Chiusura dell'ufficio di collocamento: il no di Gravina

Tensioni in aula per le proteste del pubblico. E prima dell'intesa i consiglieri se le cantano di santa ragione.

mercoledì 29 agosto 2012 13.00
A cura di Marina Dimattia
No alla chiusura dell'ufficio di collocamento.

Questo quanto ribadito e approvato all'unanimità durante il consiglio comunale monotematico (trasmesso in diretta radiofonica e non, come nelle precedenti sedute, anche via web) convocato per scongiurare "l'ennesimo scippo alla comunità gravinese". Una seduta che non ci sarebbe stata se quanto assicurato nelle settimane passate dal sindaco Alesio Valente, ovvero la chiusura solo temporanea dell'ufficio gravinese, avesse trovato attuazione come promesso dalla Provincia. Invece così non è stato, e maggioranza e opposizione se le sono date di santa ragione: le minoranze per contestare la superficialità dell'amministrazione comunale, la maggioranza a difendere il suo operato, provvedimenti alla mano. Ed alla fine, dopo un lungo e infocato consiglio durante il quale sono volate parole pesanti anche tra i consiglieri in aula, l'intera assise ha deliberato la contrarietà dell'intera classe politica gravinese alla sospensione del servizio, chiedendo che lo stesso "non venga interrotto" e che l'ufficio "rimanga ubicato presso l'attuale sede locale atteso che le spese relative al connesso canone di locazione gravano esclusivamente sulle tasse comunali". "D'altra parte diventa difficile comprendere tale decisione della provincia alla luce dei dati relativi al Centro per l'Impiego di Gravina con circa 50.000 abitanti come bacino d'utenza (compreso Poggiorsini) e di circa 9000 pratiche evase ogni anno, dati di gran lunga superiori rispetto ad altri uffici rimasti in vita", si legge ancora nel documento finale.

Tutto il resto finisce in cronaca. Sono bastate le premesse del consigliere regionale Davide Bellomo, primo ad intervenire nell'adunanza, a scatenare l'ira dei cittadini presenti in aula. Indignazione e disappunto per l'ennesima chiusura di un servizio a Gravina. "Riducete tutto, ma lasciateci l'ufficio di collocamento", ha urlato qualcuno dal pubblico. Proteste anche contro l'assenza in consiglio comunale del Presidente della Provincia, Francesco Schittulli, con cui i cittadini avrebbero preferito confrontarsi. Poco convincente il consigliere Bellomo nella non semplice impresa di giustificare le scelte del Presidente Schittulli, nonostante le garanzie fornite circa il prosieguo del servizio offerto dall'ufficio gravinese. Ancora una volta è stata ribadita la chiusura solo temporanea e per non più di un mese del centro per l'impiego a partire dal primo settembre, finalizzata esclusivamente alla riorganizzazione degli uffici e a trovare quell'escamotage che sottrarrebbe Gravina dalla ruspa della chiusura.

Per provare a stemperare i toni, su richiesta del consigliere Raffaele Lorusso, il presidente dell'assemblea consiliare, Giacinto Lupoli, ha dato lettura della lettera inviata dal Presidente Francesco Schittulli (box accanto).
A prendere la parola è stato poi un dipendente dell'ufficio di collocamento gravinese, a sottolineare una serie di incongruenze nelle scelte della Provincia. "Qualche giorno fa mi è stata recapitata una lettera in cui il sottoscritto viene nominato per assistere alle operazioni di trasferimento delle suppellettili relative all'ufficio gravinese. Ma se le promesse sono di riaprire l'ufficio tra un mese, che senso ha spostare l'arredamento?", si è chiesto Peppino Zuccaro, contestando peraltro anche i risparmi in termini economici della eventuale chiusura dello sportello locale: "Se il personale viene spostato, serviranno soldi per istruirlo nelle nuove mansioni. Non risparmi. Noi non costiamo nulla alla Provincia. Con tutto il materiale che è presente all'interno dello stabile gravinese, si può lavorare gratis per altri 5 anni", ha concluso Zuccaro.

D'altronde la delibera della giunta provinciale non convince neanche i suoi stessi rappresentanti sul territorio. Tra questi il consigliere provinciale Fedele Lagreca, che ha rimarcato più volte l'inesattezza del documento portando ad esempio il comune di Triggiano, che pur avendo 27.000 abitanti non subirà gli effetti della fastidiosa "spending review provinciale". Più pacato l'altro consigliere provinciale, Mimmo Romita, che intervenuto per difendersi dalle accuse mossegli dall'ex sindaco Rino Vendola, ha detto: "Mentre perdiamo tempo ad offenderci, un ufficio provinciale sta lavorando per risolvere il problema".

Ma nè le rassicurazioni di Romita nè quelle di Bellomo hanno rassicurato il pubblico ed il consiglio, convinti che il provvedimento che i rappresentanti della lista Schittulli difendano sia di matrice politica e non amministrativa.

A rispondere per tutti c'è il calendario. Fra tre giorni la chiusura sarà operativa: ogni atto o parola sembra quantomeno tardiva.

Al consiglio comunale monotematico convocato per ribadire la contrarietà della comunità gravinese alla chiusura dell'ufficio di collocamento, il presidente Schittulli non si è presentato: bloccato a Roma per impegni personali e soprattutto istituzionali tra cui anche un incontro con il Ministro del lavoro per discutere proprio la riorganizzazione del personale impiegato in Provincia. Il presidente di origine gravinese, che ha mandato in sua vece il consigliere regionale Davide Bellomo, nei giorni scorsi ha inviato una missiva al presidente del consiglio Giacinto Lupoli e al sindaco con cui ha ribadito la sua disponibilità a trovare intorno ad un tavolo una soluzione che sappia tener conto sia delle esigenze della Provincia che delle richieste della comunità gravinese. Schittulli nella sua nota, forse nel tentativo di stemperare gli animi, promette di mettersi in contatto già il prossimo lunedì con il sindaco Valente per convocare un incontro tra le parti. Una nota che se da una parte ha rassicurato la maggioranza, dall'altra ha scatenato le ire dell'opposizione con il consigliere Petrara che grida all'indecenza: "Mancano i criteri di legge per decretare la chiusura dell'ufficio di collocamento. Non si può prima stilare una delibera senza studiare il problema e poi dire che è tutto risolvibile mettendosi a tavolino".