Grano all’ocratossina: processo alle battute finali
La difesa punta all’assoluzione degli imputati. Il giudice stabilirà se riconoscere i danni patrimoniali al Comune di Gravina
giovedì 1 marzo 2012
19.52
"Il fatto non sussiste". Con questa motivazione l'avvocato Carmine Di Paola ha chiesto, nei giorni scorsi, ai giudici del Tribunale di Trani, l'assoluzione per Francesco Casillo, amministratore dell'omonimo molino leader mondiale del settore cerealicolo, accusato di "adulterazione e contraffazione di sostanza alimentare" nel processo sul cosiddetto "grano all'ocratossina", una tossina nociva per la salute umana.
La vicenda risale al settembre del 2005, quando nel porto di Bari furono ritrovati alcuni volatili morti nelle vicinanze della nave Loch Alyn carica di quasi 60.000 tonnellate di grano proveniente dal Canada e in gran parte destinato al Molino Casillo. Le analisi effettuate avrebbero consentito di riscontrare, secondo gli inquirenti, un elevato tasso di ocratossina. Dopo la richiesta di condanna a quattro anni di reclusione avanzata dal sostituto procuratore Antonio Savasta, la difesa di Casillo punta adesso a smontare l'impianto accusatorio contestando proprio le modalità con cui sono state effettuate le analisi del presunto grano contaminato. Il difensore di Casillo ha precisato che il grano partito dal Canada avrebbe presentato livelli di ocratossina inferiori ai limiti di legge e che all'arrivo nel porto a Bari le analisi sarebbero state eseguite prelevando campioni solo da alcune zone della stiva dove è riconosciuta la possibilità che si formi della muffa.
Nel medesimo processo con Francesco Casillo è imputato anche il gravinese Alessio Di Maggio, allora direttore tecnico della "Samer", rinviato a giudizio il 24 novembre 2009 con l'accusa di favoreggiamento, falso ideologico e falso materiale. Secondo l'iniziale quadro accusatorio, Di Maggio (difeso dall'avvocato Rino Vendola) avrebbe consentito a Casillo di eludere le indagini ed occultare la contaminazione della partita di grano. La "Samer", infatti, avrebbe redatto certificati falsi, depositati poi in Procura dalla "Molino Casillo Francesco Srl", attestanti l'insussistenza di ocratossina e finalizzati ad ottenere il dissequestro del grano.
Con la requisitoria del mese scorso il pm Savasta ha chiesto che Di Maggio venga assolto dall'accusa di favoreggiamento e condannato al minimo della pena per il falso. Tra pochi giorni il tribunale di Trani dovrà pronunciarsi definitivamente sui due imputati e dovrà anche stabilire se accogliere o meno la richiesta di risarcimento avanzata dai comuni di Gravina e Spinazzola, costituitisi parte civile. Con ogni probabilità il giudice rinvierà la questione al tribunale amministrativo per quantificare l'effettivo danno subito dalle due comunità ed eventualmente accogliere la richiesta presentata dall'avvocato Saverio Verna, legale del Comune di Gravina che ha avanzato una richiesta di risarcimento pari a 100 euro per abitante.
La vicenda risale al settembre del 2005, quando nel porto di Bari furono ritrovati alcuni volatili morti nelle vicinanze della nave Loch Alyn carica di quasi 60.000 tonnellate di grano proveniente dal Canada e in gran parte destinato al Molino Casillo. Le analisi effettuate avrebbero consentito di riscontrare, secondo gli inquirenti, un elevato tasso di ocratossina. Dopo la richiesta di condanna a quattro anni di reclusione avanzata dal sostituto procuratore Antonio Savasta, la difesa di Casillo punta adesso a smontare l'impianto accusatorio contestando proprio le modalità con cui sono state effettuate le analisi del presunto grano contaminato. Il difensore di Casillo ha precisato che il grano partito dal Canada avrebbe presentato livelli di ocratossina inferiori ai limiti di legge e che all'arrivo nel porto a Bari le analisi sarebbero state eseguite prelevando campioni solo da alcune zone della stiva dove è riconosciuta la possibilità che si formi della muffa.
Nel medesimo processo con Francesco Casillo è imputato anche il gravinese Alessio Di Maggio, allora direttore tecnico della "Samer", rinviato a giudizio il 24 novembre 2009 con l'accusa di favoreggiamento, falso ideologico e falso materiale. Secondo l'iniziale quadro accusatorio, Di Maggio (difeso dall'avvocato Rino Vendola) avrebbe consentito a Casillo di eludere le indagini ed occultare la contaminazione della partita di grano. La "Samer", infatti, avrebbe redatto certificati falsi, depositati poi in Procura dalla "Molino Casillo Francesco Srl", attestanti l'insussistenza di ocratossina e finalizzati ad ottenere il dissequestro del grano.
Con la requisitoria del mese scorso il pm Savasta ha chiesto che Di Maggio venga assolto dall'accusa di favoreggiamento e condannato al minimo della pena per il falso. Tra pochi giorni il tribunale di Trani dovrà pronunciarsi definitivamente sui due imputati e dovrà anche stabilire se accogliere o meno la richiesta di risarcimento avanzata dai comuni di Gravina e Spinazzola, costituitisi parte civile. Con ogni probabilità il giudice rinvierà la questione al tribunale amministrativo per quantificare l'effettivo danno subito dalle due comunità ed eventualmente accogliere la richiesta presentata dall'avvocato Saverio Verna, legale del Comune di Gravina che ha avanzato una richiesta di risarcimento pari a 100 euro per abitante.