Convince il pubblico la comicità tutta inglese della Compagnia “Navig@attori”
“L’importanza di chiamarsi Ernesto” sul palcoscenico del Teatro Vida
lunedì 27 febbraio 2017
15.55
Quanto può essere importante il chiamarsi "Ernesto" lo hanno dimostrato in maniera eccelsa gli attori della compagnia "Navig@attori" nelle serate di sabato 25 e domenica 26 febbraio, sul palcoscenico del Teatro Vida.
Una commedia in tre atti unici in cui Oscar Wilde mostra l'ipocrisia dell'aristocrazia anglosassone del fine Ottocento, per indurre lo spettatore a riflettere sulla natura doppia e troppo spesso ambigua dell'uomo. Ambiguità che si evince già dal suo titolo in inglese, "The importance of being Earnest", dove Earnest sta per "serio", "onesto".
Una trama fitta che vede due amici di vecchia data protagonisti della vicenda: Jack Worthing e Algernon Moncrieff. Jack è un uomo spavaldo dagli sconosciuti natali, tutor della giovanissima Cecily di appena 18 anni con la quale vive nella sua villa di campagna insieme all'istitutrice della ragazza Miss Prism, e amante dei salottini di Londra dove si presenta come Ernest. Algernon vive in città, ma trova nel disabile fittizio Bambury l'espediente per recarsi in campagna e sfuggire alle grinfie della zia, Lady Bracknell. Quest'ultima è la madre della bella Gwendolen Fairfax, alla quale Jack decide di chiedere la mano. La giovane accetta subito, convinta anche del fatto che il suo vero nome sia Ernest, un nome che l'affascina particolarmente. Un fidanzamento che la madre della giovane aristocratica rifiuta con tutta sé stessa. Algernon, venuto a conoscenza dell'esistenza di Cecily e intenzionato a conoscerla si reca in campagna all'insaputa dell'amico, presentandosi come Ernest, fratello minore di Jack, e riesce a sedurre Cecily, anch'essa ammaliata dal nome fascinoso.
Cecily e Gwendolen, nel mezzo della vicenda, s'incontrano e diventano amiche, soprattutto quando scoprono che i rispettivi fidanzati hanno mentito sulla propria identità, ma dopo vari litigi, tutto poi si sistema. Di lì a poco, irrompe in casa Lady Bracknell in cerca della figlia Gwendolen, la quale approva il fidanzamento del nipote Algernon con la piccola Cecily, ma continua ad ostacolare la felicità della figlia. Jack, in qualità di tutore si oppone al matrimonio di Cecily, finché l'ostinata Lady Bracknell non accetterà il suo matrimonio con Gwendolen.
La vicenda si risolve nel finale, quando compare in scena l'istruttrice Miss Prism, la quale anni addietro aveva perduto il primogenito della sorella di Lady Bracknell, Mrs Moncrieff, che altri non è se non lo stesso Jack, fratello maggiore di Algernon.
Particolarmente d'effetto le scenografie dei tre atti rappresentati al Vida, come si evince dalle seguenti fotografie a cura della Redazione.
Una commedia in tre atti unici in cui Oscar Wilde mostra l'ipocrisia dell'aristocrazia anglosassone del fine Ottocento, per indurre lo spettatore a riflettere sulla natura doppia e troppo spesso ambigua dell'uomo. Ambiguità che si evince già dal suo titolo in inglese, "The importance of being Earnest", dove Earnest sta per "serio", "onesto".
Una trama fitta che vede due amici di vecchia data protagonisti della vicenda: Jack Worthing e Algernon Moncrieff. Jack è un uomo spavaldo dagli sconosciuti natali, tutor della giovanissima Cecily di appena 18 anni con la quale vive nella sua villa di campagna insieme all'istitutrice della ragazza Miss Prism, e amante dei salottini di Londra dove si presenta come Ernest. Algernon vive in città, ma trova nel disabile fittizio Bambury l'espediente per recarsi in campagna e sfuggire alle grinfie della zia, Lady Bracknell. Quest'ultima è la madre della bella Gwendolen Fairfax, alla quale Jack decide di chiedere la mano. La giovane accetta subito, convinta anche del fatto che il suo vero nome sia Ernest, un nome che l'affascina particolarmente. Un fidanzamento che la madre della giovane aristocratica rifiuta con tutta sé stessa. Algernon, venuto a conoscenza dell'esistenza di Cecily e intenzionato a conoscerla si reca in campagna all'insaputa dell'amico, presentandosi come Ernest, fratello minore di Jack, e riesce a sedurre Cecily, anch'essa ammaliata dal nome fascinoso.
Cecily e Gwendolen, nel mezzo della vicenda, s'incontrano e diventano amiche, soprattutto quando scoprono che i rispettivi fidanzati hanno mentito sulla propria identità, ma dopo vari litigi, tutto poi si sistema. Di lì a poco, irrompe in casa Lady Bracknell in cerca della figlia Gwendolen, la quale approva il fidanzamento del nipote Algernon con la piccola Cecily, ma continua ad ostacolare la felicità della figlia. Jack, in qualità di tutore si oppone al matrimonio di Cecily, finché l'ostinata Lady Bracknell non accetterà il suo matrimonio con Gwendolen.
La vicenda si risolve nel finale, quando compare in scena l'istruttrice Miss Prism, la quale anni addietro aveva perduto il primogenito della sorella di Lady Bracknell, Mrs Moncrieff, che altri non è se non lo stesso Jack, fratello maggiore di Algernon.
Particolarmente d'effetto le scenografie dei tre atti rappresentati al Vida, come si evince dalle seguenti fotografie a cura della Redazione.