Esperti giapponesi a Gravina per studiare le pitture rupestri
Ricerca finanziata dal governo giapponese. Ricerche sulla tecnica esecutiva e sullo stato di conservazione delle pitture murali
lunedì 30 agosto 2010
Il 30 e 31 agosto prossimi, l'équipe italo-giapponese che curerà lo studio delle "Pitture murali nell'Italia Meridionale" soggiornerà a Gravina per un primo sopralluogo nelle chiese rupestri che dovrebbero interessare questa ricerca finanziata dal governo giapponese.
Alle ore 10 di lunedì 30, presso la sede municipale, i cinque studiosi italiani e giapponesi guidati dalla dott. Cecilia Frosinini, direttrice del settore restauro dell'Opificio delle Pietre Dure di Firenze e dal prof. Takaharu Miyashita, docente di storia dell'arte occidentale presso l'Università di Kanazawa, illustreranno il progetto al sindaco Giovanni Divella, all'assessore alla cultura Lorenzo Tremamunno e agli operatori culturali presenti sul territorio.
Finanziato con 300.000.000 di yen dal governo di Tokyo e curato dall'ateneo giapponese e dal museo fiorentino, è un progetto di ricerca diagnostica e di documentazione sulla tecnica esecutiva e sullo stato di conservazione delle pitture murali del territorio peninsulare sud-italiano, con particolare riguardo al periodo bizantino e altomedievale.
E, ancora. Il progetto di ricerca, i cui risultati confluiranno in un archivio digitale, è finalizzato ad acquisire una maggiore conoscenza su un segmento importante del patrimonio artistico italiano, poco conosciuto ma assolutamente unico, caratterizzato da chiese, cappelle e siti rupestri di tipo cenobitico, frutto dell'insediamento di monaci ortodossi provenienti da Oriente e Sicilia verificatosi fra il VI e l'XI secolo in regioni come la Calabria, la Lucania e la Puglia. Si tratta per lo più di cenobi o singoli insediamenti disseminati in territori impervi, lontani dai percorsi abituali e turistici, e dunque fonte preziosa di possibili e nuove acquisizioni scientifiche, dal momento che i principali studi sull'argomento risalgono agli anni Trenta. La particolarità di queste singolari testimonianze artistico-architettoniche è il fatto che si relazionano ai più conosciuti esempi di chiese e cenobi rupestri esistenti nell'intera area medio orientale, dalla Turchia alla Siria, alla Georgia, all'Armenia, all'Egitto, ovvero nei luoghi di diffusione della proto-cristianità.
Il progetto ha un valore particolarmente innovativo dal momento che non esiste una conoscenza organica e di ampio raggio sulla tecnica e sulle tipologie della pittura murale di area bizantina medio-orientale. In tal senso, lo studio della "versione" italiana di quel fenomeno storico-artistico potrà costituire un punto di riferimento per le acquisizioni future riguardanti il più vasto patrimonio di chiese rupestri del bacino Mediterraneo.
La ricerca riguarderà un campione significativo di chiese e siti rupestri tale da consentire una rappresentatività delle varie tipologie decorative.
Maggiori dettagli di questo progetto, che senz'altro farà convogliare nuove attenzione sul grande patrimonio rupestre di Gravina, si conosceranno nel corso dell'incontro in programma lunedì 30.
Alle ore 10 di lunedì 30, presso la sede municipale, i cinque studiosi italiani e giapponesi guidati dalla dott. Cecilia Frosinini, direttrice del settore restauro dell'Opificio delle Pietre Dure di Firenze e dal prof. Takaharu Miyashita, docente di storia dell'arte occidentale presso l'Università di Kanazawa, illustreranno il progetto al sindaco Giovanni Divella, all'assessore alla cultura Lorenzo Tremamunno e agli operatori culturali presenti sul territorio.
Finanziato con 300.000.000 di yen dal governo di Tokyo e curato dall'ateneo giapponese e dal museo fiorentino, è un progetto di ricerca diagnostica e di documentazione sulla tecnica esecutiva e sullo stato di conservazione delle pitture murali del territorio peninsulare sud-italiano, con particolare riguardo al periodo bizantino e altomedievale.
E, ancora. Il progetto di ricerca, i cui risultati confluiranno in un archivio digitale, è finalizzato ad acquisire una maggiore conoscenza su un segmento importante del patrimonio artistico italiano, poco conosciuto ma assolutamente unico, caratterizzato da chiese, cappelle e siti rupestri di tipo cenobitico, frutto dell'insediamento di monaci ortodossi provenienti da Oriente e Sicilia verificatosi fra il VI e l'XI secolo in regioni come la Calabria, la Lucania e la Puglia. Si tratta per lo più di cenobi o singoli insediamenti disseminati in territori impervi, lontani dai percorsi abituali e turistici, e dunque fonte preziosa di possibili e nuove acquisizioni scientifiche, dal momento che i principali studi sull'argomento risalgono agli anni Trenta. La particolarità di queste singolari testimonianze artistico-architettoniche è il fatto che si relazionano ai più conosciuti esempi di chiese e cenobi rupestri esistenti nell'intera area medio orientale, dalla Turchia alla Siria, alla Georgia, all'Armenia, all'Egitto, ovvero nei luoghi di diffusione della proto-cristianità.
Il progetto ha un valore particolarmente innovativo dal momento che non esiste una conoscenza organica e di ampio raggio sulla tecnica e sulle tipologie della pittura murale di area bizantina medio-orientale. In tal senso, lo studio della "versione" italiana di quel fenomeno storico-artistico potrà costituire un punto di riferimento per le acquisizioni future riguardanti il più vasto patrimonio di chiese rupestri del bacino Mediterraneo.
La ricerca riguarderà un campione significativo di chiese e siti rupestri tale da consentire una rappresentatività delle varie tipologie decorative.
Maggiori dettagli di questo progetto, che senz'altro farà convogliare nuove attenzione sul grande patrimonio rupestre di Gravina, si conosceranno nel corso dell'incontro in programma lunedì 30.