“Federico II di Svevia ed i suoi castelli” al centro di un dibattito

Un viaggio virtuale da castello a castello. Ad organizzarlo la fondazione "E.P. Santomasi" ed i Lions di Gravina

sabato 17 marzo 2012
Federico II di Svevia ed i suoi castelli al centro del dibattito organizzato dalla Fondazione "E. Pomarici Santomasi" in collaborazione con i Lions Club di Gravina. A relazionare sul tema il prof. Nicola Neri docente presso l'Università di Bari, il presidente dei Lions Club dott. Pietro Fusilli ed il presidente della Fondazione "E.P. Santomasi" dott. Agostino Giglio. L'incontro che si terrà quest'oggi alle ore 19 presso la pinacoteca della fondazione (Via Museo, 23), verterà sul ruolo che Federico II ha avuto per la nostra terra.

Uomo di grande curiosità intellettuale, interessato alla filosofia, alla matematica e all'astrologia, Federico II fu un grande appassionato di arti venatorie e di ornitologia. Definito "stupor mundi" fu imperatore innovativo e rinnovatore, il suo merito fu quello che, pur con origini marchigiane, amò profondamente l'Italia meridionale e la Puglia tanto da definirsene figlio "puer Apuliae". Nella sua politica meridionalistica fece della Sicilia e di Palermo un centro di cultura, istituì un'università a Napoli, favorì e sostenne le imprese e l'agricoltura.
Per affermare il suo potere e come baluardo di difesa dai nemici disseminò il sud d'Italia e la Puglia di castelli e fortezze. A Bari, Gioia del Colle, Altamura, Bisceglie, Trani, Barletta, Foggia, Lucera, Torremaggiore fino ad arrivare al "diadema della Puglia" di Castel del Monte, creatura federiciana per eccellenza, struttura avvolta nel suo fascino e mistero, ritrovo per banchetti e per battute di caccia.

Inoltre, a Gravina ch'egli definì "giardino di delizie" per la floridezza dei campi e dei boschi, fece costruire un altro dei suoi castelli progettato tra il 1224 e il 1231 dall'architetto fiorentino Fuccio. Egli lo destinò a ritrovo di caccia e parco per l'uccellagione ma con la sua morte fu abbandonato e spogliato di fregi e lapidi architettoniche. Il terremoto del 1456 lo lasciò disabitato ed oggi si presenta come un rudere, spunto di riflessione e approfondimento da parte di studiosi e studenti.