E dopo il Pd è guerra in casa Udc
Ecco l'ultimatum dei giovani
venerdì 9 dicembre 2016
"Vietato discutere di come si è amministrata la città, vietato dar conto di come è stata gestita la cosa pubblica. Questo è il vero problema della nostra città, della sua politica: si chiede un voto per comandare e non per amministrare, per vincere e non per convincere. E invece ogni tanto si dovrebbe ricordare che Amministrare non è un diritto. Amministrare è una missione concessa a tempo determinato di cui si deve inevitabilmente rendere conto".
Se mai fosse stato possibile la seconda puntata è più atroce della prima.
Dopo aver chiesto un pubblico confronto e la condivisione dei contenuti in vista dell'imminente campagna elettorale, l'ennesimo strappo si è consumato in casa Udc dove "oltre cento iscritti" hanno condiviso l'ennesimo documento nel quale stigmatizzano l'atteggiamento dello zoccolo duro del partito e annunciano "proseguiremo a parlare con i cittadini, con le associazioni di categoria, con tutte quelle forze politiche che la pensano diversamente, in ogni sede che vorrà accoglierci per discutere del futuro della nostra Gravina, ritenendo di essere attori legittimi del nostro territorio, proseguiremo a fare politica e a dialogare con tutti quelli che la pensano come noi per progettare insieme un futuro migliore per la nostra città lontano da coloro che hanno scambiato per anni la cosa pubblica per la cosa privata ed a sentirci donne e uomini forti comunque e ovunque".
Lo strappo definitivo dopo la pubblicazione del documento firmato dai consiglieri comunali e dal segretario regionale dell'Udc nel quale i dissidenti sono stati "banalmente etichettati quali soggetti 'non legittimati' ad usare il simbolo di un partito del quale comunque ne abbiamo fatto parte" prima di rinviare il congresso cittadino a data da destinarsi ovvero "o dopo la celebrazione dei congresso provinciale e regionale".
"Prendiamo atto – attaccano dal movimento - con grande rammarico della impossibilità di partecipare alla vita politica gravinese all'interno dell'UDC essendo esso di fatto un partito "chiuso", ostaggio di logiche e di personalismi che nulla hanno a che fare con la buona politica. Un partito nel quale la sera si decide una linea d'azione e la mattina seguente se ne percorre un'altra. Un partito in cui, singolarmente e con ardore, si prendono le distanze dal modo di amministrare, per poi ripiegarsi a sbugiardare se stessi e gli altri scegliendo di esprimere pavidamente nella veste pubblica "…l'apprezzamento positivo sull'operato dell'amministrazione uscente".
"Di conseguenza, ringraziando per la "gentile concessione", prendiamo lucidamente e definitivamente atto della impossibilità di poter discutere di qualsivoglia punto di vista all'interno di un partito, l'UDC che in questi cinque anni è stato fedele custode della politica del "Cambiamente", rinunciando con i suoi uomini ed i suoi rappresentanti in consiglio ed in giunta al suo ruolo ed alla sua visione politica di questa Città e al voler continuare in questa direzione".
Se mai fosse stato possibile la seconda puntata è più atroce della prima.
Dopo aver chiesto un pubblico confronto e la condivisione dei contenuti in vista dell'imminente campagna elettorale, l'ennesimo strappo si è consumato in casa Udc dove "oltre cento iscritti" hanno condiviso l'ennesimo documento nel quale stigmatizzano l'atteggiamento dello zoccolo duro del partito e annunciano "proseguiremo a parlare con i cittadini, con le associazioni di categoria, con tutte quelle forze politiche che la pensano diversamente, in ogni sede che vorrà accoglierci per discutere del futuro della nostra Gravina, ritenendo di essere attori legittimi del nostro territorio, proseguiremo a fare politica e a dialogare con tutti quelli che la pensano come noi per progettare insieme un futuro migliore per la nostra città lontano da coloro che hanno scambiato per anni la cosa pubblica per la cosa privata ed a sentirci donne e uomini forti comunque e ovunque".
Lo strappo definitivo dopo la pubblicazione del documento firmato dai consiglieri comunali e dal segretario regionale dell'Udc nel quale i dissidenti sono stati "banalmente etichettati quali soggetti 'non legittimati' ad usare il simbolo di un partito del quale comunque ne abbiamo fatto parte" prima di rinviare il congresso cittadino a data da destinarsi ovvero "o dopo la celebrazione dei congresso provinciale e regionale".
"Prendiamo atto – attaccano dal movimento - con grande rammarico della impossibilità di partecipare alla vita politica gravinese all'interno dell'UDC essendo esso di fatto un partito "chiuso", ostaggio di logiche e di personalismi che nulla hanno a che fare con la buona politica. Un partito nel quale la sera si decide una linea d'azione e la mattina seguente se ne percorre un'altra. Un partito in cui, singolarmente e con ardore, si prendono le distanze dal modo di amministrare, per poi ripiegarsi a sbugiardare se stessi e gli altri scegliendo di esprimere pavidamente nella veste pubblica "…l'apprezzamento positivo sull'operato dell'amministrazione uscente".
"Di conseguenza, ringraziando per la "gentile concessione", prendiamo lucidamente e definitivamente atto della impossibilità di poter discutere di qualsivoglia punto di vista all'interno di un partito, l'UDC che in questi cinque anni è stato fedele custode della politica del "Cambiamente", rinunciando con i suoi uomini ed i suoi rappresentanti in consiglio ed in giunta al suo ruolo ed alla sua visione politica di questa Città e al voler continuare in questa direzione".