“Ferdinando”: amore ed inganno
La passione vince su tutto. La compagnia "Vulimm Vulà" in scena al teatro Vida.
martedì 12 febbraio 2013
17.05
Dalla città "do sole e do mare" giunge a calcare il palcoscenico gravinese la compagnia teatrale puteolana "Vulimm vulà" con la commedia "Ferdinando", la cui storia è raccontata nello splendido testo di Annibbale Ruccello, dalla trama affascinante, avvincente ed intricante, nonchè attuale.
La regista ed attrice Roberta Principe è abilmente riuscita a mettere in risalto cosa può accadere quando si è vittima di tresche amorose. Ferdinando, messo in scena da Andrea Patricelli, sa essere dolce, tenero, affettuoso ma anche crudele, spietato ed opportunista. Sa amare ma anche odiare. Rappresenta l'identità umana nelle sue più complesse sfaccettature, l'essere umano a metà tra un angelo di cui ha i biondi capelli dorati ed il diavolo tentatore di cui veste i panni con Donna Gesualda (il popolo); Donna Clotilde (la nobiltà) e Don Catellino (la chiesa).
Il tema cardine su cui si incentra la storia è la vicenda sentimentale intricata e complicata che vede Donna Gesualdina (Jenny Brascio), nei panni dell'infermiera/carceriera di donna Clotilde, ovvero la baronessa (Roberta Principe), rifugiatasi in una villa della zona vesuviana, che ha scelto di isolarsi dal mondo come segno di disprezzo per la nuova cultura piccolo borghese che si va affermando dopo l'unificazione d'Italia. Con lei don Catellino, il prete coinvolto in intrallazzi amorosi inconfessabili interpretato da Gennaro Saturnino, tutti vittime dello scompiglio che porta in casa della baronessa il giovane nipote Ferdinando. Un giovane di bella presenza, abile a giocare con i sentimenti altrui che, a fine rappresentazione, rivelerà di non essere nemmeno il tanto decantato nipote ma un ciarlatano interessato solo alle ricchezze della nobildonna.
Ferdinando sarà abile a mettere a nudo contraddizioni e scomode verità dei tre ceti su citati e a spingere un intreccio apparentemente immutabile e quasi scontato ad un finale a sorpresa che lascia lo spettatore con l'amaro in bocca per quello che i sentimenti riescono a far fare quando ti entrano nelle vene. Nei giorni seguenti alla caduta del regno delle due Sicilie, in casa della baronessa borbonica, nulla sembra poter cambiare i giorni divenuti tutti uguali tranne il baldo e scaltro giovane nipote di donna Clotilde che lascia tutti sconfitti e vincitori al contempo. Sconfitti perché beffati ed ingannati da un estraneo; vincitori perché capaci di amare e di provare sentimenti forti e profondi che non tutti riescono a provare.
Il bilancio della rappresentazione non può che essere positivo sia per la qualità dell'interpretazione scenica dei quattro attori che dei giochi di luce sul palcoscenico che hanno regalato al pubblico momenti di pathos alternati a grasse risate.
La regista ed attrice Roberta Principe è abilmente riuscita a mettere in risalto cosa può accadere quando si è vittima di tresche amorose. Ferdinando, messo in scena da Andrea Patricelli, sa essere dolce, tenero, affettuoso ma anche crudele, spietato ed opportunista. Sa amare ma anche odiare. Rappresenta l'identità umana nelle sue più complesse sfaccettature, l'essere umano a metà tra un angelo di cui ha i biondi capelli dorati ed il diavolo tentatore di cui veste i panni con Donna Gesualda (il popolo); Donna Clotilde (la nobiltà) e Don Catellino (la chiesa).
Il tema cardine su cui si incentra la storia è la vicenda sentimentale intricata e complicata che vede Donna Gesualdina (Jenny Brascio), nei panni dell'infermiera/carceriera di donna Clotilde, ovvero la baronessa (Roberta Principe), rifugiatasi in una villa della zona vesuviana, che ha scelto di isolarsi dal mondo come segno di disprezzo per la nuova cultura piccolo borghese che si va affermando dopo l'unificazione d'Italia. Con lei don Catellino, il prete coinvolto in intrallazzi amorosi inconfessabili interpretato da Gennaro Saturnino, tutti vittime dello scompiglio che porta in casa della baronessa il giovane nipote Ferdinando. Un giovane di bella presenza, abile a giocare con i sentimenti altrui che, a fine rappresentazione, rivelerà di non essere nemmeno il tanto decantato nipote ma un ciarlatano interessato solo alle ricchezze della nobildonna.
Ferdinando sarà abile a mettere a nudo contraddizioni e scomode verità dei tre ceti su citati e a spingere un intreccio apparentemente immutabile e quasi scontato ad un finale a sorpresa che lascia lo spettatore con l'amaro in bocca per quello che i sentimenti riescono a far fare quando ti entrano nelle vene. Nei giorni seguenti alla caduta del regno delle due Sicilie, in casa della baronessa borbonica, nulla sembra poter cambiare i giorni divenuti tutti uguali tranne il baldo e scaltro giovane nipote di donna Clotilde che lascia tutti sconfitti e vincitori al contempo. Sconfitti perché beffati ed ingannati da un estraneo; vincitori perché capaci di amare e di provare sentimenti forti e profondi che non tutti riescono a provare.
Il bilancio della rappresentazione non può che essere positivo sia per la qualità dell'interpretazione scenica dei quattro attori che dei giochi di luce sul palcoscenico che hanno regalato al pubblico momenti di pathos alternati a grasse risate.