Gravina? Non è un paese per randagi

Un gatto massacrato con un mattone. Era già accaduto a molti cani. Pallucca: "Basta con l'omertà".

sabato 13 aprile 2013 09.30
A cura di Ilaria Logruosso
Qualche giorno fa sono state pubblicate sulla pagina facebook della Lega del cane di Gravina, delle fotografie. Purtroppo non si trattava di immagini idilliache, da copertina magari, di cuccioli che giocano amorevolmente con i propri padroni. Per questo motivo, anche per non urtare la sensibilità dei più piccoli tra i lettori, non le pubblichiamo. Ma le foto in questione raccontano la storia, o meglio, la triste fine di un gatto, probabilmente un randagio, che è stato ridotto ad un pezzo di carne morta. Il cranio sfondato da un mattone, dalla mano o forse dalle mani colpevoli di chi ha agito per gioco o semplicemente per sadismo.

Gravina non è un posto ospitale per i randagi che girano per le strade in branchi, molti di grossa taglia, ammalati, con il terrore negli occhi ma soprattutto affamati. Ed è in questo scenario che opera la Lega del cane di Gravina che, grazie ai volontari riesce in qualche modo ad occuparsi del soccorso e delle adozioni, anche a distanza, di molti sfortunati quadrupedi. La direttrice Lucia Pallucca, a proposito del gatto col cranio fracassato, spiega: "Non siamo stati noi a ritrovarlo, siamo stati informati il giorno dopo. E' la prima volta che sappiamo di un episodio del genere che riguardi un gatto, in passato invece è accaduto a qualche cane. Per quanto riguarda i cuccioli, ne troviamo tanti, spesso preferiscono non sterilizzare le madri e buttarli nei cassonetti". Aggiunge Pallucca: "I cittadini devono essere più sensibili, devono sapere che c'è il codice penale che punisce l'uccisione di un animale": la legge in questione prevede dai tre fino a diciotto mesi di reclusione "ed è ora - sottolinea la direttrice della Lega del cane - che la gente inizi a svegliarsi, che dia alle nuove generazioni un esempio di trasparenza e che dica basta. Basta nascondersi dietro paraventi di omertà o di altro. Chi fa del male ad un animale potrebbe utilizzare la stessa ferocia nei confronti di bambini, anziani o di qualsiasi altro essere indifeso, perciò occhi bene aperti".

E la storia del gatto senza nome, con il cranio a pezzi riporta alla mente le vicende di un altro gatto senza nome, anche lui finito tragicamente e molto famoso in Giappone perchè protagonista di un romanzo di successo, dal titolo "Io sono un gatto", dello scrittore Natsume Soseki. Il felino racconta dal suo punto di vista le bizzarrie del genere umano e del suo padrone; in un passo, con una nota di saggezza tutta orientale, afferma con molta sicurezza: "Gli umani per quanto forti non saranno in auge per sempre. Meglio attendere l'ora dei gatti". Ci piace pensare che, quando questa arriverà, saranno loro a giudicare.