Costretta quattro volte a subire la violenza sessuale di un gruppo di ragazzi
Vittima dell'assurda storia, una tredicenne di Gravina. Le scene riprese e divulgate con un telefonino
lunedì 20 dicembre 2010
11.36
Abusi sessuali che probabilmente non riuscirà più a dimenticare. Una 13enne di Gravina è stata costretta per quattro volte a subire la violenza di un gruppo di ragazzi del posto. Uno dei suoi aggressori riprendeva tutto con il cellulare. Il filmato serviva al branco per ricattare la tredicenne, per ottenere altri rapporti sessuali e per impedirle di denunciare l'accaduto.
Su ordine di custodia cautelare emesso dal Gip del Tribunale di Bari, su richiesta della Procura del capoluogo, gli agenti della Squadra Mobile di Bari e del Commissariato della città dove si è consumato il reato hanno arrestato questa mattina G. P., 18 anni, incensurato, con l'accusa di violenza sessuale su minore e detenzione e cessione di materiale pedo-pornografico.
Su provvedimenti emessi dal Gip del Tribunale per i Minorenni, su richiesta della Procura presso il Tribunale dei Minori di Bari, un 15enne ed un 14enne, coinvolti nella stessa vicenda, sono stati destinati a una comunità di recupero, con l'accusa di violenza sessuale e detenzione e cessione di materiale pedo-pornografico. A un terzo minore di 14 anni i poliziotti hanno notificato un obbligo di permanenza in casa con l'accusa di realizzazione e detenzione di materiale pedo-pornografico. I tre minori sono tutti incensurati.
Una storia che inizia ad ottobre scorso, nel tardo pomeriggio di una domenica qualunque. La vittima, studentessa di scuola media, si trova in compagnia dei suoi amici di comitiva in uno dei luoghi di ritrovo dei giovani di Gravina. Questi vengono avvicinati da un gruppo di ragazzi. Tre minorenni, un 15enne e due 14enni, costringono la ragazzina a seguirli con la forza, "consigliando" ad un amico della 13enne di "farsi gli affari propri". A pochi metri di distanza la violenza. I ragazzini molestano la tredicenne, costringendola poi ad avere rapporti orali con due di loro, mentre il terzo riprende tutto con il suo telefonino.
Nei giorni successivi il filmato diventa un "cult" tra i ragazzi della stessa scuola media frequentata sia dalla 13enne che dal 14enne che lo ha realizzato. La ragazza lo sa. Sa che su molti telefonini c'è lei costretta a subire la violenza e questo le provoca un dolore intenso e tanta vergogna.
20 giorni dopo, in un tardo pomeriggio di un sabato di fine ottobre, ad abusare di lei, oltre ai tre minorenni, si aggiunge anche il 18enne, un cameriere senza nessun precedente penale. Uno dei minorenni la costringe a seguirli brandendo una mazza e minacciandola. Il maggiorenne le offre il suo "aiuto". Se avesse avuto un rapporto orale anche con lui, avrebbe convinto i tre minori a cancellare il video dai loro telefonini. La giovane a malincuore accetta e si sottopone all'ennesima tortura fisica e psicologica che i tre minori e il 18enne le impongono, con l'unica speranza che dopo quella sera il suo incubo sarebbe finito e quel "maledetto" filmato sparito per sempre. Una speranza vana.
Tre settimane dopo, è ancora un sabato sera, la ragazza viene accerchiata dal branco e costretta ad avere sempre un rapporto orale con uno dei minorenni. Ancora altre riprese. Lei li implora: «Per favore cancellate quei filmini». E il pensiero va alla sua famiglia. A suo padre, un onesto muratore, che mai avrebbe giustificato quelle scene, che avrebbe avuto una reazione violenta, magari nei suoi confronti, che di quella vicenda era già una vittima.
Per questo motivo una settimana dopo convince un'amica a "marinare" la scuola e ad andare a casa di uno dei minorenni per cercare di convincerlo a cancellare quelle immagini. Ma quando arriva a casa del ragazzo, ad attenderla c'è anche un altro dei minori che aveva approfittato di lei e che lo farà anche quella mattina, davanti alla sua amica che assiste inerme, impossibilitata ad aiutarla. I due minorenni obbligano la tredicenne al solito rapporto orale, poi la cacciano via.
A quel punto la 13enne capisce che il branco non l'avrebbe mai lasciata in pace e che quei filmati avrebbero continuato a torturarla più della stessa violenza subita. Tornata a casa, racconta tutto ai suoi genitori. Il giorno dopo, accompagnata dal padre e da un avvocato, la giovane vittima siede nel Commissariato della sua città e trova il coraggio di raccontare tutto.
