Fare arte sul web da casa
Intervista a Salvatore “Ugo” Digennaro per la sua radio "social"
domenica 5 aprile 2020
09.00
Costretti a casa dalla pandemia e dalle misure di contrasto adottate dal Governo, il tempo pare scorrere più lentamente e il bisogno d'intrattenersi è diventato impellente. Tra insofferenza, intuizioni culinarie degne di Masterchef, sfoghi e accuse via social, è anche il momento per riscoprire passioni sopite e dedicarsi alla cura dell'anima per sopravvivere.
Prendere il buono da questa situazione e dedicarsi a ciò che ci fa stare bene: pare essere la panacea di tutti i mali o almeno un antidoto all'esaurimento nervoso. Leggere un libro, guardare serie tv o un film, giocare con i propri figli, ascoltare musica o fare un minimo di attività fisica sono alcune delle attività consigliate da svolgere piacevolmente tra le 4 mura domestiche.
Dopo un periodo di profonda accusa, stiamo riscoprendo gli aspetti positivi dei supporti tecnologici. Connessi trascorriamo buona parte delle nostre giornate, mantenendo fondamentali contatti con amici e familiari: che ne sarebbe stato di una pandemia senza cellulare o internet? Meglio non pensarci. La creatività ci viene in aiuto, tempo per pensare e reinventarsi non manca.
Un contributo interessante è quello di Salvatore Digennaro, Ugo per gli amici, che ha inventato una radio facebook e youtube e trasmette in diretta tutte le sere dalle 22.30. Digennaro è noto a Gravina per i suoi trascorsi artistici e per il suo background in ambito musicale e cinematografico, gode quindi di stima e molti followers. Inoltre, coinvolge i suoi amici già nella scelta della scaletta, stabilendo un'empatia artistica e un coinvolgimento significativo. Un approccio intimo, la radio di un po' di anni fa, un po' di parlato, qualche battuta e tanta buona musica.
Gravinalife ha raggiunto telefonicamente Digennaro per qualche domanda.
Qual è il nome del programma e come è strutturato?
Il nome del programma è "Una notte in Italia", omaggio alla trasmissione radiofonica che facevo negli anni '90. Sono un pugno di canzoni insieme a delle parole, con un tema specifico ogni sera e una scaletta costruita durante la giornata con i radioascoltatori. L'idea è quella di rilassarsi, abbassare le luci e ascoltare un po' di musica insieme. E poi con l'anima quieta abbandonarsi a Morfeo.
Non è nuovo al mezzo radiofonico, come mai ha deciso di rimettersi in gioco?
Non faccio radio da metà anni 90 ed è sempre stato il mezzo di comunicazione più magico. In questi momenti in cui manca la libertà di uscire, di stare in giro, di vedere i propri affetti, le note musicali attraversano l'aria e non si possono fermare. All'inizio della quarantena per combattere le mie ansie e allontanarmi dal bombardamento televisivo, ho cominciato ascoltare musica e mi son detto perché non condividerlo? E così, quasi per gioco, ho deciso di andare in diretta con la selezione di brani (storici e spesso datati) accompagnati dalla mia voce, come le radio libere degli anni 80. E questo gioco ha cominciato a diffondersi ed è diventato un appuntamento fisso, un incontro in un locale virtuale dove passare la serata.
Pensa sia importante nutrirsi di arte, musica nello specifico, in questo momento?
Nei periodi più tristi dell'umanità, come la guerra, è dovere degli artisti riportare in alto il morale e dare il proprio contributo. Tra sciacalli e gente che inzuppa il pane nel dolore, c'è bisogno di poesia, di empatia, di parole nuove, di sentirsi come una volta parte di un tutto. E quando ho scoperto che alcuni amici ascoltavano le mie canzoni in auto o in camion mentre trasportano beni di prima necessità, oppure anche nelle terapie intensive degli ospedali, ho capito che stavo facendo qualcosa di utile.
È un'esperienza circoscritta o pensa di proseguirla?
Ho deciso di portare avanti il progetto fino alla fine di questo periodo, è un impegno che mi son dato, un dovere e soprattutto un grandissimo piacere. Dopo non so cosa accadrà nella mia vita, ma non nascondo che mi piacerebbe continuare il progetto magari in modo diverso, mettendo su un mezzo di comunicazione o creando un laboratorio radiofonico, chi lo sa. Per ora l'unica cosa che mi interessa è entrare nelle case di chi ascolta alle 22:30 e provare a rendere più sopportabili e dolci questi assurdi giorni.
