Crisi in Comune: parla Angellotti
Il consigliere espone il suo pensiero in una lettera al direttore. "Ciò che resta della maggioranza faccia suoi i nostri programmi".
venerdì 15 febbraio 2013
10.55
Gentile direttore,
in questi ultimi giorni la nostra comunità è attanagliata e palesemente mortificata dalla ormai conclamata crisi di questa amministrazione. Si sta scrivendo tanto, si sta dicendo troppo, ma effettivamente si sta facendo poco.
La nostra comunità, oltre ad essere fortemente penalizzata da una situazione facilmente intuibile nella infelice composizione del progetto elettorale, implementato all'insegna di un rinnovamento che oggi non esiste più, da anni fa i conti con commissariamenti che rendono il paese ancora più immobile di quanto effettivamente meriti.
Penso, caro direttore, a come potrebbe diventare Gravina, se solo ci fosse un progetto di continuità, sia essa politica, di idee, di risorse, di ambizioni e, perché no, anche di persone. Immagino cosa potremmo fare se solo non fossimo flagellati continuamente dalla discontinuità "emozionale", dove per emozionale si intende il voler davvero bene alla gente di questa città. Ma a noi evidentemente non piace volersi bene, evidentemente a noi piace più parlare bene dei comuni a noi vicini pochi chilometri, ma distanti anni luce nel modo di gestire la cosa comune. Loro a ragion del vero hanno fatto della continuità un elemento indispensabile per lo sviluppo e lo star bene. Penso a quanto sarebbe dignitoso per il nostro paese se ci fosse una programmazione a dieci anni anziché a dieci giorni e poi vediamo. Inoltre ad aggravare il tutto, come in una vera rappresentazione teatrale, ci si deve adeguare ai rigidi dogmi politici nazionali, i quali impongono l'immobilismo totale ed una più astuta resilienza, tale da deformare tutto in funzione dell'evento politico di turno, senza tenere minimamente conto la fragilità amministrativa che accompagna il nostro paese oramai da tanto tempo. Forse da troppo.
In questo senso il mio impegno primario deve essere quello di dare risposte politiche chiare e concrete ai nostri concittadini, i quali hanno solo il desiderio di vedere risolti gli innumerevoli problemi che abitano le nostre vie ed ormai le nostre stesse case. Non voglio e non posso restare impassibile di fronte a questa situazione. Lo devo a chi ha creduto di poter contare sul mio apporto. Lo devo a me stesso quale primo fruitore della nostra comunità.
Io non resterò in silenzio. Chiedo a gran voce che siano consumati tutti gli atti politici necessari a stabilire ed a garantire governabilità al paese. Vorrò, prima di ogni altra cosa, però, parlare e discutere di programmi e progetti per la città. Mi piacerebbe che ciò che resta di questa maggioranza adotti il nostro programma e lo combini con il suo. Vorrò una discussione chiara e trasparente che metta ai margini le appartenenze o rivendicazioni politiche. Vorrò che la discussione sia incentrata sul lavoro. Vorrò un tempestivo ed incisivo intervento a favore della nostra gente che ci chiede occupazione non sempre pertinente ai titoli di studio conseguiti o al back ground professionale. Vorrei poter far funzionare la vera politica prima che sia troppo tardi per quegli ultimi che ancora credono nel nostro ruolo.
E' quello che ho detto e promesso non molto tempo fa ed è quello che voglio continuare a dire e promettere.
F.to Salvatore Angellotti
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Egregio consigliere, la ringrazio per aver voluto far conoscere il suo pensiero all'opinione pubblica attraverso Gravinalife.
Non entro nel merito della sua riflessione: è la politica che ha il compito di dare risposte alla città, ai cittadini e pure a se stessa, visto che ormai da tre mesi, sebbene in carica soltanto da maggio, l'amministrazione comunale tutta intera, senza distinzioni tra maggioranza ed opposizione, sembra avvitarsi su una crisi che presenta molti punti oscuri, che nessuno fin qui ha avvertito il dovere, istituzionale prima ancora che politico, di spiegare nelle sedi competenti: in consiglio comunale, prima che altrove.
