Don Carlo Caputo : “Nella mia mente non era uno che doveva lasciarci”
Lettera a zio Carlo da parte del nipote Vannisio Lavecchia. La S. Messa sara' celebrata domenica 23 gennaio ore 19,00 presso la Parrocchia di S. Domenico.
domenica 23 gennaio 2011
12.45
In occasione dell'anniversario di morte di don Carlo Caputo, pubblichiamo qui di seguito la lettera che Vannisio Lavecchia scrive a suo zio Carlo:
"E' trascorso un anno da quel triste 24 gennaio 2010 quando mio zio, Mons. Carlo Caputo, raggiunse la Casa del Padre.
Il suo ricordo rimarrà sempre vivo in tutti noi e in tutti coloro che ebbero occasione di conoscerlo ed apprezzarlo.
Sono sicuro che Don Carlo abbia seminato intorno a sé, soprattutto negli ultimi mesi della sua esistenza terrena, molta più vita di quanto non ne consumasse la sua malattia.
Alla notizia del male che lo avrebbe portato alla morte, reagì con una profonda riscoperta della fede ed ebbe la consapevolezza che proprio grazie alla malattia, da lui stesso a me definita "un'esperienza di grazia", fu sicuramente capace, come in tutta la sua esistenza, di apprezzare la vita e di amarla.
Affrontò dunque la sua sofferenza con la forza, l'equilibrio, la serenità e persino la gioia, che solo la fede gli seppe dare.
Vi testimonio che Visse intensamente i suoi ultimi giorni di vita.
In questa occasione voglio ritornare a fare memoria di Don Carlo e della sua lunga e feconda esistenza terrena, cristiana e sacerdotale.
Don Carlo ha amato davvero il suo lavoro. E' stato un gran lavoratore: lavorava di giorno e di notte, nei tempi normali e anche durante i periodi di vacanza.
Non possiamo dimenticare la cura che Don Carlo ebbe per la nostra Parrocchia di San Domenico e per tutte le innumerevoli iniziative che in essa ha saputo concretizzare con coraggio e determinazione.
Lo sentiamo ancora tra noi, perché ha lasciato e continua a lasciare impronte profonde nel nostro cuore e nella nostra vita cristiana.
Lo sentiamo ancora tra noi, senza alcun timore di essere rimasti orfani, ma con la consapevolezza e la gioia di una paternità che non solo permane, ma che cresce e spiritualmente si fa più intensa, più pura e feconda.
Signore, Tu che entri nel groviglio delle cose umane e le disbrogli, colmando l'abisso della differenza tra Te e noi con pietà ed amore, sciogli il nodo del nostro dolore, che in questo triste giorno ci serra la gola.
In questo primo anniversario della sua morte affidiamo Don Carlo a Dio che è l'immenso concertatore e l'insuperabile armonizzatore di tutti i cuori, la autentica verità che illumina le menti, la tenerissima bellezza che riempie la vita, l'assoluta bontà che completa la nostra adesione al suo amore.
Con la speranza certa della risurrezione, seppur nel chiaroscuro della nostra fede, non ci resta che la preghiera.
Con la nostra preghiera affidiamo don Carlo alla misericordia del Signore perché lo unisca all'esercito concertante dei suoi Angeli e con loro possa sempre cantare "al Padre della vita, il Creatore, al Figlio che si è fatto uomo per noi, allo Spirito Santo che ci fa cantare il cuore.
Grazie Don Carlo, grazie zio, per averci aperto la via della luce, che è Cristo Risorto, nel nostro comune pellegrinaggio alle sorgenti della nostra fede. Il Signore Gesù ti ricompensi; Lui che ti ha concesso il privilegio di servire la Chiesa fino all'ultimo tuo respiro".
"E' trascorso un anno da quel triste 24 gennaio 2010 quando mio zio, Mons. Carlo Caputo, raggiunse la Casa del Padre.
Il suo ricordo rimarrà sempre vivo in tutti noi e in tutti coloro che ebbero occasione di conoscerlo ed apprezzarlo.
Sono sicuro che Don Carlo abbia seminato intorno a sé, soprattutto negli ultimi mesi della sua esistenza terrena, molta più vita di quanto non ne consumasse la sua malattia.
Alla notizia del male che lo avrebbe portato alla morte, reagì con una profonda riscoperta della fede ed ebbe la consapevolezza che proprio grazie alla malattia, da lui stesso a me definita "un'esperienza di grazia", fu sicuramente capace, come in tutta la sua esistenza, di apprezzare la vita e di amarla.
Affrontò dunque la sua sofferenza con la forza, l'equilibrio, la serenità e persino la gioia, che solo la fede gli seppe dare.
Vi testimonio che Visse intensamente i suoi ultimi giorni di vita.
In questa occasione voglio ritornare a fare memoria di Don Carlo e della sua lunga e feconda esistenza terrena, cristiana e sacerdotale.
Don Carlo ha amato davvero il suo lavoro. E' stato un gran lavoratore: lavorava di giorno e di notte, nei tempi normali e anche durante i periodi di vacanza.
Non possiamo dimenticare la cura che Don Carlo ebbe per la nostra Parrocchia di San Domenico e per tutte le innumerevoli iniziative che in essa ha saputo concretizzare con coraggio e determinazione.
Lo sentiamo ancora tra noi, perché ha lasciato e continua a lasciare impronte profonde nel nostro cuore e nella nostra vita cristiana.
Lo sentiamo ancora tra noi, senza alcun timore di essere rimasti orfani, ma con la consapevolezza e la gioia di una paternità che non solo permane, ma che cresce e spiritualmente si fa più intensa, più pura e feconda.
Signore, Tu che entri nel groviglio delle cose umane e le disbrogli, colmando l'abisso della differenza tra Te e noi con pietà ed amore, sciogli il nodo del nostro dolore, che in questo triste giorno ci serra la gola.
In questo primo anniversario della sua morte affidiamo Don Carlo a Dio che è l'immenso concertatore e l'insuperabile armonizzatore di tutti i cuori, la autentica verità che illumina le menti, la tenerissima bellezza che riempie la vita, l'assoluta bontà che completa la nostra adesione al suo amore.
Con la speranza certa della risurrezione, seppur nel chiaroscuro della nostra fede, non ci resta che la preghiera.
Con la nostra preghiera affidiamo don Carlo alla misericordia del Signore perché lo unisca all'esercito concertante dei suoi Angeli e con loro possa sempre cantare "al Padre della vita, il Creatore, al Figlio che si è fatto uomo per noi, allo Spirito Santo che ci fa cantare il cuore.
Grazie Don Carlo, grazie zio, per averci aperto la via della luce, che è Cristo Risorto, nel nostro comune pellegrinaggio alle sorgenti della nostra fede. Il Signore Gesù ti ricompensi; Lui che ti ha concesso il privilegio di servire la Chiesa fino all'ultimo tuo respiro".