Chiusaforte?

Lo salveranno i gravinesi

mercoledì 7 settembre 2011
A cura di Gianpaolo Iacobini
Questa è la storia di un paesino friulano affacciato sulla Slovenia. I suoi abitanti, chiamati chiusani, erano più di tremila neppure un secolo fa. Oggi, dopo le due guerre mondiali e l'emigrazione a valle, sono rimasti in 815.
Ma tra loro, una ventina sono gravinesi. Ed è riposta proprio in loro la speranza di far salvo dall'estinzione, economica ancor prima che sociale, il borgo inerpicato sul monte Canin, tagliato a strisce da chilometri di piste da sci che fino alla fine degli anni '70, dopo ogni nevicata, brulicavano di bella gente e amanti dello slalom. Poi, per trent'anni più niente. Fino a quando, dalla lontana, assolata e per molti versi desertica Murgia non sono arrivati loro, i gravinesi.
Ed un altamurano, Salvatore Forte. È lui il primo a credere nelle potenzialità del più grande hotel della montagna friulana, lo "Sport hotel Forte", un gigante da 400 posti letto costruito negli anni '80 a Sellea Nevea nella prospettiva di arrivi di masse sempre più numerose di turisti e nell'ottica di un possibile collegamento con le praterie nevose della dirimpettaia località slovena di Bovec.

Forte dà smalto alla struttura, ma il vero miracolo (laico) lo compiono i ragazzi gravinesi della cooperativa "Murgia domani", guidati dal loro presidente Mario Dimattia. «Sono salito in Canal del Ferro per vedere di persona l'albergo – racconta Dimattia – e sono rimasto colpito dalla struttura e dai suoi spazi, che con un'adeguata ristrutturazione in stile montano avrebbero potuto divenire l'ideale per un'attività turistica e ricettiva».
Ne nasce un progetto ambizioso, anche dal punto di vista imprenditoriale: «Abbiamo un progetto a lungo termine – confida Dimattia – che nei primi due anni ci porterà ad investire un milione di euro per la sistemazione dell'hotel. Sella Nevea è considerata la Cenerentola dei poli invernali friulani, ma crediamo possa avere grandi potenzialità, grazie alle sue caratteristiche ambientali».

E per riuscire nell'impresa, spazio alla manodopera qualificata. Rigorosamente murgiana: su una trentina di dipendenti, più di venti masticano come pane appena sfornato il dialetto di Gravina. «Appena arrivati a Chiusaforte – sottolinea Dimattia – eravamo convinti di poter reperire gran parte del personale in loco, ma ci siamo scontrati con la mancanza di professionalità del settore turistico. Per questo ci siamo dovuti rivolgere a persone delle nostre terre d'origine. Forse da parte di qualcuno c'è stata anche una certa diffidenza nei nostri confronti, ma credo che con la stagione invernale, se il nostro progetto di crescita sarà rispettato, potremo attingere a personale locale».

I numeri hanno premiato la scommessa: alla riapertura del megahotel di montagna Chiusaforte s'è presentata compatta, con in testa il sindaco. E nel giro di poco più d'un mese (con la struttura aperta ai turisti dal 23 luglio, ma formalmente inaugurata solo a ferragosto) le presenze hanno toccato quota 1.800.

Niente meraviglia, please: siamo gravinesi.