“Divinamente donne”: l’universo semi-serio delle donne
La compagnia vicentina “La Valigia” porta in scena, senza filtri, la condizione femminile
martedì 20 dicembre 2011
11.26
Sono state sufficienti poche battute per capire che ci fosse qualcosa di diverso dal solito in quella esibizione tutta al femminile. Un dialogo tra donne, un viaggio con tanto di valigia e "ricambio" di abiti nell'universo femminile, una storia di vita quotidiana brillante e mai banale, non uno spettacolo teatrale in senso stretto come molti altri.
Se in alcune parti del mondo quello femminile è considerato ancora un sesso di second'ordine, addirittura inutile, lo spettacolo ha restituito alla donna la dignità e, tra croci e delizie, il podio che merita.
"Divinamente donne": una chiacchierata intensa tra donne, a tratti alleate, a tratti nemiche, scritta e interpretata da Ambra Andriolo e Raffaella Dalla Rosa della compagnia teatrale La Valigia di Orgiano (Vicenza). Questa volta sono arrivate da lontano a calcare il palcoscenico del teatro Vida, eppure l'universo femminile che hanno portato in scena è quello che si snoda anche qui nel nostro territorio, perché le donne, i nostri cambiamenti di umore, il nostro complicato universo, sebbene intricato trova lo stesso riscontro dalla Sicilia al Piemonte: fortuna però che l'originalità di questo mondo, tante volte biasimato e non compreso dal sesso forte, è apparsa tutta nel testo e nella interpretazione delle protagoniste della scena.
Accanto ad una prima parte divertente e coinvolgente, fatta delle manie della donna, di un mondo semi-serio di problematiche solo apparentemente epocali, e di disturbi compulsivi, sul palcoscenico gravinese, quelle stesse protagoniste hanno abbandonato la verve e il sarcasmo iniziale, per una imprevista e alquanto fulminea metamorfosi (in abiti e contenuti), così da dar vita quasi ad un secondo spettacolo; un "secondo tempo" dai toni più cruenti, dalle luci più soffuse, dalle tematiche più calde: donne bambine, donne fragili, donne madri, donne divine, donne selvagge, donne assassine.
Un passaggio molto brusco quello tra la prima e la seconda parte, brusco forse come gli improvvisi cambiamenti di umore che pure l'universo femminile ben conosce (e di riflesso anche quello maschile); un passaggio forse, però, troppo repentino che non ha lasciato il tempo al pubblico in sala di affezionarsi a quelle nuove donne, a quella loro nuova veste, e soprattutto di rispecchiarsi in esse, in quel mondo che pure ben appartiene a tutte noi.
Nessun filtro nel testo, niente di agiografico nella trattazione dell'essere femminile, una seria obiettività che a memoria d'uomo, non ha grossi precedenti: la condizione della donna è stata affrontata senza remore e ipocrisie, mescolando quel candore e quel tocco di malizia che rende la donna speciale e così Divinamente donna.
Se in alcune parti del mondo quello femminile è considerato ancora un sesso di second'ordine, addirittura inutile, lo spettacolo ha restituito alla donna la dignità e, tra croci e delizie, il podio che merita.
"Divinamente donne": una chiacchierata intensa tra donne, a tratti alleate, a tratti nemiche, scritta e interpretata da Ambra Andriolo e Raffaella Dalla Rosa della compagnia teatrale La Valigia di Orgiano (Vicenza). Questa volta sono arrivate da lontano a calcare il palcoscenico del teatro Vida, eppure l'universo femminile che hanno portato in scena è quello che si snoda anche qui nel nostro territorio, perché le donne, i nostri cambiamenti di umore, il nostro complicato universo, sebbene intricato trova lo stesso riscontro dalla Sicilia al Piemonte: fortuna però che l'originalità di questo mondo, tante volte biasimato e non compreso dal sesso forte, è apparsa tutta nel testo e nella interpretazione delle protagoniste della scena.
Accanto ad una prima parte divertente e coinvolgente, fatta delle manie della donna, di un mondo semi-serio di problematiche solo apparentemente epocali, e di disturbi compulsivi, sul palcoscenico gravinese, quelle stesse protagoniste hanno abbandonato la verve e il sarcasmo iniziale, per una imprevista e alquanto fulminea metamorfosi (in abiti e contenuti), così da dar vita quasi ad un secondo spettacolo; un "secondo tempo" dai toni più cruenti, dalle luci più soffuse, dalle tematiche più calde: donne bambine, donne fragili, donne madri, donne divine, donne selvagge, donne assassine.
Un passaggio molto brusco quello tra la prima e la seconda parte, brusco forse come gli improvvisi cambiamenti di umore che pure l'universo femminile ben conosce (e di riflesso anche quello maschile); un passaggio forse, però, troppo repentino che non ha lasciato il tempo al pubblico in sala di affezionarsi a quelle nuove donne, a quella loro nuova veste, e soprattutto di rispecchiarsi in esse, in quel mondo che pure ben appartiene a tutte noi.
Nessun filtro nel testo, niente di agiografico nella trattazione dell'essere femminile, una seria obiettività che a memoria d'uomo, non ha grossi precedenti: la condizione della donna è stata affrontata senza remore e ipocrisie, mescolando quel candore e quel tocco di malizia che rende la donna speciale e così Divinamente donna.