Crisi in Comune: il Pd liquida i tabacciani
Valente: "Storia finita: lo dicono i fatti". L'Upc contro Lupoli: "Non è più un presidente di garanzia".
sabato 9 febbraio 2013
11.30
La maggioranza ce l'ha fatta. Nonostante la defezione dei quattro consiglieri che si richiamano al Centro Democratico, è tornata ad issarsi a quota 13, il numero magico per approvare il regolamento sui controlli interni ed evitare lo scioglimento dell'assemblea. Ma per riuscirci ha dovuto fare affidamento, una volta ancora, sul voto (determinante) di Michele Tedesco, eletto nel Pri tra le fila dell'opposizione e divenuto ora salvatore della patria. E dopo lo stop di giovedì sera, imposto dalla mancanza del numero legale, l'ha sfangata anche grazie all'atteggiamento morbido della minoranza, che neppure in sede di discussione dei pochi punti approvati in rapida successione (tre in un quarto d'ora: un piccolo record) ha infierito più di tanto. Astenendosi dal rigirare il coltello nella piaga e finanche dal chiedere lumi al primo cittadino sulle sue intenzioni rispetto alla formalizzata crisi amministrativa.
Così, per saperne di più, alla fine non è rimasto che andare a cercare voci e brandelli di verità dietro le quinte. Alzato il sipario, emerge un dato: il Pd e il resto della maggioranza hanno ufficialmente dato il benservito agli ormai ex alleati del Centro Democratico. Dice il sindaco Alesio Valente: "Storia finita? Io sto ai fatti. Sono loro che hanno scelto nuovamente di mettersi fuori dalla maggioranza". Altro il primo cittadino non aggiunge. Non si nasconde invece ai taccuini il consigliere democratico Mimmo Cardascia: "Ci troviamo di fronte ad un'anomalia tutta locale: forse è arrivato il momento di porre fine ad essa. Ad ogni modo, abbiamo dimostrato che la maggioranza c'è. L'appello al senso di responsabilità lanciato dal sindaco non deve essere frainteso come un segno di debolezza. In realtà, è la denuncia di uno stato di fatto, corredata della richiesta di collaborazione nell'interesse della città". Rincara la dose il capogruppo Pd Sante Giordano: "Sinceramente, non abbiamo compreso le motivazioni politiche che hanno determinato la fuoriuscita dei 4 di CD, che neppure le hanno spiegate. Ma sia chiaro: non siamo più nemmeno interessati alle loro spiegazioni. Le ragioni alla base del loro operato sono esclusivamente di potere e di poltrone". Si aprirà una nuova fase, adesso, magari aprendo all'opposizione per riguadagnare numeri e stabilità? "I partiti della coalizione si riuniranno per affrontare il discorso: allo stato, non ci sono strategie predeterminate", chiosa Giordano. Che sulla richiesta di dimissioni del primo cittadino, avanzata dal leader dell'opposizione, Rino Vendola, quale precondizione necessaria per l'avvio del dialogo, precisa: "Lo deciderà la maggioranza, nell'interesse della città".
Altra carne a cuocere, abbattendo il muro della prudenza dei democrats, aggiunge dall'Upc Leonardo Mandolino: "Con il CD il rapporto può considerarsi chiuso: non c'è più stima nè fiducia. E Lupoli non può più essere considerato un presidente di garanzia: non è più legittimato perchè non riconosciuto neanche dal partito che lo ha eletto". Spazio, allora, alle larghe intese: "Un rapporto costruttivo - suggerisce Mandolino, scoprendo le carte - può essere coltivato con l'opposizione. Se necessario, concedendo ad essa anche postazioni in giunta".
A dire il vero, radio Politica dà come già fatta un'intesa minoranze sulla presidenza del consiglio, ma se i contatti in corso dovessero portare anche ad un rimpasto, inevitabilmente, tra gli assessori attuali, qualcuno dovrebbe far posto ai nuovi arrivi. Eventualità che non spaventa Nicola Lagreca, delegato alle finanze: "Nessuno deve sentirsi il posto assicurato. Se la maggioranza dovesse ritenerlo opportuno, credo che non avremmo problemi a rimettere il mandato".
