Commissioni consiliari, richiesta di condanna per due consiglieri

Il Pm chiede l'assoluzione per l'assessore Sergio Varvara

martedì 24 giugno 2014 11.15
A cura di Antonella Testini
Il pm della Procura di Bari, Antonino Lupo ha chiesto la condanna ad un anno e quattro mesi di reclusione ciascuno per il consigliere comunale Antonio Stragapede e per l'ex consigliere comunale Salvatore Buonamassa, entrambi accusati di abuso d'ufficio e falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici.

Lo stesso pm titolare dell'inchiesta, al termine della requisitoria nel processo con rito abbreviato dinanzi al gup del tribunale di Bari Antonio Diella, ha avanzato la richiesta di assoluzione per l'assessore comunale Sergio Varvara, sotto processo per abuso d'ufficio e truffa ai danni del Ministero della Pubblica Istruzione.
Per gli altri 16 imputati, cinque consiglieri comunali ancora in carica e 11 ex consiglieri, tutti accusati di abuso d'ufficio e falsità ideologica, la Procura ha chiesto il rinvio a giudizio nel processo che vede come unica parte lesa il Comune di Gravina che si è costituito parte civile.

L'inchiesta è quella relativa ai gettoni di presenza che nel triennio 2009 – 2012 sarebbero stato indebitamente percepiti dai 18 consiglieri comunali che avrebbero dichiarato di aver partecipato a commissioni consiliari andate invece deserte.
Secondo quanto riportato nei documenti della Guardia di finanza, ora al vaglio della magistratura, i presidenti e i segretari delle commissioni avrebbero omesso di redigere e trasmettere i verbali delle sedute oppure avrebbero falsamente attestato la celebrazione di alcune riunioni. Le discussioni dei difensori proseguiranno nell'udienza del prossimo 14 luglio, secondo il calendario già stabilito dalla Corte.
I tre imputati, all'indomani dell'udienza si limitano a poche battute. Se da una parte l'assessore Varvara si dice tranquillo "perché come avevo già detto si è trattato di un errore e grazie alla rettifica della scuola abbiamo chiarito tutto", gli altri due imputati preferiscono aspettare la decisione del giudice.