Un mese di indagini della Polizia, coordinata dalle Procure Ordinaria e per i Minori. Gli agenti e i magistrati hanno ascoltato le testimonianze degli amici della 13enne ed individuato i responsabili. Quattro ragazzi, un maggiorenne e tre minorenni senza particolari problemi, se non scolastici (il 15enne è la terza volta che ripete la prima media).
Su ordine di custodia cautelare emesso dal Gip del Tribunale di Bari, su richiesta della Procura del capoluogo, gli agenti della Squadra Mobile di Bari e del Commissariato della città dove si è consumato il reato hanno arrestato questa mattina G. P., 18 anni, incensurato, con l'accusa di violenza sessuale su minore e detenzione e cessione di materiale pedo-pornografico.
Su provvedimenti emessi dal Gip del Tribunale per i Minorenni, su richiesta della Procura presso il Tribunale dei Minori di Bari, un 15enne ed un 14enne, coinvolti nella stessa vicenda, sono stati destinati a una comunità di recupero, con l'accusa di violenza sessuale e detenzione e cessione di materiale pedo-pornografico. A un terzo minore di 14 anni i poliziotti hanno notificato un obbligo di permanenza in casa con l'accusa di realizzazione e detenzione di materiale pedo-pornografico. I tre minori sono tutti incensurati.
Una storia che inizia ad ottobre scorso, nel tardo pomeriggio di una domenica qualunque. La vittima, studentessa di scuola media, si trova in compagnia dei suoi amici di comitiva in uno dei luoghi di ritrovo dei giovani di Gravina. Questi vengono avvicinati da un gruppo di ragazzi. Tre minorenni, un 15enne e due 14enni, costringono la ragazzina a seguirli con la forza, "consigliando" ad un amico della 13enne di "farsi gli affari propri". A pochi metri di distanza la violenza. I ragazzini molestano la tredicenne, costringendola poi ad avere rapporti orali con due di loro, mentre il terzo riprende tutto con il suo telefonino.
Nei giorni successivi il filmato diventa un "cult" tra i ragazzi della stessa scuola media frequentata sia dalla 13enne che dal 14enne che lo ha realizzato. La ragazza lo sa. Sa che su molti telefonini c'è lei costretta a subire la violenza e questo le provoca un dolore intenso e tanta vergogna.
20 giorni dopo, in un tardo pomeriggio di un sabato di fine ottobre, ad abusare di lei, oltre ai tre minorenni, si aggiunge anche il 18enne, un cameriere senza nessun precedente penale. Uno dei minorenni la costringe a seguirli brandendo una mazza e minacciandola. Il maggiorenne le offre il suo "aiuto". Se avesse avuto un rapporto orale anche con lui, avrebbe convinto i tre minori a cancellare il video dai loro telefonini. La giovane a malincuore accetta e si sottopone all'ennesima tortura fisica e psicologica che i tre minori e il 18enne le impongono, con l'unica speranza che dopo quella sera il suo incubo sarebbe finito e quel "maledetto" filmato sparito per sempre. Una speranza vana.
Tre settimane dopo, è ancora un sabato sera, la ragazza viene accerchiata dal branco e costretta ad avere sempre un rapporto orale con uno dei minorenni. Ancora altre riprese. Lei li implora: «Per favore cancellate quei filmini». E il pensiero va alla sua famiglia. A suo padre, un onesto muratore, che mai avrebbe giustificato quelle scene, che avrebbe avuto una reazione violenta, magari nei suoi confronti, che di quella vicenda era già una vittima.
Per questo motivo una settimana dopo convince un'amica a "marinare" la scuola e ad andare a casa di uno dei minorenni per cercare di convincerlo a cancellare quelle immagini. Ma quando arriva a casa del ragazzo, ad attenderla c'è anche un altro dei minori che aveva approfittato di lei e che lo farà anche quella mattina, davanti alla sua amica che assiste inerme, impossibilitata ad aiutarla. I due minorenni obbligano la tredicenne al solito rapporto orale, poi la cacciano via.
A quel punto la 13enne capisce che il branco non l'avrebbe mai lasciata in pace e che quei filmati avrebbero continuato a torturarla più della stessa violenza subita. Tornata a casa, racconta tutto ai suoi genitori. Il giorno dopo, accompagnata dal padre e da un avvocato, la giovane vittima siede nel Commissariato della sua città e trova il coraggio di raccontare tutto.
Un mese di indagini della Polizia, coordinata dalle Procure Ordinaria e per i Minori. Gli agenti e i magistrati hanno ascoltato le testimonianze degli amici della 13enne ed individuato i responsabili. Quattro ragazzi, un maggiorenne e tre minorenni senza particolari problemi, se non scolastici (il 15enne è la terza volta che ripete la prima media).