Il malato immaginario come non l’avevamo mai visto
Un Pulcinella fatto apposta per la pièce... Conclusa con il botto la stagione di prosa 2010-2011
martedì 19 aprile 2011
12.16
Il sipario si apre e nella luce fioca della stanza della malattia dell'Immaginario che diventa specchio del mondo, un uomo di mezza età sta "registrando" i resoconti delle purghe e dei clisteri prescritti dal medico curante: un uomo solo, irritato, alle volte antipatico, altre comico, che passa la sua esistenza tra la poltrona ed il bagno. Ad interpretarlo Sergio Casareale, unico protagonista in scena nei primi minuti…ma solo il primo di una lunga serie di attori che ha recitato ne Il Malato Immaginario firmato Michele Mindicini. Con grande sorpresa e gradimento del pubblico, questa volta c'erano proprio tutti sul palcoscenico del teatro Vida!
Una storia arcinota quella che narra le disavventure di un ipocondriaco padre di una bella figlia (da pelle d'oca l'interpertazione di Angela Caporale soprattutto nella parte finale, quando piange sul corpo del padre), marito di una donna opportunista e fedifraga (un'interpretazione di Mariella Grisolia arcigna al punto giusto), vittima di una cameriera fedele e astuta come tradizione vuole, ma soprattutto vittima di uno sciame di dottorini-avvoltoi sempre ben disposti a somministrare purghe e clisteri; medici che si nascondono dietro grandi paroloni in "latinorum", pseudo-professionisti che diventano così indispensabili alla esistenza di quel malato, sì da spingerlo ad imporre all'amata figliola di prendere in sposo uno di loro!
Un aut aut che suona così: o un medico o il convento! Se non fosse però che l'amata primogenita fosse già innamorata di un giovinotto senza né arte né parte (un bravo Alessandro Parisi anche se contenuto rispetto al ruolo in cui siamo abituati a vederlo)…
Quanto al parterre di attori, un Sergio Casareale del tutto convincente, perfettamente a suo agio in cappello di lana e vestaglia sgargiante. Del personaggio si esaltano le potenzialità comiche con un climax che esplode durante il terzo atto; suo perfetto controcanto è la cameriera Tonina interpretata da una divertente e divertita Elisabetta Rubini: ottimo il gioco di squadra, superba l'intesa e la complicità fra i due interpreti.
Accanto alla cameriera, a far rinsavire il finto malato da quell'intento di matrimonio combinato, un sorprendente Pulcinella, o forse una sorprendente Miriam Schinco, vera novità della pièce e della recitazione targata Colpi di Scena. Un pulcinella dal tipico carattere napoletano e nonostante ciò perfettamente a suo agio ne Il Malato Immaginario; un Pulcinella mai contenuto, che interpretata niente meno che il "pensiero" di Molière stesso. È proprio da quella maschera, tra una movenza e l'altra, tra vivaci e rapidi saltelli, sberleffi e smorfie gustosissime a vedersi, che prendiamo atto di una inaspettata saggezza, di quanto egli fosse critico nei confronti dei medici dell'epoca, avverso a coloro che sanno parlar bene il latino, sanno il nome greco di tutte le malattie, le definiscono e le classificano, ma in quanto a guarirle, è proprio quello che non sanno…
Molto ben interpretati sono stati i ruoli minori di Debora Schinco, Pino Zuccaro, Fedele Cappiello e Francesco Mindicini: la prima una credibilissima figlia minore del finto malato, ingenua ragazzina pronta a fingere di morire dopo essere stata castigata da padre con sonori sculaccioni; l'ultimo, Francesco Mindicini artefice insieme a Pulcinella delle risate corali del pubblico presente in sala.
Encomiabile anche in questo caso la regia di Michele Mindicini, il quale ha privilegiato una messa in scena dove ognuno potesse emergere con le proprie peculiarità, lasciando spazio d'azione agli attori principali e minori; una direzione dei lavori che ha fatto sì che a divertirsi non fossero solo gli spettatori, ma anche e soprattutto gli stessi attori e così è parso sia stato.
Ottimo l'impatto visivo dello spettacolo, con quella colorata raffinatezza mai accecante dei costumi, con danze e musiche accuratamente studiate nella coreografia e nel posizionamento, offerte al pubblico in un giusto inframmezzo temporale. Indovinata e molto accattivante, la scena finale, dove tra musiche e balli si porta in scena la parodia burlesca di una cerimonia di laurea in medicina.
