Civiltà rupestre, un patrimonio da salvare e valorizzare
Un viaggio dalla Puglia all'India con il professor Gialuigi Vezoli
martedì 1 agosto 2017
12.01
A distanza di poco più di anno, il professore Gianluigi Vezoli, architetto e grande appassionato degli insediamenti rupestri, ha fatto ritorno a Gravina, su invito del Movimento 5 Stelle, per condurre nuovamente i gravinesi in un viaggio tra "Puglia e India", passando per le varie etnie del mondo, alla scoperta dei loro preziosi insediamenti rupestri, scrutandone analogie e differenze.
Prima di addentrarsi in questo affascinante viaggio, il docente bresciano non poteva esimersi dal sottolineare che: "La cultura rupestre attraversa tutto il mondo, ma la ritroviamo soprattutto nell'area mediterranea. La tradizione di vivere in grotta, è ancora diffusa in Africa, in Cappadocia e quindi in Turchia, e fino a non molto tempo fa non c'era solo a Matera, ma anche nell'arco ionico, nel Salento ed in Sicilia. Quando parliamo di cultura però non dobbiamo pensare ai monumenti, alle chiese, alle pitture, all'arte in generale. La vera Cultura, il vero patrimonio sono le persone. Lo erano i vostri antenati, lo siete voi e lo saranno i vostri figli. Le grotte che voi avete sotto i piedi, che toccate con le vostre mani, che ammirate e contemplate con i vostri occhi, sono state scavate dai nostri progenitori, quindi quando parliamo di "arte" parliamo di gente che ha lavorato e dato vita a tutto questo".
Con il supporto poi di una completa ed articolata fotogallery, il docente bresciano, partendo da un'analisi geomorfologica dei diversi territori, ha evidenziato come la differente composizione mineralogica delle rocce ha determinato diverse modalità e tecniche di scavo adoperate dai popoli antichi ed anche le diverse destinazioni d'uso: in Puglia, costituita da rocce per lo più tenere (tufo, calcarenite o chianca) gli antenati realizzavano grotte da adibire ad abitazioni, luoghi di culto o ancora necropoli, diversamente dall'India dove non si scavava per seppellire i defunti o per vivere, come qui a Gravina, ma esclusivamente per erigere templi. Simili a quelle pugliesi invece sono le strutture degli ipogei indiani.
Attraversando i secoli e i continenti, a puntare i riflettori sulla realtà di Gravina è stato il professor Franco Laiso, intervenuto nel corso dell'evento: "Il rupestre a Gravina inizia dalla Chiesa San Giorgio e si distente per tutto il catino, sia verso est che anche verso ovest, per cui la nostra città è un unicum che da tempo sollecito i miei concittadini a comprendere. Vi invito inoltre a consultare il mio libro disponibile presso la Fondazione "Santomasi" e sono a disposizione di chiunque sia interessato a fare una escursione per vivere sul campo la civiltà rupestre di Gravina".
Una occasione colta al volo dal professore Vezoli, che ha aggiunto in conclusione: "Il rupestre è un patrimonio da conoscere, salvare e soprattutto valorizzare e se gli amministratori restano indifferenti, protestate! Non lasciate che vada perduto un tesoro, come quello di cui dispone Gravina, di un valore inestimabile. Fatelo per voi, per i vostri figli, per i vostri antenati, per la vostra città".
Prima di addentrarsi in questo affascinante viaggio, il docente bresciano non poteva esimersi dal sottolineare che: "La cultura rupestre attraversa tutto il mondo, ma la ritroviamo soprattutto nell'area mediterranea. La tradizione di vivere in grotta, è ancora diffusa in Africa, in Cappadocia e quindi in Turchia, e fino a non molto tempo fa non c'era solo a Matera, ma anche nell'arco ionico, nel Salento ed in Sicilia. Quando parliamo di cultura però non dobbiamo pensare ai monumenti, alle chiese, alle pitture, all'arte in generale. La vera Cultura, il vero patrimonio sono le persone. Lo erano i vostri antenati, lo siete voi e lo saranno i vostri figli. Le grotte che voi avete sotto i piedi, che toccate con le vostre mani, che ammirate e contemplate con i vostri occhi, sono state scavate dai nostri progenitori, quindi quando parliamo di "arte" parliamo di gente che ha lavorato e dato vita a tutto questo".
Con il supporto poi di una completa ed articolata fotogallery, il docente bresciano, partendo da un'analisi geomorfologica dei diversi territori, ha evidenziato come la differente composizione mineralogica delle rocce ha determinato diverse modalità e tecniche di scavo adoperate dai popoli antichi ed anche le diverse destinazioni d'uso: in Puglia, costituita da rocce per lo più tenere (tufo, calcarenite o chianca) gli antenati realizzavano grotte da adibire ad abitazioni, luoghi di culto o ancora necropoli, diversamente dall'India dove non si scavava per seppellire i defunti o per vivere, come qui a Gravina, ma esclusivamente per erigere templi. Simili a quelle pugliesi invece sono le strutture degli ipogei indiani.
Attraversando i secoli e i continenti, a puntare i riflettori sulla realtà di Gravina è stato il professor Franco Laiso, intervenuto nel corso dell'evento: "Il rupestre a Gravina inizia dalla Chiesa San Giorgio e si distente per tutto il catino, sia verso est che anche verso ovest, per cui la nostra città è un unicum che da tempo sollecito i miei concittadini a comprendere. Vi invito inoltre a consultare il mio libro disponibile presso la Fondazione "Santomasi" e sono a disposizione di chiunque sia interessato a fare una escursione per vivere sul campo la civiltà rupestre di Gravina".
Una occasione colta al volo dal professore Vezoli, che ha aggiunto in conclusione: "Il rupestre è un patrimonio da conoscere, salvare e soprattutto valorizzare e se gli amministratori restano indifferenti, protestate! Non lasciate che vada perduto un tesoro, come quello di cui dispone Gravina, di un valore inestimabile. Fatelo per voi, per i vostri figli, per i vostri antenati, per la vostra città".