Mix vincente tra social web e arte. Nel momento in cui ci viene chiesto di abbandonare il superfluo, di riscoprire l'essenziale, la cultura non è un lusso per pochi, viaggia nell'etere, è condivisa e conquista una centralità in questa parentesi di vita. Mica male!
Prendere il buono da questa situazione e dedicarsi a ciò che ci fa stare bene: pare essere la panacea di tutti i mali o almeno un antidoto all'esaurimento nervoso. Leggere un libro, guardare serie tv o un film, giocare con i propri figli, ascoltare musica o fare un minimo di attività fisica sono alcune delle attività consigliate da svolgere piacevolmente tra le 4 mura domestiche.
Dopo un periodo di profonda accusa, stiamo riscoprendo gli aspetti positivi dei supporti tecnologici. Connessi trascorriamo buona parte delle nostre giornate, mantenendo fondamentali contatti con amici e familiari: che ne sarebbe stato di una pandemia senza cellulare o internet? Meglio non pensarci. La creatività ci viene in aiuto, tempo per pensare e reinventarsi non manca.
Un contributo interessante è quello di Salvatore Digennaro, Ugo per gli amici, che ha inventato una radio facebook e youtube e trasmette in diretta tutte le sere dalle 22.30. Digennaro è noto a Gravina per i suoi trascorsi artistici e per il suo background in ambito musicale e cinematografico, gode quindi di stima e molti followers. Inoltre, coinvolge i suoi amici già nella scelta della scaletta, stabilendo un'empatia artistica e un coinvolgimento significativo. Un approccio intimo, la radio di un po' di anni fa, un po' di parlato, qualche battuta e tanta buona musica.
Gravinalife ha raggiunto telefonicamente Digennaro per qualche domanda.
Qual è il nome del programma e come è strutturato?
Il nome del programma è "Una notte in Italia", omaggio alla trasmissione radiofonica che facevo negli anni '90. Sono un pugno di canzoni insieme a delle parole, con un tema specifico ogni sera e una scaletta costruita durante la giornata con i radioascoltatori. L'idea è quella di rilassarsi, abbassare le luci e ascoltare un po' di musica insieme. E poi con l'anima quieta abbandonarsi a Morfeo.
Non è nuovo al mezzo radiofonico, come mai ha deciso di rimettersi in gioco?
Non faccio radio da metà anni 90 ed è sempre stato il mezzo di comunicazione più magico. In questi momenti in cui manca la libertà di uscire, di stare in giro, di vedere i propri affetti, le note musicali attraversano l'aria e non si possono fermare. All'inizio della quarantena per combattere le mie ansie e allontanarmi dal bombardamento televisivo, ho cominciato ascoltare musica e mi son detto perché non condividerlo? E così, quasi per gioco, ho deciso di andare in diretta con la selezione di brani (storici e spesso datati) accompagnati dalla mia voce, come le radio libere degli anni 80. E questo gioco ha cominciato a diffondersi ed è diventato un appuntamento fisso, un incontro in un locale virtuale dove passare la serata.
Pensa sia importante nutrirsi di arte, musica nello specifico, in questo momento?
Nei periodi più tristi dell'umanità, come la guerra, è dovere degli artisti riportare in alto il morale e dare il proprio contributo. Tra sciacalli e gente che inzuppa il pane nel dolore, c'è bisogno di poesia, di empatia, di parole nuove, di sentirsi come una volta parte di un tutto. E quando ho scoperto che alcuni amici ascoltavano le mie canzoni in auto o in camion mentre trasportano beni di prima necessità, oppure anche nelle terapie intensive degli ospedali, ho capito che stavo facendo qualcosa di utile.
È un'esperienza circoscritta o pensa di proseguirla?
Ho deciso di portare avanti il progetto fino alla fine di questo periodo, è un impegno che mi son dato, un dovere e soprattutto un grandissimo piacere. Dopo non so cosa accadrà nella mia vita, ma non nascondo che mi piacerebbe continuare il progetto magari in modo diverso, mettendo su un mezzo di comunicazione o creando un laboratorio radiofonico, chi lo sa. Per ora l'unica cosa che mi interessa è entrare nelle case di chi ascolta alle 22:30 e provare a rendere più sopportabili e dolci questi assurdi giorni.
Mix vincente tra social web e arte. Nel momento in cui ci viene chiesto di abbandonare il superfluo, di riscoprire l'essenziale, la cultura non è un lusso per pochi, viaggia nell'etere, è condivisa e conquista una centralità in questa parentesi di vita. Mica male!