Col corteo storico chiude i battenti la fiera di san Giorgio
A migliaia in strada per assistere alla manifestazione. Pacifica e simbolica protesta dei disoccupati gravinesi.
venerdì 26 aprile 2013
11.30
Un tuffo nel passato per celebrare i fasti di un tempo glorioso.
La rievocazione storica, organizzata dall'associazione "Corteo storico Giovanni di Montfort" e giunta alla sua diciottesima edizione, ha voluto ribadire ancora una volta ed in maniera inequivocabile la tradizione plurisecolare legata alla fiera San Giorgio. Un vero e proprio viaggio nel tempo, in quel lontano 1294, anno in cui con un editto Re Carlo II d'Angiò, su intercessione dell'allora Signore di Gravina, il francese Giovanni di Monfort dei duchi di Borgogna, autorizzò il ripristino dell'antica Fiera San Giorgio, che in realtà aveva origini ben più lontane.
Dunque, l'editto angioino, primo documento in cui è testimoniata ufficialmente l'esistenza della fiera gravinese, rappresenta l'occasione per rivivere l'epoca illustre della corte reale, sapientemente riproposta dai figuranti che hanno rappresentato tutti i ceti della società medioevale. Dai nobili della corte angioina, ai notabili dell'Universitas; dagli alti prelati della chiesa, alle caste artigiane; dai musici, ai saltimbanchi e ai popolani: tutti ritratti adesso, come allora, per cementare e rinnovare un rituale antico. Uno spaccato sulla società della Gravina del XIII secolo che ha potuto rivivere attraverso questa suggestiva carrellata di personaggi. Un'edizione alla quale hanno partecipato anche il gruppo degli sbandieratori di Oria e quello del "Palio della beata vergine del Carmelo" di Laurenzana, nel potentino, legata alla nostra città da un gemellaggio secolare. Un evento sempre accolto con molto entusiasmo dai gravinesi e dai visitatori, che anche in questa edizione si sono accalcati numerosi ai bordi delle strade per assistere allo spettacolo delle sfilate in costume d'epoca. La gente ha preso d'assalto le strade, affollando anche l'area prospiciente l'ingresso della fiera, dove si è svolta la tradizionale cerimonia della riconsegna delle chiavi della città, da parte del maestro di fiera nelle mani del sindaco Alesio Valente.
Il primo cittadino, dal canto suo, non ha lesinato parole di elogio per un corteo che rappresenta al meglio la tradizione "che è l'arma principale per lo sviluppo del nostro territorio", ha ricordato.
La manifestazione ha registrato un fuori programma per la protesta inscenata da un gruppo di disoccupati che da diversi giorni protestano davanti ai cancelli del Palazzo di Città e che alla fine si sono accodati silenziosamente al corteo, sfilando anche loro per le vie cittadine. Ma "la città vestita a festa", come l'ha definita il primo cittadino, è sembrata non dare molto peso a questa intrusione, accalcandosi nei pressi della piazza antistante la fiera per assistere all'esibizione conclusiva delle rievocazioni storiche, dedicata alla leggenda di San Giorgio e alle sue gesta epiche.
E forse la fiera di Gravina non poteva scegliere conclusione migliore: una cavalcata pluricentenaria che trasporta simbolicamente una fiera dalle tradizioni secolari come la San Giorgio, fino ai nostri giorni, con lo sguardo già proiettato al futuro.
(a cura di Roberto Varvara)
La rievocazione storica, organizzata dall'associazione "Corteo storico Giovanni di Montfort" e giunta alla sua diciottesima edizione, ha voluto ribadire ancora una volta ed in maniera inequivocabile la tradizione plurisecolare legata alla fiera San Giorgio. Un vero e proprio viaggio nel tempo, in quel lontano 1294, anno in cui con un editto Re Carlo II d'Angiò, su intercessione dell'allora Signore di Gravina, il francese Giovanni di Monfort dei duchi di Borgogna, autorizzò il ripristino dell'antica Fiera San Giorgio, che in realtà aveva origini ben più lontane.
Dunque, l'editto angioino, primo documento in cui è testimoniata ufficialmente l'esistenza della fiera gravinese, rappresenta l'occasione per rivivere l'epoca illustre della corte reale, sapientemente riproposta dai figuranti che hanno rappresentato tutti i ceti della società medioevale. Dai nobili della corte angioina, ai notabili dell'Universitas; dagli alti prelati della chiesa, alle caste artigiane; dai musici, ai saltimbanchi e ai popolani: tutti ritratti adesso, come allora, per cementare e rinnovare un rituale antico. Uno spaccato sulla società della Gravina del XIII secolo che ha potuto rivivere attraverso questa suggestiva carrellata di personaggi. Un'edizione alla quale hanno partecipato anche il gruppo degli sbandieratori di Oria e quello del "Palio della beata vergine del Carmelo" di Laurenzana, nel potentino, legata alla nostra città da un gemellaggio secolare. Un evento sempre accolto con molto entusiasmo dai gravinesi e dai visitatori, che anche in questa edizione si sono accalcati numerosi ai bordi delle strade per assistere allo spettacolo delle sfilate in costume d'epoca. La gente ha preso d'assalto le strade, affollando anche l'area prospiciente l'ingresso della fiera, dove si è svolta la tradizionale cerimonia della riconsegna delle chiavi della città, da parte del maestro di fiera nelle mani del sindaco Alesio Valente.
Il primo cittadino, dal canto suo, non ha lesinato parole di elogio per un corteo che rappresenta al meglio la tradizione "che è l'arma principale per lo sviluppo del nostro territorio", ha ricordato.
La manifestazione ha registrato un fuori programma per la protesta inscenata da un gruppo di disoccupati che da diversi giorni protestano davanti ai cancelli del Palazzo di Città e che alla fine si sono accodati silenziosamente al corteo, sfilando anche loro per le vie cittadine. Ma "la città vestita a festa", come l'ha definita il primo cittadino, è sembrata non dare molto peso a questa intrusione, accalcandosi nei pressi della piazza antistante la fiera per assistere all'esibizione conclusiva delle rievocazioni storiche, dedicata alla leggenda di San Giorgio e alle sue gesta epiche.
E forse la fiera di Gravina non poteva scegliere conclusione migliore: una cavalcata pluricentenaria che trasporta simbolicamente una fiera dalle tradizioni secolari come la San Giorgio, fino ai nostri giorni, con lo sguardo già proiettato al futuro.
(a cura di Roberto Varvara)