Il Gup infligge 4 anni di reclusione a Vincenzo Matera
Viaggiava con un kalashnykov in auto. Respinto il patteggiamento avanzato dall'altro imputato, l'albanese Endrit Sadenini.
giovedì 11 aprile 2013
00.30
Quattro anni. Di galera.
Questa la pena che ieri mattina il Gup presso il Tribunale di Bari, Michele Parisi, ha inflitto al ventunenne Vincenzo Matera, bocciando invece l'istanza di patteggiamento avanzata in favore del ventiseienne albanese Endrit Sadenini.
I due erano finiti nei guai lo scorso dicembre: fermati con la loro auto ad un posto di blocco sulla statale 96, alle porte di Altamura, erano stati trovati in possesso di un fucile mitragliatore d'assalto "AK 47" calibro 7.62 di fattura cinese, in ottimo stato di conservazione. Un'arma micidiale, tra i pezzi più richiesti sul mercato nero dei "ferri", che di solito entra in Italia attraverso il corridoio albanese, viaggiando dai Paesi dell'est insieme alla droga per finire poi nelle mani delle consorterie criminali locali.
Le indagini, coordinate dalla Procura antimafia di Bari, sono sfociate in un processo celebrato davanti al giudice dell'udienza preliminare. Per Vincenzo Matera (figlio di Nicola, il sorvegliato speciale ucciso nell'ottobre scorso nei pressi del cimitero di Gravina in coda ad una lite innescata da futili motivi), il pm Desirèe Digeronimo aveva chiesto una condanna a 3 anni e 8 mesi di reclusione, in relazione al reato di porto e detenzione in luogo pubblico di arma da guerra. Per Sadenini, invece, era stata richiesta l'applicazione concordata d'una pena a tre anni di carcere. Ma il Gup ha deciso diversamente. Comminando 4 anni di reclusione a Matera e rigettando il patteggiamento proposto dal suo sodale.
Questa la pena che ieri mattina il Gup presso il Tribunale di Bari, Michele Parisi, ha inflitto al ventunenne Vincenzo Matera, bocciando invece l'istanza di patteggiamento avanzata in favore del ventiseienne albanese Endrit Sadenini.
I due erano finiti nei guai lo scorso dicembre: fermati con la loro auto ad un posto di blocco sulla statale 96, alle porte di Altamura, erano stati trovati in possesso di un fucile mitragliatore d'assalto "AK 47" calibro 7.62 di fattura cinese, in ottimo stato di conservazione. Un'arma micidiale, tra i pezzi più richiesti sul mercato nero dei "ferri", che di solito entra in Italia attraverso il corridoio albanese, viaggiando dai Paesi dell'est insieme alla droga per finire poi nelle mani delle consorterie criminali locali.
Le indagini, coordinate dalla Procura antimafia di Bari, sono sfociate in un processo celebrato davanti al giudice dell'udienza preliminare. Per Vincenzo Matera (figlio di Nicola, il sorvegliato speciale ucciso nell'ottobre scorso nei pressi del cimitero di Gravina in coda ad una lite innescata da futili motivi), il pm Desirèe Digeronimo aveva chiesto una condanna a 3 anni e 8 mesi di reclusione, in relazione al reato di porto e detenzione in luogo pubblico di arma da guerra. Per Sadenini, invece, era stata richiesta l'applicazione concordata d'una pena a tre anni di carcere. Ma il Gup ha deciso diversamente. Comminando 4 anni di reclusione a Matera e rigettando il patteggiamento proposto dal suo sodale.