Crisi in Comune: la minoranza stoppa Valente
Vendola: "Solo un bluff il passo indietro degli assessori". Stragapede: "Attendiamo le dimissioni o l'azzeramento".
mercoledì 13 febbraio 2013
15.20
Non convince. La mossa del primo cittadino e della maggioranza di invitare gli assessori a rimettere politicamente il loro mandato continuando a svolgere il loro lavoro non incontra il favore dei destinatari per i quali era stata pensata: le opposizioni. E neppure passa sotto traccia l'apertura al dialogo dal sindaco formalizzata soltanto nei confronti di Sel.
Lo dicono, chiaro e tondo, gli uomini della minoranza. "Io sto all'opposizione", chiosa lapidario Rino Vendola. "Per avviare il dialogo avevamo chiesto a Valente di formalizzare le sue dimissioni. Non sono mai arrivate. Auguro buon futuro a lui ed alla città, che purtroppo si trova a dover scontare il peso di un presente in cui la politica non è più al seguito del popolo e delle sue esigenze". Pausa, sospiro, spiegazione: "Credo che a Gravina si sia toccato il fondo, drammaticamente: c'è un Pd oligarca, ed uno di popolo. Il primo sta al governo, il secondo all'opposizione. Il Centro Democratico sta al governo con i pisicchiani e mostra i muscoli con i canonichiani. Ma nessuno ne parla, nessuno pone rimedio. E pian piano si sta irrimediabilmente lacerando il tessuto sensibile della città". Quindi, derubricato a "mero escamotage" il gesto compiuto dagli assessori, che hanno affidato il loro mandato nelle mani del sindaco senza però protocollare le dimissioni, Vendola ribadisce: "Aspettiamo gesti concreti, quelli di cui s'era parlato a margine dell'ultima seduta di consiglio comunale. Non ne vediamo". Sul punto identica la posizione del movimento "La Puglia per Vendola", in seno all'assemblea consiliare rappresentata da Antonio Stragapede. "Quale condizione per l'apertura di una fase nuova - dice Stragapede - avevamo chiesto al sindaco di presentare le sue dimissioni, atto che riteniamo dovuto. Non solo non c'è stato quello, ma neppure c'è stato l'azzeramento di giunta".
C'è stata, invece, la formalizzazione, da parte degli inquilini di via Vittorio Veneto, dell'avvio del dialogo con Sel. E il resto della minoranza? Osserva Stragapede: "Non entro nel merito di questioni riguardanti altri partiti. Sel aveva detto di non essere rimasta sorda all'appello al senso di responsabilità lanciato dal sindaco, ma credo che sui passaggi successivi siamo tutti d'accordo. E credo pure che nessuno andrà a trattare senza che prima ci sia stato quel gesto forte e chiarificatore che noi tutti auspichiamo. Quello del sindaco con Sel è un tentativo: la minoranza parlerà una voce unica".
Ma che il rischio di assistere ad un'applicazione in chiave gravinese dell'antico principio del divide et impera sia ben presente tra le fila delle opposizioni lo dimostra il monito che Vendola affida ai taccuini richiesto di un commento sull'invito rivolto a Sel da Palazzo di città: "Io sono e lavoro per la costruzione della sinistra e della sua unità. Se qualcuno, al contrario, vuole impegnarsi per distruggerla, faccia pure".
Al sesto giorno la crisi in Comune continua e tutti lavorano per chiuderla, ma lontano dal consiglio comunale e dagli occhi della città. La chiamano trasparenza...
Lo dicono, chiaro e tondo, gli uomini della minoranza. "Io sto all'opposizione", chiosa lapidario Rino Vendola. "Per avviare il dialogo avevamo chiesto a Valente di formalizzare le sue dimissioni. Non sono mai arrivate. Auguro buon futuro a lui ed alla città, che purtroppo si trova a dover scontare il peso di un presente in cui la politica non è più al seguito del popolo e delle sue esigenze". Pausa, sospiro, spiegazione: "Credo che a Gravina si sia toccato il fondo, drammaticamente: c'è un Pd oligarca, ed uno di popolo. Il primo sta al governo, il secondo all'opposizione. Il Centro Democratico sta al governo con i pisicchiani e mostra i muscoli con i canonichiani. Ma nessuno ne parla, nessuno pone rimedio. E pian piano si sta irrimediabilmente lacerando il tessuto sensibile della città". Quindi, derubricato a "mero escamotage" il gesto compiuto dagli assessori, che hanno affidato il loro mandato nelle mani del sindaco senza però protocollare le dimissioni, Vendola ribadisce: "Aspettiamo gesti concreti, quelli di cui s'era parlato a margine dell'ultima seduta di consiglio comunale. Non ne vediamo". Sul punto identica la posizione del movimento "La Puglia per Vendola", in seno all'assemblea consiliare rappresentata da Antonio Stragapede. "Quale condizione per l'apertura di una fase nuova - dice Stragapede - avevamo chiesto al sindaco di presentare le sue dimissioni, atto che riteniamo dovuto. Non solo non c'è stato quello, ma neppure c'è stato l'azzeramento di giunta".
C'è stata, invece, la formalizzazione, da parte degli inquilini di via Vittorio Veneto, dell'avvio del dialogo con Sel. E il resto della minoranza? Osserva Stragapede: "Non entro nel merito di questioni riguardanti altri partiti. Sel aveva detto di non essere rimasta sorda all'appello al senso di responsabilità lanciato dal sindaco, ma credo che sui passaggi successivi siamo tutti d'accordo. E credo pure che nessuno andrà a trattare senza che prima ci sia stato quel gesto forte e chiarificatore che noi tutti auspichiamo. Quello del sindaco con Sel è un tentativo: la minoranza parlerà una voce unica".
Ma che il rischio di assistere ad un'applicazione in chiave gravinese dell'antico principio del divide et impera sia ben presente tra le fila delle opposizioni lo dimostra il monito che Vendola affida ai taccuini richiesto di un commento sull'invito rivolto a Sel da Palazzo di città: "Io sono e lavoro per la costruzione della sinistra e della sua unità. Se qualcuno, al contrario, vuole impegnarsi per distruggerla, faccia pure".
Al sesto giorno la crisi in Comune continua e tutti lavorano per chiuderla, ma lontano dal consiglio comunale e dagli occhi della città. La chiamano trasparenza...