Farmaci prescritti per principio attivo
In ricetta non più il marchio, ma l'indicazione della molecola. I farmacisti: "Così si tutela il cittadino".
domenica 2 settembre 2012
10.20
Agosto all'insegna delle novità per i camici bianchi di tutta Italia.
Proprio nel mezzo della canicola estiva sono entrate in vigore le nuove norme relative ai farmaci e previste dal decreto sulla fastidiosa "spending review". A carico dei medici "prescrittori" corre, ora, l'obbligo di prescrivere i farmaci per principio attivo (o molecola) e non per nome commerciale, salvo alcuni casi ben motivati. Toccherà al farmacista prospettare al paziente l'esistenza di un preparato di marca (branded) e di una serie di farmaci equivalenti, prodotti cioè, una volta scaduto il brevetto, da aziende che non ne hanno sostenuto la ricerca.
La fiduciaria dell'associazione dei farmacisti di Gravina, Elisabetta Selvaggiuolo, commenta le nuove regole: "Fino a nuove delucidazioni stiamo continuando ad applicare le vecchie norme. I farmacisti sono favorevoli alla riforma perché tutela maggiormente il cittadino e lo lascia libero di determinarsi nella scelta del farmaco".
E allora quali sono le ragioni che hanno scontentato, anche a livello nazionale, il popolo dei medici "prescrittori"? «L'obbligo di indicare il principio attivo c'era anche prima. Solo che fino a questo momento i medici solevano indicare sulla ricetta anche il nome di un farmaco, apponendovi quasi sempre la sigla non sostituibile. A partire dal 14 agosto, invece, i medici, solo in casi eccezionali e motivandone le ragioni, possono sottoscrivere la non sostituibilità del farmaco», conclude Selvaggiuolo.
Un nuovo cuneo è stato piazzato nel già ansimante meccanismo sanitario? A dire del presidente dell'associazione dei medici di Gravina, Oronzo Nacucchi, pare proprio di sì. I camici bianchi gravinesi al momento sono compatti. "Quasi tutti stiamo seguendo le indicazioni giunte dal Governo e così stiamo prescrivendo i farmaci per principio attivo, evitando di apporre la sigla "non sostituibile", salvo in casi eccezionali, che per altro cerchiamo di motivare a mano sulla ricetta, fino a quando i software saranno approntati. Il problema è che abbiamo una comprovata casistica di non efficacia dei farmaci generici. E' bene per la salute del paziente che l'Agenzia del Farmaco intensifichi le verifiche sui farmaci equivalenti, per evitare complicazioni a carico del paziente", spiega Nacucchi.
Afferma, inoltre, Francesco Agostinacchio, rappresentante sindacale provinciale dei medici di famiglia: "Le regole potrebbero ancora cambiare, ma se la situazione dovesse restare tale c'è qualcosa che non ci convince. Forse non è chiaro a tutti che i farmaci generici non sono uguali a quelli griffati. Il generico/equivalente di un medicinale di marca, per legge, deve avere lo stesso principio attivo, ma non gli stessi eccipienti che in tanti casi fanno la differenza. Il farmaco generico inoltre deve essere bioequivalente, deve, cioè, raggiungere le stesse concentrazioni ematiche rispetto al farmaco di marca, con uno scarto che non può essere superiore od inferiore del 20%. Questo dato non è certamente trascurabile".
In ricetta non più il marchio, ma il principio attivo: era proprio questa la priorità sulla quale intervenire nel variegato e ammaccato universo del sistema sanitario? La domanda rimpalla con energia anche tra i non addetti ai lavori.
Proprio nel mezzo della canicola estiva sono entrate in vigore le nuove norme relative ai farmaci e previste dal decreto sulla fastidiosa "spending review". A carico dei medici "prescrittori" corre, ora, l'obbligo di prescrivere i farmaci per principio attivo (o molecola) e non per nome commerciale, salvo alcuni casi ben motivati. Toccherà al farmacista prospettare al paziente l'esistenza di un preparato di marca (branded) e di una serie di farmaci equivalenti, prodotti cioè, una volta scaduto il brevetto, da aziende che non ne hanno sostenuto la ricerca.
La fiduciaria dell'associazione dei farmacisti di Gravina, Elisabetta Selvaggiuolo, commenta le nuove regole: "Fino a nuove delucidazioni stiamo continuando ad applicare le vecchie norme. I farmacisti sono favorevoli alla riforma perché tutela maggiormente il cittadino e lo lascia libero di determinarsi nella scelta del farmaco".
E allora quali sono le ragioni che hanno scontentato, anche a livello nazionale, il popolo dei medici "prescrittori"? «L'obbligo di indicare il principio attivo c'era anche prima. Solo che fino a questo momento i medici solevano indicare sulla ricetta anche il nome di un farmaco, apponendovi quasi sempre la sigla non sostituibile. A partire dal 14 agosto, invece, i medici, solo in casi eccezionali e motivandone le ragioni, possono sottoscrivere la non sostituibilità del farmaco», conclude Selvaggiuolo.
Un nuovo cuneo è stato piazzato nel già ansimante meccanismo sanitario? A dire del presidente dell'associazione dei medici di Gravina, Oronzo Nacucchi, pare proprio di sì. I camici bianchi gravinesi al momento sono compatti. "Quasi tutti stiamo seguendo le indicazioni giunte dal Governo e così stiamo prescrivendo i farmaci per principio attivo, evitando di apporre la sigla "non sostituibile", salvo in casi eccezionali, che per altro cerchiamo di motivare a mano sulla ricetta, fino a quando i software saranno approntati. Il problema è che abbiamo una comprovata casistica di non efficacia dei farmaci generici. E' bene per la salute del paziente che l'Agenzia del Farmaco intensifichi le verifiche sui farmaci equivalenti, per evitare complicazioni a carico del paziente", spiega Nacucchi.
Afferma, inoltre, Francesco Agostinacchio, rappresentante sindacale provinciale dei medici di famiglia: "Le regole potrebbero ancora cambiare, ma se la situazione dovesse restare tale c'è qualcosa che non ci convince. Forse non è chiaro a tutti che i farmaci generici non sono uguali a quelli griffati. Il generico/equivalente di un medicinale di marca, per legge, deve avere lo stesso principio attivo, ma non gli stessi eccipienti che in tanti casi fanno la differenza. Il farmaco generico inoltre deve essere bioequivalente, deve, cioè, raggiungere le stesse concentrazioni ematiche rispetto al farmaco di marca, con uno scarto che non può essere superiore od inferiore del 20%. Questo dato non è certamente trascurabile".
In ricetta non più il marchio, ma il principio attivo: era proprio questa la priorità sulla quale intervenire nel variegato e ammaccato universo del sistema sanitario? La domanda rimpalla con energia anche tra i non addetti ai lavori.