Il centro servizi apre le porte all’Unicam
Sette anni di gestione gratuita nonostante il contenzioso in corso
venerdì 18 luglio 2014
9.23
La sede operativa dell'Unicam lascia Altamura per trasferirsi a Gravina. Questo quanto deliberato dalla giunta comunale gravinese al fine di avvicinare la sede operativa a quella legale, fissata a Gravina sede della presidenza dell'Unione dei Comuni.
Apre le porte, dunque, il Centro Servizi, l'imponente struttura in zona pip nato per accogliere uffici pubblici e diventare polo di attrazione per le attività produttive che a fine lavori si è rivelato uno scatolone vuoto, rovinato dall'umidità e dall'incuria e oggetto da anni di un contenzioso tra il Comune e l'impresa esecutrice dei lavori.
In sostanza Valente e i suoi assessori hanno stabilito di offrire in comodato gratuito per i prossimi 7 anni, eventualmente prorogabili, il grande cilindro di proprietà comunale composto da un piano terra con 3 unità immobiliari e annessi servizi igienici dove allocare gli uffici, un primo piano composto di sala polifunzionale, utilizzabile per le sedute di Giunta e Consiglio dell'Unione e un ufficio mentre il secondo piano fungerebbe da deposito.
"Un immobile che può assolvere perfettamente all'uso necessario ad ospitare gli uffici dell'Unione UNICAM" sostengono in giunta dove giustificano la scelta dettata dalla "discrezionalità dell'Ente locale sulle modalità di gestione del proprio patrimonio disponibile, purché l'esercizio di detta discrezionalità avvenga previa valutazione e comparazione degli interessi della comunità locale".
Interessi che, ricorda il deliberato, non costituiscono "un risultato esclusivamente economico in senso stretto nell'utilizzazione dei beni patrimoniali, ma, come enti a fini generali, debbano anche curare gli interessi e promuovere lo sviluppo della comunità amministrata".
Via libera, quindi, al trasferimento degli uffici da Altamura a Gravina imponendo all'Unicam una serie di clausole. Prima fra tutte: accollarsi gli oneri di manutenzione straordinaria dell'immobile, anche se necessarie ed urgenti rinunciando "ad ogni diritto di rivalsa o rimborso per accessioni, addizioni e migliorie che dovesse apportare all'immobile, anche a titolo di indebito arricchimento".
Infine, si chiede agli uffici comunali di "rendere edotto il comodatario della pendenza di contenzioso con il concessionario che ha realizzato l'opera pubblica, dichiarando di accettare espressamente l'immobile nel suo attuale stato".
Un contenzioso avviato tra il Comune e l'Ati RU.CA. Srl di Nicola Canonico in collaborazione con l'impresa Rana su una serie di rivalse economiche avanzate da entrambe le parti. Palazzo di città denuncia la mancata esecuzione di alcuni lavori che avrebbero salvato l'immobile da muffe e umidità. L'impresa, invece, accusa il Comune di aver rilasciato in ritardo i certificati per la cessione dell'area e di aver di fatto inficiato la vendita dei locali destinati ai privati, provocando all'impresa un danno per 1,5 milioni di euro. Tuttavia nel 2011 l'amministrazione guidata da Giovanni Divella ha rilasciato, a due anni dalla fine dei lavori il collaudo tecnico amministrativo e avviato il contenzioso dinanzi al Tribunale di Bari chiedendo la restituzione delle somme versate per la realizzazione dei lavori mai portati a termine dall'impresa.
Una questione ingarbugliata nella quale si intrecciano affari privati, interessi pubblici ed equilibri politici.
Apre le porte, dunque, il Centro Servizi, l'imponente struttura in zona pip nato per accogliere uffici pubblici e diventare polo di attrazione per le attività produttive che a fine lavori si è rivelato uno scatolone vuoto, rovinato dall'umidità e dall'incuria e oggetto da anni di un contenzioso tra il Comune e l'impresa esecutrice dei lavori.
In sostanza Valente e i suoi assessori hanno stabilito di offrire in comodato gratuito per i prossimi 7 anni, eventualmente prorogabili, il grande cilindro di proprietà comunale composto da un piano terra con 3 unità immobiliari e annessi servizi igienici dove allocare gli uffici, un primo piano composto di sala polifunzionale, utilizzabile per le sedute di Giunta e Consiglio dell'Unione e un ufficio mentre il secondo piano fungerebbe da deposito.
"Un immobile che può assolvere perfettamente all'uso necessario ad ospitare gli uffici dell'Unione UNICAM" sostengono in giunta dove giustificano la scelta dettata dalla "discrezionalità dell'Ente locale sulle modalità di gestione del proprio patrimonio disponibile, purché l'esercizio di detta discrezionalità avvenga previa valutazione e comparazione degli interessi della comunità locale".
Interessi che, ricorda il deliberato, non costituiscono "un risultato esclusivamente economico in senso stretto nell'utilizzazione dei beni patrimoniali, ma, come enti a fini generali, debbano anche curare gli interessi e promuovere lo sviluppo della comunità amministrata".
Via libera, quindi, al trasferimento degli uffici da Altamura a Gravina imponendo all'Unicam una serie di clausole. Prima fra tutte: accollarsi gli oneri di manutenzione straordinaria dell'immobile, anche se necessarie ed urgenti rinunciando "ad ogni diritto di rivalsa o rimborso per accessioni, addizioni e migliorie che dovesse apportare all'immobile, anche a titolo di indebito arricchimento".
Infine, si chiede agli uffici comunali di "rendere edotto il comodatario della pendenza di contenzioso con il concessionario che ha realizzato l'opera pubblica, dichiarando di accettare espressamente l'immobile nel suo attuale stato".
Un contenzioso avviato tra il Comune e l'Ati RU.CA. Srl di Nicola Canonico in collaborazione con l'impresa Rana su una serie di rivalse economiche avanzate da entrambe le parti. Palazzo di città denuncia la mancata esecuzione di alcuni lavori che avrebbero salvato l'immobile da muffe e umidità. L'impresa, invece, accusa il Comune di aver rilasciato in ritardo i certificati per la cessione dell'area e di aver di fatto inficiato la vendita dei locali destinati ai privati, provocando all'impresa un danno per 1,5 milioni di euro. Tuttavia nel 2011 l'amministrazione guidata da Giovanni Divella ha rilasciato, a due anni dalla fine dei lavori il collaudo tecnico amministrativo e avviato il contenzioso dinanzi al Tribunale di Bari chiedendo la restituzione delle somme versate per la realizzazione dei lavori mai portati a termine dall'impresa.
Una questione ingarbugliata nella quale si intrecciano affari privati, interessi pubblici ed equilibri politici.