Mi concedo allora solo un'osservazione: lei, consigliere Angellotti, è stato eletto tra le fila dell'opposizione. Solitamente, nelle urne, chi vince governa e chi perde controlla il governo dei vincitori. Che per inciso, quando non ha più i numeri, in un sistema bipolare come quello attualmente previsto per l'elezione dei sindaci, normalmente torna a presentarsi al cospetto degli elettori.
Può però capitare, ed in Italia capita sempre più spesso, che l'urgenza del governo ponga in secondo piano le logiche della Politica, a detrimento di quest'ultima, subordinata alla gestione pratica del quotidiano ed anche per questo ogni giorno meno credibile e più lontana dai sogni e dai cuori della gente. Ma non è (solo) questo il punto: lei dice di voler responsabilmente confrontarsi su progetti e programmi anche con chi ha sconfitto elettoralmente la sua parte politica (ed i programmi da essa rappresentanti, immagino in alternativa a quelli dei vincitori) e di volere, naturalmente per il bene di una città mai così tanto amata come in questi giorni, una discussione chiara e soprattutto trasparente.
Ecco il vero nodo: la trasparenza. La crisi, ostinatamente tenuta per mesi come polvere sotto i tappeti di via Vittorio Veneto, c'è. Ma viene tenuta al chiuso delle segrete stanze. Se davvero crede in quello che afferma, e non c'è motivo per dubitarne, faccia quello che finora non hanno fatto nè il sindaco, nè il presidente del consiglio, tantomeno la maggioranza e, stranamente, neppure l'opposizione: avanzi formalmente richiesta di convocare con urgenza una seduta di consiglio comunale per discutere della crisi, delle sue motivazioni, delle sue soluzioni.
Dia il buon esempio, dimostrando concretamente di essere dalla parte della trasparenza: chissà che non diventi un esempio anche per qualche altro suo collega.
Gianpaolo Iacobini
Coordinatore editoriale Gravinalife
in questi ultimi giorni la nostra comunità è attanagliata e palesemente mortificata dalla ormai conclamata crisi di questa amministrazione. Si sta scrivendo tanto, si sta dicendo troppo, ma effettivamente si sta facendo poco.
La nostra comunità, oltre ad essere fortemente penalizzata da una situazione facilmente intuibile nella infelice composizione del progetto elettorale, implementato all'insegna di un rinnovamento che oggi non esiste più, da anni fa i conti con commissariamenti che rendono il paese ancora più immobile di quanto effettivamente meriti.
Penso, caro direttore, a come potrebbe diventare Gravina, se solo ci fosse un progetto di continuità, sia essa politica, di idee, di risorse, di ambizioni e, perché no, anche di persone. Immagino cosa potremmo fare se solo non fossimo flagellati continuamente dalla discontinuità "emozionale", dove per emozionale si intende il voler davvero bene alla gente di questa città. Ma a noi evidentemente non piace volersi bene, evidentemente a noi piace più parlare bene dei comuni a noi vicini pochi chilometri, ma distanti anni luce nel modo di gestire la cosa comune. Loro a ragion del vero hanno fatto della continuità un elemento indispensabile per lo sviluppo e lo star bene. Penso a quanto sarebbe dignitoso per il nostro paese se ci fosse una programmazione a dieci anni anziché a dieci giorni e poi vediamo. Inoltre ad aggravare il tutto, come in una vera rappresentazione teatrale, ci si deve adeguare ai rigidi dogmi politici nazionali, i quali impongono l'immobilismo totale ed una più astuta resilienza, tale da deformare tutto in funzione dell'evento politico di turno, senza tenere minimamente conto la fragilità amministrativa che accompagna il nostro paese oramai da tanto tempo. Forse da troppo.
