, costantemente presente nel suo pensiero giuridico e in quello filosofico.
È stato, a mio avviso, il modo migliore per celebrarlo e rimane il miglior tributo prodotto in quest'ultimi tempi, per rendere omaggio all'uomo e alla memoria di Aldo Moro. Resta altresì alta la speranza che il programma celebrativo del Centenario della nascita non si privi dell'opportunità di sollecitare lo studio delle sue opere e di riflettere sull'attualità del suo insegnamento, sempre rivolto alla ricerca della verità.
Va sottolineato che molti Democratici si sono ispirati e formati al suo pensiero, alla sua politica, alla sua umanità e cristianità e tra questi anche il sottoscritto.
Entrando nel merito della tesi di laurea, le analisi che Moro aveva sviluppato sulla concezione del Diritto, dello Stato, della Società e delle loro funzioni, sono adeguate e coerenti e mettono ben in evidenza i valori dell'uguaglianza, della solidarietà e della giustizia che hanno accompagnato il suo impegno culturale e sociale.
In questo pregevole lavoro i valori fortemente richiamati caratterizzano il pensiero Moroteo, che fonda la sua teoria sulla CENTRALITA' della PERSONA umana quale soggetto di diritto che lo Stato è tenuto a riconoscere e a rispettare.
Tutti gli scritti di filosofia del diritto di Moro, ebbene rimarcarlo, sono a testimoniare questa essenziale idea che merita, a mio giudizio, una rilettura, specie in un tempo in cui lo stato e il diritto sembrano muoversi contro la persona, piuttosto che al suo servizio. Il mio auspicio è che si torni a riflettere su questi principi che possono, sicuramente, aiutare la comunità politica e sociale ad uscire dalla lunga crisi di valori. La strada che indicava allora e che è valida ancora oggi, da cattolico responsabile, era la sua sincera apertura alla cultura laica senza quella rigidità ideologica che riduce poi, ogni confronto allo scontro di sistemi ed è un contributo efficace alla crescita democratica del paese.
Infatti, la traccia più significativa del pensiero politico la ritroviamo nella esaltazione del dialogo e del confronto Democratico e nella individuazione degli strumenti più idonei, quali misure alternative al conflitto ideologico purtroppo sempre vivo, anche in quest'Epoca, all'interno della Società Politica Italiana.
Così come sono moderne e attuali le risposte ai problemi del mondo, dei diversi Mezzogiorni, dell'economia, della libertà, e del rapporto con l'autorità costituita che meriterebbero di essere tenute in debito conto.
In un'epoca, per altro, dove si sente forte l'assenza di pensieri degni di questo nome, la classe dirigente di questo Paese, attraversata da un inarrestabile decadimento morale, può salvarsi se attinge alle sue fonti e alla visione globale che Moro ha avuto sul mondo, sui popoli e sul rispetto della dignità dell'uomo sempre e ovunque.
Lo sforzo di mediare è sempre stato esercitato da Moro, ma senza mai sacrificare i principi che hanno ispirato il suo agire politico.
Come non condividere le idee di Moro sulla necessità prima di agire, di una approfondita conoscenza dell'uomo e delle sue difficoltà, specie per i più deboli, attraverso interventi rivolti all'equità sociale, alle relazioni economiche e alla correzione degli aspetti disumani e delle profonde disuguaglianze.
Straordinario l'impegno profuso da Moro nei lavori della Assemblea costituente del 1946, nella Commissione dei 75 membri, per i risultati raggiunti.
Riuscendo ad inserire nella Costituzione Italiana le dichiarazioni di principi fondamentali dello Stato Democratico da lui elaborati, da trasmettere al Popolo Italiano che evidenziano il valore educativo e responsabile della partecipazione alla vita democratica.
Era la via per ricordare a tutti, con il suo Antifascismo, che lo Stato che si stava costruendo è quello Democratico e non totalitario.