Un'ironia quella della piéce teatrale che ci ha fatto sorridere anche perché non si può fare a meno di prendere atto che la critica sociale che Molière rivolge agli uomini del suo tempo ritorna nel nostro, senza ahinoi, possibili vie di fuga.
Chissà se capiterà nuovamente di assistere ad un malato immaginario così ben fatto e variegato, diretto con cura e con gusto, interpretato con passione e ironia: il modo migliore per concludere la stagione di prosa della compagnia Colpi di Scena!
Una storia arcinota quella che narra le disavventure di un ipocondriaco padre di una bella figlia (da pelle d'oca l'interpertazione di Angela Caporale soprattutto nella parte finale, quando piange sul corpo del padre), marito di una donna opportunista e fedifraga (un'interpretazione di Mariella Grisolia arcigna al punto giusto), vittima di una cameriera fedele e astuta come tradizione vuole, ma soprattutto vittima di uno sciame di dottorini-avvoltoi sempre ben disposti a somministrare purghe e clisteri; medici che si nascondono dietro grandi paroloni in "latinorum", pseudo-professionisti che diventano così indispensabili alla esistenza di quel malato, sì da spingerlo ad imporre all'amata figliola di prendere in sposo uno di loro!
Un aut aut che suona così: o un medico o il convento! Se non fosse però che l'amata primogenita fosse già innamorata di un giovinotto senza né arte né parte (un bravo Alessandro Parisi anche se contenuto rispetto al ruolo in cui siamo abituati a vederlo)…
Quanto al parterre di attori, un Sergio Casareale del tutto convincente, perfettamente a suo agio in cappello di lana e vestaglia sgargiante. Del personaggio si esaltano le potenzialità comiche con un climax che esplode durante il terzo atto; suo perfetto controcanto è la cameriera Tonina interpretata da una divertente e divertita Elisabetta Rubini: ottimo il gioco di squadra, superba l'intesa e la complicità fra i due interpreti.
Accanto alla cameriera, a far rinsavire il finto malato da quell'intento di matrimonio combinato, un sorprendente Pulcinella, o forse una sorprendente Miriam Schinco, vera novità della pièce e della recitazione targata Colpi di Scena. Un pulcinella dal tipico carattere napoletano e nonostante ciò perfettamente a suo agio ne Il Malato Immaginario; un Pulcinella mai contenuto, che interpretata niente meno che il "pensiero" di Molière stesso. È proprio da quella maschera, tra una movenza e l'altra, tra vivaci e rapidi saltelli, sberleffi e smorfie gustosissime a vedersi, che prendiamo atto di una inaspettata saggezza, di quanto egli fosse critico nei confronti dei medici dell'epoca, avverso a coloro che sanno parlar bene il latino, sanno il nome greco di tutte le malattie, le definiscono e le classificano, ma in quanto a guarirle, è proprio quello che non sanno…
Molto ben interpretati sono stati i ruoli minori di Debora Schinco, Pino Zuccaro, Fedele Cappiello e Francesco Mindicini: la prima una credibilissima figlia minore del finto malato, ingenua ragazzina pronta a fingere di morire dopo essere stata castigata da padre con sonori sculaccioni; l'ultimo, Francesco Mindicini artefice insieme a Pulcinella delle risate corali del pubblico presente in sala.
Encomiabile anche in questo caso la regia di Michele Mindicini, il quale ha privilegiato una messa in scena dove ognuno potesse emergere con le proprie peculiarità, lasciando spazio d'azione agli attori principali e minori; una direzione dei lavori che ha fatto sì che a divertirsi non fossero solo gli spettatori, ma anche e soprattutto gli stessi attori e così è parso sia stato.
Ottimo l'impatto visivo dello spettacolo, con quella colorata raffinatezza mai accecante dei costumi, con danze e musiche accuratamente studiate nella coreografia e nel posizionamento, offerte al pubblico in un giusto inframmezzo temporale. Indovinata e molto accattivante, la scena finale, dove tra musiche e balli si porta in scena la parodia burlesca di una cerimonia di laurea in medicina.
Un'ironia quella della piéce teatrale che ci ha fatto sorridere anche perché non si può fare a meno di prendere atto che la critica sociale che Molière rivolge agli uomini del suo tempo ritorna nel nostro, senza ahinoi, possibili vie di fuga.
Chissà se capiterà nuovamente di assistere ad un malato immaginario così ben fatto e variegato, diretto con cura e con gusto, interpretato con passione e ironia: il modo migliore per concludere la stagione di prosa della compagnia Colpi di Scena!