Sette mesi dopo le elezioni di maggio, insomma, le differenze si attenuano, le distanze si accorciano e tutto diventa possibile. Finanche una grande alleanza tra gli avversari di ieri, alternativi nelle urne ma tessitori di intese in consiglio.
Se ci sarà, l'accordo sarà formalizzato dopo il voto del 24 e 25 febbraio e sarà, naturalmente, in nome del bene comune e dell'esclusivo interesse della città.
Così, per saperne di più, alla fine non è rimasto che andare a cercare voci e brandelli di verità dietro le quinte. Alzato il sipario, emerge un dato: il Pd e il resto della maggioranza hanno ufficialmente dato il benservito agli ormai ex alleati del Centro Democratico. Dice il sindaco Alesio Valente: "Storia finita? Io sto ai fatti. Sono loro che hanno scelto nuovamente di mettersi fuori dalla maggioranza". Altro il primo cittadino non aggiunge. Non si nasconde invece ai taccuini il consigliere democratico Mimmo Cardascia: "Ci troviamo di fronte ad un'anomalia tutta locale: forse è arrivato il momento di porre fine ad essa. Ad ogni modo, abbiamo dimostrato che la maggioranza c'è. L'appello al senso di responsabilità lanciato dal sindaco non deve essere frainteso come un segno di debolezza. In realtà, è la denuncia di uno stato di fatto, corredata della richiesta di collaborazione nell'interesse della città". Rincara la dose il capogruppo Pd Sante Giordano: "Sinceramente, non abbiamo compreso le motivazioni politiche che hanno determinato la fuoriuscita dei 4 di CD, che neppure le hanno spiegate. Ma sia chiaro: non siamo più nemmeno interessati alle loro spiegazioni. Le ragioni alla base del loro operato sono esclusivamente di potere e di poltrone". Si aprirà una nuova fase, adesso, magari aprendo all'opposizione per riguadagnare numeri e stabilità? "I partiti della coalizione si riuniranno per affrontare il discorso: allo stato, non ci sono strategie predeterminate", chiosa Giordano. Che sulla richiesta di dimissioni del primo cittadino, avanzata dal leader dell'opposizione, Rino Vendola, quale precondizione necessaria per l'avvio del dialogo, precisa: "Lo deciderà la maggioranza, nell'interesse della città".
Altra carne a cuocere, abbattendo il muro della prudenza dei democrats, aggiunge dall'Upc Leonardo Mandolino: "Con il CD il rapporto può considerarsi chiuso: non c'è più stima nè fiducia. E Lupoli non può più essere considerato un presidente di garanzia: non è più legittimato perchè non riconosciuto neanche dal partito che lo ha eletto". Spazio, allora, alle larghe intese: "Un rapporto costruttivo - suggerisce Mandolino, scoprendo le carte - può essere coltivato con l'opposizione. Se necessario, concedendo ad essa anche postazioni in giunta".
A dire il vero, radio Politica dà come già fatta un'intesa minoranze sulla presidenza del consiglio, ma se i contatti in corso dovessero portare anche ad un rimpasto, inevitabilmente, tra gli assessori attuali, qualcuno dovrebbe far posto ai nuovi arrivi. Eventualità che non spaventa Nicola Lagreca, delegato alle finanze: "Nessuno deve sentirsi il posto assicurato. Se la maggioranza dovesse ritenerlo opportuno, credo che non avremmo problemi a rimettere il mandato".
Sette mesi dopo le elezioni di maggio, insomma, le differenze si attenuano, le distanze si accorciano e tutto diventa possibile. Finanche una grande alleanza tra gli avversari di ieri, alternativi nelle urne ma tessitori di intese in consiglio.
Se ci sarà, l'accordo sarà formalizzato dopo il voto del 24 e 25 febbraio e sarà, naturalmente, in nome del bene comune e dell'esclusivo interesse della città.