Il capolavoro da tutti riconosciuto è presente nella definizione dei principi che regolano i Rapporti Politici, specie nella parte relativa alla loro organizzazione che nel rispetto del metodo democratico, prevede il diritto di organizzarsi dei cittadini in Partiti Politici in modo libero e democratico (art. 49 della Costituzione Italiana) che spero possa essere attuato con una condivisa disciplina legislativa.
Il profondo e constante rispetto verso la dignità della persona è vivo specie nel Diritto Penale e nei confronti dell'imputato e del colpevole e nel rifiuto della pena di morte e di una pena perpetua, convinto del libero e consapevole ravvedimento del Reo. In questa tesi viene ben rimarcato e trova, nelle lettere della "Prigionia del Popolo", piena conferma. Scartata la tesi della non autenticità, in ogni suo concetto la si può toccare, pur nella mortificante condizione di ogni uomo tenuto in ostaggio di voler salvaguardar la propria vita, che e trasmettono una straordinaria lezione di Umanità e legalità mai slegata dai principi espressi nelle sue opere giuridiche e filosofiche. Moro non dimentica mai di mettere l'uomo e la sua dignità al primo posto.
Questa visione non è estranea nei Rapporti culturali, nel diritto alle educazione e alla istruzione di ogni giovane, affidando tale compito sia allo Stato che al Privato in un rapporto di sinergie e di controllo. Per Moro la Scuola Pubblica deve essere di tutti e al servizio di tutti e deve meritare la fiducia delle famiglie.
È infatti inscindibile è stato il suo rapporto con il mondo degli studenti che affollavano l'aula delle sue lezioni universitarie, tanto da portarlo a preferire di non disertare mai l'università; anche nei periodi di alta rappresentanza Istituzionale.
In ogni occasione Moro è stato campione di equilibrio di mitezza e di umiltà che anche come uomo viene ritenuto un modello a cui fare riferimento.
A partire dalla sua grande fede in Dio, testimoniata sempre in modo coerente in ogni momento della vita, specie in quelli più difficili, dando prova di coraggio nell'affrontare il martirio e la morte, affidandosi alla Provvidenza e realizzando quella Virtù Eroiche che si riconoscono solo ai Santi non a caso è stato già riconosciuto dalla chiesa "servo di Dio".
Appartiene dunque alla storia ed è patrimonio di tutti e non può essere considerato di parte. Per questo gli stimatori più affezionati, gli amici più sinceri, devono aiutare la giustizia e diradare tutte le zone d'ombra, così come sta facendo la commissione di inchiesta presieduta dall'onorevole Fioroni e in modo particolare dall'onorevole Grassi e dei colleghi Pugliesi., di far luce sulla drammatica vicenda del 1978 e regalare finalmente ai cittadini Italiani la verità e giustizia alle vittime del terrorismo di via Via Fani, anche e soprattutto in ossequio a un suo insegnamento sempre valido, che amava dire: "La verità ci rende liberi".
Non è un caso che il Parlamento Italiano nella sua ultima legge di stabilità tra gli Anniversari di interesse nazionale da celebrare ha inserito il Centenario della nascita di Aldo Moro; ricordare A. Moro è ricordare i doveri agli italiani, che non si annullano mai, a differenza dei Diritti che si conquistano e si difendono.
Grato per l'attenzione rinnovo a voi tutti la mia gratitudine e la mia stima".
Pietro Pepe
"Un secolo fa e precisamente il 23 settembre 1916 nasceva Aldo Moro. La ricorrenza è un buon pretesto per conoscere un po' meglio e un po' di più il suo pensiero filosofico e la sua straordinaria sensibilità Umana, spesso oscurata da interminabili inchieste giudiziarie.
Personalmente ho trovato spunto e conforto per questa riflessione nella lettura della tesi di laurea della dott.sa Flavia Pastore dal titolo "Umanesimo giuridico di A. Moro", acquisita e messa a disposizione dall'ing. Ferlicchia, presidente della Federazione dei Centri Studi di Bari.
