Gravina città denuclearizzata
Il consiglio comunale dice no al deposito dei rifiuti radioattivi
venerdì 13 novembre 2015
11.25
Un no. Secco, tondo, unanime. Su proposta del sindaco Alesio Valente, nel corso dell'ultima seduta il consiglio comunale ha approvato all'unanimità una delibera con la quale si esprime «la totale contrarietà all'eventuale individuazione della Murgia come sede di deposito nazionale unico per i rifiuti radioattivi». Una presa di posizione, ha spiegato il primo cittadino in aula, «già espressa chiaramente nei mesi passati, condivisa in questi mesi anche da associazioni e movimenti politici e necessaria all'indomani delle indiscrezioni riportate dai media: al momento non abbiamo ricevuto comunicazioni ufficiali di alcun tipo, ma poiché le notizie filtrate non hanno ricevuto alcuna smentita, riteniamo opportuno far conoscere la nostra posizione e la ferma determinazione ad opporci ad ogni tentativo di fare del territorio murgiano una discarica nucleare: se qualcuno dovesse provarci, lo scontro sarà aspro ed inevitabile».
Nel documento licenziato dall'assemblea consiliare si evidenzia come il deposito nazionale «sia finalizzato alla sistemazione definitiva di circa 75.000 metri cubi di scorie nucleari di bassa e media attività e lo stoccaggio temporaneo di circa 15.000 metri cubi di scorie ad alta attività, che richiedono tempi di isolamento che oscillano dai 300 anni al milione di anni per raggiungere livelli di radioattività compatibili con quelli ambientali». Prospettive che secondo il consiglio comunale finirebbero con l'arrecare «non solo ripercussioni negative sotto il profilo della salute, ma anche un grave danno d'immagine alla Murgia, pregiudicando l'economia del territorio, basata sulla qualità dell'ambiente e delle produzioni agroalimentari, e con un impatto negativo sul settore delle esportazioni e del turismo, quest'ultimo legato alla presenza di siti culturali di interesse mondiale, su tutti l'habitat rupestre gravinese, in fase di candidatura al patrimonio mondiale Unesco, ed il sito Unesco già riconosciuto di Matera».
Insomma, un prezzo troppo alto per un'area «già sottoposta all'insostenibile gravame delle servitù militari, che hanno creato ingenti danni in termini di inquinamento, lesioni del diritto al salute e condizionamento dello sviluppo economico». Ragioni per le quali l'assemblea consiliare, oltre a schierarsi per il no al deposito, ha deliberato di dare il via alla procedura «volta a dichiarare denuclearizzato il territorio di Gravina ed imporvi l'assoluto divieto di stoccaggio e transito di scorie nucleari», oltre a «conferire mandato al sindaco perché richieda al presidente della giunta regionale ed a quello del consiglio regionale una forte presa di posizione della Regione Puglia contro qualsiasi eventuale tentativo di installazione del deposito nazionale nell'area murgiana».
Copia della delibera è stata inoltrata a tutti gli enti competenti, tra i quali il Governo nazionale, i ministeri dell'ambiente e dello sviluppo economico, la Regione, l'Ispra, la Sogin.
Nel documento licenziato dall'assemblea consiliare si evidenzia come il deposito nazionale «sia finalizzato alla sistemazione definitiva di circa 75.000 metri cubi di scorie nucleari di bassa e media attività e lo stoccaggio temporaneo di circa 15.000 metri cubi di scorie ad alta attività, che richiedono tempi di isolamento che oscillano dai 300 anni al milione di anni per raggiungere livelli di radioattività compatibili con quelli ambientali». Prospettive che secondo il consiglio comunale finirebbero con l'arrecare «non solo ripercussioni negative sotto il profilo della salute, ma anche un grave danno d'immagine alla Murgia, pregiudicando l'economia del territorio, basata sulla qualità dell'ambiente e delle produzioni agroalimentari, e con un impatto negativo sul settore delle esportazioni e del turismo, quest'ultimo legato alla presenza di siti culturali di interesse mondiale, su tutti l'habitat rupestre gravinese, in fase di candidatura al patrimonio mondiale Unesco, ed il sito Unesco già riconosciuto di Matera».
Insomma, un prezzo troppo alto per un'area «già sottoposta all'insostenibile gravame delle servitù militari, che hanno creato ingenti danni in termini di inquinamento, lesioni del diritto al salute e condizionamento dello sviluppo economico». Ragioni per le quali l'assemblea consiliare, oltre a schierarsi per il no al deposito, ha deliberato di dare il via alla procedura «volta a dichiarare denuclearizzato il territorio di Gravina ed imporvi l'assoluto divieto di stoccaggio e transito di scorie nucleari», oltre a «conferire mandato al sindaco perché richieda al presidente della giunta regionale ed a quello del consiglio regionale una forte presa di posizione della Regione Puglia contro qualsiasi eventuale tentativo di installazione del deposito nazionale nell'area murgiana».
Copia della delibera è stata inoltrata a tutti gli enti competenti, tra i quali il Governo nazionale, i ministeri dell'ambiente e dello sviluppo economico, la Regione, l'Ispra, la Sogin.