Il CSM di Gravina alla Bibart 2020
Il Centro di Salute Mentale partecipa alla biennale d’arte con il video “come i Gigli”
venerdì 26 giugno 2020
11.00
Da Centro di Salute Mentale a laboratorio permanente, fino a circolo culturale, con produzioni artistiche fatte dagli utenti: utili per scrutarsi nell'intimo e per guardare il mondo fuori di loro, utilizzando la fotografia come strumento di emancipazione terapeutica. Ne hanno fatta di strada gli utenti del CSM di Gravina che hanno voluto raccontare e raccogliere le proprie storie in un video realizzato dal Circolo culturale "In Luce Stories", che adesso partecipa alla edizione 2020 della BIBART, la Biennale Internazionale d'Arte di Bari. Il video sarà visibile sulla piattaforma della manifestazione a partire dal 12 luglio prossimo.
Il video, intitolato "Come i gigli", "narra le storie delle persone e del loro profondo legame con i luoghi che abitano"- spiegano gli autori, che sottolineano come questa produzione rappresenti anche l'occasione per far ammirare lo straordinario patrimonio storico, artistico e culturale della città di Gravina. Una produzione che però rappresenta solo l'ultimo tassello di un percorso terapeutico intrapreso dagli utenti del Csm, di concerto con il direttore dell'Area 2 e del Dipartimento di Salute Mentale ASL Bari, Domenico Semisa.
"Un'esperienza molto importante non solo per i protagonisti, ma anche per la comunità"- ha commentato Semina, ricordando che le storie raccontate servono ad avvicinare gli utenti alla comunità, ad abbattere alcuni pregiudizi, facendo emergere il lato positivo dei pazienti.
Un percorso che ha portato alla costituzione del circolo culturale "In Luce Stories", passo successivo al Laboratorio permanente del CSM "voluto dagli stessi protagonisti- spiegano i promotori dell'iniziativa- una ventina di utenti tra i 20 e i 50 anni (affetti da patologie quali schizofrenia, disturbo bipolare, disturbi di personalità, disturbi dell'affettività) desiderosi di poter disporre di un riferimento stabile e autonomo da affiancare al servizio pubblico".
Un laboratorio permanente che ha scelto la fotografia come linguaggio per raccontare le proprie storie. La fotografia che può, quindi, essere strumento di espressione, comunicazione e terapia, ma anche di condivisione, così come è accaduto per l'incontro avuto dagli utenti del CSM con gli studenti dell'Istituto Superiore "V. Bachelet" di Gravina.
"Un percorso di crescita che conduce all'approdo successivo, in cui la fotografia è occasione e mezzo per la narrazione di persone e luoghi del territorio."- spiega Maurizio Cimino, educatore professionale del CSM e animatore del laboratorio permanente. Un percorso terapeutico che porta a cambiare anche l'approccio e le modalità di relazione con gli altri, in modo da sviluppare un benessere che "dal punto di vista terapeutico, significa ottenere miglioramenti nel funzionamento personale e sociale dei partecipanti". Insomma, essere persone migliori- spiegano dal CSM- che, così "come i gigli", possono sempre tornare a fiorire.
Il video, intitolato "Come i gigli", "narra le storie delle persone e del loro profondo legame con i luoghi che abitano"- spiegano gli autori, che sottolineano come questa produzione rappresenti anche l'occasione per far ammirare lo straordinario patrimonio storico, artistico e culturale della città di Gravina. Una produzione che però rappresenta solo l'ultimo tassello di un percorso terapeutico intrapreso dagli utenti del Csm, di concerto con il direttore dell'Area 2 e del Dipartimento di Salute Mentale ASL Bari, Domenico Semisa.
"Un'esperienza molto importante non solo per i protagonisti, ma anche per la comunità"- ha commentato Semina, ricordando che le storie raccontate servono ad avvicinare gli utenti alla comunità, ad abbattere alcuni pregiudizi, facendo emergere il lato positivo dei pazienti.
Un percorso che ha portato alla costituzione del circolo culturale "In Luce Stories", passo successivo al Laboratorio permanente del CSM "voluto dagli stessi protagonisti- spiegano i promotori dell'iniziativa- una ventina di utenti tra i 20 e i 50 anni (affetti da patologie quali schizofrenia, disturbo bipolare, disturbi di personalità, disturbi dell'affettività) desiderosi di poter disporre di un riferimento stabile e autonomo da affiancare al servizio pubblico".
Un laboratorio permanente che ha scelto la fotografia come linguaggio per raccontare le proprie storie. La fotografia che può, quindi, essere strumento di espressione, comunicazione e terapia, ma anche di condivisione, così come è accaduto per l'incontro avuto dagli utenti del CSM con gli studenti dell'Istituto Superiore "V. Bachelet" di Gravina.
"Un percorso di crescita che conduce all'approdo successivo, in cui la fotografia è occasione e mezzo per la narrazione di persone e luoghi del territorio."- spiega Maurizio Cimino, educatore professionale del CSM e animatore del laboratorio permanente. Un percorso terapeutico che porta a cambiare anche l'approccio e le modalità di relazione con gli altri, in modo da sviluppare un benessere che "dal punto di vista terapeutico, significa ottenere miglioramenti nel funzionamento personale e sociale dei partecipanti". Insomma, essere persone migliori- spiegano dal CSM- che, così "come i gigli", possono sempre tornare a fiorire.