Per altro, occasione propizia per esprimere gratitudine, nella mia qualità di presidente onorario di quello di Altamura, nei confronti del chiar.mo relatore professor Antonio Incampo, nostro concittadino, fedele interprete e degno erede della tradizione giuridica della scuola Morotea della facoltà di Filosofia del Diritto dell'Università di Bari.
Per me e per gli amici Morotei, devo dire, è stata una gradita e straordinaria sorpresa che una giovane studentessa che non aveva conosciuto Aldo Moro, abbia deciso di studiare le opere del grande giurista, del pensatore e dello statista, soffermandosi in modo particolare sulla Umanità di Moro, costantemente presente nel suo pensiero giuridico e in quello filosofico.
È stato, a mio avviso, il modo migliore per celebrarlo e rimane il miglior tributo prodotto in quest'ultimi tempi, per rendere omaggio all'uomo e alla memoria di Aldo Moro. Resta altresì alta la speranza che il programma celebrativo del Centenario della nascita non si privi dell'opportunità di sollecitare lo studio delle sue opere e di riflettere sull'attualità del suo insegnamento, sempre rivolto alla ricerca della verità.
Va sottolineato che molti Democratici si sono ispirati e formati al suo pensiero, alla sua politica, alla sua umanità e cristianità e tra questi anche il sottoscritto.
Entrando nel merito della tesi di laurea, le analisi che Moro aveva sviluppato sulla concezione del Diritto, dello Stato, della Società e delle loro funzioni, sono adeguate e coerenti e mettono ben in evidenza i valori dell'uguaglianza, della solidarietà e della giustizia che hanno accompagnato il suo impegno culturale e sociale.
In questo pregevole lavoro i valori fortemente richiamati caratterizzano il pensiero Moroteo, che fonda la sua teoria sulla CENTRALITA' della PERSONA umana quale soggetto di diritto che lo Stato è tenuto a riconoscere e a rispettare.
Tutti gli scritti di filosofia del diritto di Moro, ebbene rimarcarlo, sono a testimoniare questa essenziale idea che merita, a mio giudizio, una rilettura, specie in un tempo in cui lo stato e il diritto sembrano muoversi contro la persona, piuttosto che al suo servizio. Il mio auspicio è che si torni a riflettere su questi principi che possono, sicuramente, aiutare la comunità politica e sociale ad uscire dalla lunga crisi di valori. La strada che indicava allora e che è valida ancora oggi, da cattolico responsabile, era la sua sincera apertura alla cultura laica senza quella rigidità ideologica che riduce poi, ogni confronto allo scontro di sistemi ed è un contributo efficace alla crescita democratica del paese.
Infatti, la traccia più significativa del pensiero politico la ritroviamo nella esaltazione del dialogo e del confronto Democratico e nella individuazione degli strumenti più idonei, quali misure alternative al conflitto ideologico purtroppo sempre vivo, anche in quest'Epoca, all'interno della Società Politica Italiana.
Così come sono moderne e attuali le risposte ai problemi del mondo, dei diversi Mezzogiorni, dell'economia, della libertà, e del rapporto con l'autorità costituita che meriterebbero di essere tenute in debito conto.
In un'epoca, per altro, dove si sente forte l'assenza di pensieri degni di questo nome, la classe dirigente di questo Paese, attraversata da un inarrestabile decadimento morale, può salvarsi se attinge alle sue fonti e alla visione globale che Moro ha avuto sul mondo, sui popoli e sul rispetto della dignità dell'uomo sempre e ovunque.
Lo sforzo di mediare è sempre stato esercitato da Moro, ma senza mai sacrificare i principi che hanno ispirato il suo agire politico.
Come non condividere le idee di Moro sulla necessità prima di agire, di una approfondita conoscenza dell'uomo e delle sue difficoltà, specie per i più deboli, attraverso interventi rivolti all'equità sociale, alle relazioni economiche e alla correzione degli aspetti disumani e delle profonde disuguaglianze.