In questo senso il mio impegno primario deve essere quello di dare risposte politiche chiare e concrete ai nostri concittadini, i quali hanno solo il desiderio di vedere risolti gli innumerevoli problemi che abitano le nostre vie ed ormai le nostre stesse case. Non voglio e non posso restare impassibile di fronte a questa situazione. Lo devo a chi ha creduto di poter contare sul mio apporto. Lo devo a me stesso quale primo fruitore della nostra comunità.
Io non resterò in silenzio. Chiedo a gran voce che siano consumati tutti gli atti politici necessari a stabilire ed a garantire governabilità al paese. Vorrò, prima di ogni altra cosa, però, parlare e discutere di programmi e progetti per la città. Mi piacerebbe che ciò che resta di questa maggioranza adotti il nostro programma e lo combini con il suo. Vorrò una discussione chiara e trasparente che metta ai margini le appartenenze o rivendicazioni politiche. Vorrò che la discussione sia incentrata sul lavoro. Vorrò un tempestivo ed incisivo intervento a favore della nostra gente che ci chiede occupazione non sempre pertinente ai titoli di studio conseguiti o al back ground professionale. Vorrei poter far funzionare la vera politica prima che sia troppo tardi per quegli ultimi che ancora credono nel nostro ruolo.
E' quello che ho detto e promesso non molto tempo fa ed è quello che voglio continuare a dire e promettere.
F.to Salvatore Angellotti
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Egregio consigliere, la ringrazio per aver voluto far conoscere il suo pensiero all'opinione pubblica attraverso Gravinalife.
Non entro nel merito della sua riflessione: è la politica che ha il compito di dare risposte alla città, ai cittadini e pure a se stessa, visto che ormai da tre mesi, sebbene in carica soltanto da maggio, l'amministrazione comunale tutta intera, senza distinzioni tra maggioranza ed opposizione, sembra avvitarsi su una crisi che presenta molti punti oscuri, che nessuno fin qui ha avvertito il dovere, istituzionale prima ancora che politico, di spiegare nelle sedi competenti: in consiglio comunale, prima che altrove.
Mi concedo allora solo un'osservazione: lei, consigliere Angellotti, è stato eletto tra le fila dell'opposizione. Solitamente, nelle urne, chi vince governa e chi perde controlla il governo dei vincitori. Che per inciso, quando non ha più i numeri, in un sistema bipolare come quello attualmente previsto per l'elezione dei sindaci, normalmente torna a presentarsi al cospetto degli elettori.
Può però capitare, ed in Italia capita sempre più spesso, che l'urgenza del governo ponga in secondo piano le logiche della Politica, a detrimento di quest'ultima, subordinata alla gestione pratica del quotidiano ed anche per questo ogni giorno meno credibile e più lontana dai sogni e dai cuori della gente. Ma non è (solo) questo il punto: lei dice di voler responsabilmente confrontarsi su progetti e programmi anche con chi ha sconfitto elettoralmente la sua parte politica (ed i programmi da essa rappresentanti, immagino in alternativa a quelli dei vincitori) e di volere, naturalmente per il bene di una città mai così tanto amata come in questi giorni, una discussione chiara e soprattutto trasparente.
Ecco il vero nodo: la trasparenza. La crisi, ostinatamente tenuta per mesi come polvere sotto i tappeti di via Vittorio Veneto, c'è. Ma viene tenuta al chiuso delle segrete stanze. Se davvero crede in quello che afferma, e non c'è motivo per dubitarne, faccia quello che finora non hanno fatto nè il sindaco, nè il presidente del consiglio, tantomeno la maggioranza e, stranamente, neppure l'opposizione: avanzi formalmente richiesta di convocare con urgenza una seduta di consiglio comunale per discutere della crisi, delle sue motivazioni, delle sue soluzioni.
Dia il buon esempio, dimostrando concretamente di essere dalla parte della trasparenza: chissà che non diventi un esempio anche per qualche altro suo collega.
Gianpaolo Iacobini
Coordinatore editoriale Gravinalife