Contributi volontari per le scuole

In rete s'accende il dibattito. E le chiamano riforme...

martedì 7 agosto 2012 13.06
A cura di Marina Dimattia
Ci informano, ci avvertono, disapprovano, chiedono chiarimenti.

E non sono pochi i lettori che, inviandoci messaggi di posta elettronica, stanno sollevando la questione dei contributi scolastici, proprio in questi giorni in cui "si stanno perfezionando le iscrizioni e le scuole sollecitano il versamento del contributo, che deve intendersi assolutamente volontario", scrive più d'uno alla redazione.

Si tratta di un contributo volontario ormai sempre più conosciuto dalle famiglie italiane con figli in età scolare. Lo annuncia, solitamente, un bollettino che viene consegnato alle famiglie nel momento in cui queste devono iscrivere i ragazzi all'anno scolastico successivo. Si distingue dalle tasse erariali in quanto viene pagato direttamente all'Istituto dove lo studente è iscritto (con annessa intestazione al medesimo istituto). Laboratori, corsi di recupero e consolidamento, pagamenti di insegnanti aggiunti a completamento dell'offerta formativa: è amplissima la gamma di utilizzo del contributo economico che viene adoperato dalle scuole.

Ma attenzione: le scuole non risultano titolari di autonomo potere impositivo di tasse e contributi, facoltà questa riservata esclusivamente allo Stato. Quindi non possono obbligare il cittadino a pagare alcun tipo di somma e non possono rifiutare una domanda di iscrizione a causa del mancato pagamento. Così recita il comma 622 della legge 296/2006 (finanziaria 2007).

È bene però precisare che non è illegittimo che le scuole richiedano un contributo, ma eventuali contributi per l'arricchimento dell'offerta culturale e formativa degli alunni possono essere versati dalle famiglie solo ed esclusivamente su base volontaria.

Dai nostri utenti arriva, però, il monito: "In realtà sono anni che i contributi sono volontari, ma le famiglie non sono ben informate". E forse è arrivato il momento di aprire gli occhi ma pure di interrogarsi su dove anni di tagli e riforme (o presunte tali) abbiano portato la scuola pubblica italiana.