Straordinario l'impegno profuso da Moro nei lavori della Assemblea costituente del 1946, nella Commissione dei 75 membri, per i risultati raggiunti.
Riuscendo ad inserire nella Costituzione Italiana le dichiarazioni di principi fondamentali dello Stato Democratico da lui elaborati, da trasmettere al Popolo Italiano che evidenziano il valore educativo e responsabile della partecipazione alla vita democratica.
Era la via per ricordare a tutti, con il suo Antifascismo, che lo Stato che si stava costruendo è quello Democratico e non totalitario.
Il capolavoro da tutti riconosciuto è presente nella definizione dei principi che regolano i Rapporti Politici, specie nella parte relativa alla loro organizzazione che nel rispetto del metodo democratico, prevede il diritto di organizzarsi dei cittadini in Partiti Politici in modo libero e democratico (art. 49 della Costituzione Italiana) che spero possa essere attuato con una condivisa disciplina legislativa.
Il profondo e constante rispetto verso la dignità della persona è vivo specie nel Diritto Penale e nei confronti dell'imputato e del colpevole e nel rifiuto della pena di morte e di una pena perpetua, convinto del libero e consapevole ravvedimento del Reo. In questa tesi viene ben rimarcato e trova, nelle lettere della "Prigionia del Popolo", piena conferma. Scartata la tesi della non autenticità, in ogni suo concetto la si può toccare, pur nella mortificante condizione di ogni uomo tenuto in ostaggio di voler salvaguardar la propria vita, che e trasmettono una straordinaria lezione di Umanità e legalità mai slegata dai principi espressi nelle sue opere giuridiche e filosofiche. Moro non dimentica mai di mettere l'uomo e la sua dignità al primo posto.
Questa visione non è estranea nei Rapporti culturali, nel diritto alle educazione e alla istruzione di ogni giovane, affidando tale compito sia allo Stato che al Privato in un rapporto di sinergie e di controllo. Per Moro la Scuola Pubblica deve essere di tutti e al servizio di tutti e deve meritare la fiducia delle famiglie.
È infatti inscindibile è stato il suo rapporto con il mondo degli studenti che affollavano l'aula delle sue lezioni universitarie, tanto da portarlo a preferire di non disertare mai l'università; anche nei periodi di alta rappresentanza Istituzionale.
In ogni occasione Moro è stato campione di equilibrio di mitezza e di umiltà che anche come uomo viene ritenuto un modello a cui fare riferimento.
A partire dalla sua grande fede in Dio, testimoniata sempre in modo coerente in ogni momento della vita, specie in quelli più difficili, dando prova di coraggio nell'affrontare il martirio e la morte, affidandosi alla Provvidenza e realizzando quella Virtù Eroiche che si riconoscono solo ai Santi non a caso è stato già riconosciuto dalla chiesa "servo di Dio".
Appartiene dunque alla storia ed è patrimonio di tutti e non può essere considerato di parte. Per questo gli stimatori più affezionati, gli amici più sinceri, devono aiutare la giustizia e diradare tutte le zone d'ombra, così come sta facendo la commissione di inchiesta presieduta dall'onorevole Fioroni e in modo particolare dall'onorevole Grassi e dei colleghi Pugliesi., di far luce sulla drammatica vicenda del 1978 e regalare finalmente ai cittadini Italiani la verità e giustizia alle vittime del terrorismo di via Via Fani, anche e soprattutto in ossequio a un suo insegnamento sempre valido, che amava dire: "La verità ci rende liberi".
Non è un caso che il Parlamento Italiano nella sua ultima legge di stabilità tra gli Anniversari di interesse nazionale da celebrare ha inserito il Centenario della nascita di Aldo Moro; ricordare A. Moro è ricordare i doveri agli italiani, che non si annullano mai, a differenza dei Diritti che si conquistano e si difendono.
Grato per l'attenzione rinnovo a voi tutti la mia gratitudine e la mia stima".
Pietro Pepe